Andy Roddick



Quando, a Key Biscayne, nel marzo 2001, Pete Sampras, scendendo in campo, per un incontro di terzo turno, guardò dall'altra parte della rete e vide un giovanottone di belle speranze suo connazionale, non immaginava certo che a fine match gli avrebbe dovuto stringere la mano, congratulandosi per la vittoria. Certo, il ragazzone, l'anno prima, aveva riportato prestigiosi trionfi da junior e veniva da un successo, al turno precedente, su Marcelo Rios, ma, insomma, neanche il grande Pete, che certo è uno che se ne intende, si sarebbe atteso un'esplosione così fragorosa.

In quel torneo Andy Roddick, che ancora non aveva compiuto diciannove anni (è nato ad Omaha, nel Nebraska, il 30 agosto 1982), è arrivato nei quarti, fermato da Lleyton Hewitt. Proprio l'australiano ha segnato la sua stagione in altre due occasioni. A Parigi, dov'è arrivato reduce dai suoi primi due titoli dell'Atp Tour (Atlanta e Houston), Roddick si è qualificato per il terzo turno, dopo aver eliminato al termine di una battaglia di cinque sets Michael Chang. Ad attenderlo c'era appunto Hewitt: i due hanno disputato un primo set a ritmi vertiginosi, nel quale l'australiano ha mancato ben sette palle per chiudere a suo favore, mentre Andy ha sfruttato la sua prima occasione, aggiudicandosi il set 8-6 al tie-break, con una gran prova di carattere. Hewitt, che è più maturo tatticamente, ha atteso il naturale calo atletico di A-Rod per vincere la seconda partita e, sul 2 pari al terzo, in piena bagarre, Roddick, per recuperare una palla impossibile, ha forzato troppo e si è infortunato ad una gamba, dovendosi forzatamente ritirare sul più bello. I due si sono trovati ancora di fronte nei quarti degli Us Open, in quella che, a posteriori, non è azzardato definire la finale anticipata del torneo: è stato ancora Hewitt a prevalere, 6-4 al quinto, ma Roddick gli è finito vicinissimo. La loro rivalità sarà, probabilmente, uno dei leit-motiv dei prossimi anni.

Andy, dopo aver vinto un terzo titolo Atp a Washington, ha concluso il 2001 in sedicesima posizione mondiale, una poltrona che, già ora, gli va stretta. Con il suo gioco moderno, fondato su un servizio devastante ed un energico diritto (come si vede nella foto sopra), A-Rod cercherà, nel 2002, di portare l'attacco ai primissimi posti della classifica. L'ingresso nei top ten costituirà solo il traguardo minimo per lui: mi aspetto, a fine anno, di trovarlo almeno nei primi cinque.

10-01-2002 (F.F.)


Un anno fa, di questi tempi, nell'aggiornare, alla luce di quanto realizzato nel 2002, i profili dei giovani campioni Atp (Hewitt, Safin, Ferrero, Federer), mi trovai in imbarazzo quando fu il turno di Andy Roddick. Come potete leggere qui sopra, mi attendevo da lui un'annata a livello di top five, ed invece il ventenne del Nebraska aveva colto, a fatica, solo l'obiettivo minimo da me indicato, ossia l'ingresso nei primi dieci, all'ultimo gradino. Aveva vinto solo due tornei (Memphis e Houston), contro i tre dell'anno precedente, era andato male nelle prove dello Slam (secondo turno a Melbourne, primo a Parigi, terzo a Wimbledon, quarti di finale agli Us Open, travolto, però, da Sampras), anche nei Masters Series non aveva raccolto che una finale a Toronto ed una semifinale a Roma ed era stato, inoltre, protagonista in negativo della sconfitta degli Stati Uniti nella semi di Coppa Davis con la Francia, perdendo sia con Clement sia con Grosjean.
Insomma, una stagione interlocutoria, di maturazione: il boom vero e proprio non c'era ancora stato e fu così che decisi di aspettare qualche tempo prima di aggiornare la sua scheda, per avere modo di valutare meglio quanto Andy fosse in grado di mantenere appieno le promesse del 2001.

