"I superstiti della corrente
giovanile che aveva creato il MSI, espugnato le Università e conquistato i
giovani all’idea nazionalrivoluzionaria, coloro che si erano, nonostante tutto,
mantenuti sulle posizioni di vetta, costituirono il Centro Studi Ordine Nuovo e
finirono per uscire dal partito nel 1956, dopo che lo scandaloso congresso di
Milano ebbe a consacrare ufficialmente l’entrata del MSI all’interno dell’ovile
democratico. Liberi da impegni politici contingenti, i giovani di Ordine Nuovo
poterono così dedicarsi a un lungo, ponderoso lavoro di elaborazione dottrinale,
che è stato ed è tuttora un saldo riferimento ideologico e politico per tutti i
gruppi e i movimenti europei che si battono contro il capitalismo e il marxismo
e contro la logica imperialistica di Yalta".
Così Clemente "Lello" Graziani nella memoria
difensiva al processo contro il Movimento Politico Ordine Nuovo, nel 1973, ricostruiva le origini e
il Dna di quella che è stata la maggiore organizzazione tradizionalista della
destra radicale italiana.
L’organizzazione, ma sarebbe più giusto parlare di tendenza
organizzativa – date le numerose scissioni, vicissitudini giudiziarie e
rigenerazioni - che ha tentato di risolvere una equazione impossibile: inverare
nel dominio della politica il pensiero intrinsecamente impolitico e a tratti
apertamente antipolitico di Julius Evola.
Il Centro Studi si
caratterizzò per una lunga fase per un notevole distacco dall’impegno
contingente, pagando perciò il prezzo della fuoriuscita verso Avanguardia nazionale
giovanile di decine di militanti, guidati da
Stefano Delle Chiaie, stanchi di aspettare la
trasformazione del Centro studi in autentico movimento politico rivoluzionario.
Nei primi anni
Sessanta Ordine Nuovo è il
riferimento di retrovia per i miliziani dell’OAS, l’armata clandestina degli
ultrà francesi contrari alla decolonizzazione dell’Algeria, ma è anche il
tramite per quanti ritenevano di inverare lo spirito legionario nell’esperienza
dei centurioni negli ultimi avamposti razzisti in Africa.
La svolta per tutti, i "politici" e i "militari", è nel
1965, quando due distinti avvenimenti forniscono nuove truppe ed obiettivi.
Perché l’ennesima "sconfitta" congressuale di Almirante – con il consueto strascico di accuse
di "tradimento della base" – fa affluire nel Centro
Studi centinaia di
militanti missini inferociti in tutta Italia proprio mentre l’ala più
oltranzista del partito atlantista decide di scendere in campo contro il
centrosinistra, applicando i principi strategici e organizzativi della "guerra
rivoluzionaria".
E così i
quadri di Ordine Nuovo andranno a
innervare le organizzazioni miste di civili e militari – teorizzate dal
professore Pio Filippani
Ronconi nel congresso costitutivo del
"partito del golpe", il convegno sulla guerra
rivoluzionaria che si svolge al Parco dei Principi sotto l’egida dei
servizi segreti militari – che costituiranno una articolazione fondamentale
della struttura di sicurezza atlantica, non più orientata in chiave
antisovietica ma antidemocratica e antioperaia.
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