Siamo così a fine 2003 e lo statunitense ha appena concluso la stagione al primo posto del ranking mondiale. Andy ha vinto sei tornei (St. Poelten, Queen's, Indianapolis, Montreal, Cincinnati e, soprattutto, gli Us Open) e, a tratti, è sembrato inarrestabile.
Ma andiamo per ordine. Roddick è salito subito sul palcoscenico agli Open d'Australia, disputando un epico quarto di finale contro il marocchino El Aynaoui, superato 21-19 al quinto, prima di cedere in semifinale a Schuettler. La prima metà dell'anno è stata buona, anche se non eccezionale: è arrivato un titolo minore sulla terra rossa di St. Poelten, subito prima del Roland Garros, oltre alle finali di Memphis e Houston ed ai quarti nel Masters Series di Indian Wells. La brutta uscita all'esordio a Parigi, per mano dell'armeno Sargsian, ha convinto Andy che era il momento di dare una svolta alla propria carriera.

Il cambio di coach avvenuto a giugno, da Tarik Benhabiles a Brad Gilbert - che già aveva portato Agassi al numero uno - , è stato, se non proprio determinante, comunque di rilevanza non indifferente, specie sul piano della mentalità. Il binomio Roddick - Gilbert ha esordito sull'erba del Queen's con un successo, poi, dopo la semifinale a Wimbledon (persa nettamente con Federer, ma con un set-point iniziale sciupato malamente su cui recriminare), sono venuti tre titoli sul cemento americano (di cui due Masters Series), prima della consacrazione newyorkese. A Flushing Meadow, Andy si è presentato da favorito, non poteva più fallire, le aspettative nei suoi confronti erano all'apice. Dopo aver rischiato molto nella semifinale con Nalbandian, arrivato al match-point, Roddick ha dominato in finale Ferrero, conquistando la sua prima prova dello Slam, probabilmente nel momento più giusto. Il finale di stagione non è stato all'altezza dei mesi precedenti, ma Andy - con le semifinali a Parigi Bercy ed alla Masters Cup di Houston - ha comunque ottenuto i punti necessari per chiudere l'anno in vetta alla classifica Atp, giusto davanti a Federer e Ferrero. Si sta discutendo se Roddick meriti il primato più o meno dello spagnolo e, soprattutto, dello svizzero: ognuno può disporre di argomentazioni valide a proprio favore, ma i numeri sono dalla parte di Andy e, in una situazione di grande equilibrio al vertice, non ci si può che affidare a loro. I dubbi di inizio stagione sono svaniti: le promesse sono state mantenute.

13-12-2003 (F.F.)


Una netta sensazione di impotenza. È questo che ha suscitato negli spettatori Andy Roddick nel corso della sua seconda finale di Wimbledon consecutiva persa con Roger Federer. Se, almeno, nel 2004, Andy era riuscito a strappare un set all'elvetico, rimanendo in partita quasi fino alla fine, stavolta non c'è stato match e lo statunitense ha dovuto incassare una pesante ed inappellabile sconfitta per tre sets a zero.
Avevamo lasciato Andy al primo posto del ranking mondiale, dove aveva concluso il suo eccellente 2003: lo ritroviamo, un anno e mezzo più tardi, tre gradini più giù, in quarta posizione, scavalcato non solo dall'insuperabile Federer, ma anche da Hewitt e Nadal, e con Safin alle calcagna. Roddick, in questo periodo, pur mantenendosi su standard elevati, non è riuscito a tenere fede alle enormi aspettative che aveva creato, specie nei suoi connazionali. Nel 2004 ha vinto quattro tornei (San Jose, il Masters Series di Miami, Queen's ed Indianapolis), raggiungendo altre quattro volte la finale (Houston, Open del Canada, Wimbledon e Bangkok); nel 2005 si è ripetuto a San Jose ed al Queen's, riguadagnando, inoltre, il trofeo di Houston, mentre l'ultima performance di rilievo, come detto, lo ha visto finalista battuto a Church Road.

Risultati buoni, ma non quello che si attendeva da lui. Anche lo scioglimento del fortunato sodalizio con il coach Brad Gilbert - deciso a fine 2004, dopo le nette sconfitte con Nadal e Moya nella finale di Coppa Davis a Siviglia - non lo ha certo aiutato. Dove Andy ha continuato a stabilire primati, è stato nella rapidità del servizio, che ha ormai superato i 250 km/h, ma A-Rod dispone ancora di un rovescio poco efficace e non sempre si possono risolvere i match solo con la combinazione battuta - diritto.
L'estate dei tornei americani sul cemento costituirà per lui un importante banco di prova: in particolare, agli Us Open, che vinse nel 2003, ma dove l'anno scorso è uscito malamente nei quarti per mano dello svedese Joachim Johansson, Andy sarà chiamato, davanti al suo pubblico, ad un pronto riscatto.

07-07-2005 (F.F.)


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