|
|
Nasce a Lentini, piccolo centro vicino Catania, dove vive fino all’età di diciotto anni come pastore-bambino e poi adolescente, respirando, in una vita non certo priva di durezze, tutti i miti che attraverso le avare, disseccate e al tempo stesso rotonde parole della cultura contadina lo
illuminano nelle sue attese.
Fin da bambino accompagna la sua vita col suono del tamburello, che si costruisce ad appena otto anni, tendendo le pelli conciate delle pecore sopra un vecchio crìu (setaccio contadino).
Nei silenzi e nelle vibranti sonorità insegue così la propria anima, e nell’alone di un quotidiano mistero, forse i volti e gli sguardi tutti degli antichissimi abitatori della sua terra. |
Ventenne, si sposta a Firenze, dove ha inizio la sua carriera nel mondo della musica e dello spettacolo. Prima nel gruppo "Pupi e fresette", nel quale
suonano, tra gli altri, i giovanissimi Pino de Vittorio e Luciano
Vavolo, poi insieme ad Eugenio Bennato, che lo scopre mentre una sera fa risuonare la voce forte e delicata dei suoi tamburi nel cuore di Firenze, in Piazza della Signoria.
Da quel momento prendono l’avvio una serie di proficue collaborazioni concertistiche e discografiche, con diversi musicisti (Musicanova, Edoardo Bennato, Vincenzo Spampinato, Angelo Branduardi, Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè, Peppe Barra, Renzo
Arbore).
Alfio e' piu' che un semplice percussionista: e' un artista che suona il tamburello: la sua non e' solo musica, ma anche presenza, teatro,gestualità, poesia, magia.
|
Perciò viene chiamato sempre più spesso a collaborare come musicista attore a spettacoli teatrali con Maurizio Scaparro e Pino Micol (Vita di Galileo, 1988), Giorgio Albertazzi (Memorie di Adriano, 1988 e 1994), Massimo Ranieri (Pulcinella, 1994), Ottavia Piccolo e Renato De Carmine (Dodicesima Notte, 1991,
regia di Jerome
Savary), Roberto De Simone (Le Tarantelle del Rimorso, 1992 e Agamennone, 1994 al teatro greco di Siracusa).
|
|
|
Anche il mondo della danza si è avvalso in più occasioni delle potenzialità sceniche, musicali e coreografiche di Alfio, portandolo a varie esperienze tra cui Cabiria
(teatro romano di Verona, 1994 di Amedeo Amodio), il passo a due con George Iancu in Mazzafionda al Festival dei due mondi di Spoleto e alla prima Maratona Internazionale di Danza curata da Vittoria
Ottolenghi, e ancora con George Iancu in Aura, in cui le musiche di Alfio dialogano con quelle di Miles Davis, e nel 1995 al Festival Internazionale di Sitges, Barcellona.
Giunto ormai a una piena maturità artistica, Alfio Antico si propone ora in performance da solo e con due diversi quartetti.
Con l’ Alfio Antico Quartetto, attivo del 1999, ha già realizzato un CD ("Anima ‘Ngignusa" – cd onyx 008, distribuito da IRD, Milano), e una lunga serie di concerti, partecipando tra l’altro, alla produzione televisiva Amalfi, notte sul mare (in diretta su Raiuno il 22 agosto 2000 per la regia di Vittoria Cappelli), alla rassegna radiofonica Italia Mia (in diretta dagli studi di ORF 1, Vienna, il 24 settembre 2000) e al Premio Tenco (San Remo, 26 – 28 ottobre 2000). |
"Un concerto strepitoso,
dal sapore chiaro e genuino, di terra, una terra che è la Sicilia, vista
attraverso gli occhi e gli orecchi di un grande percussionista.
Alfio Antico, con
un italiano non sempre perfetto, racconta storie, indovinelli, aneddoti
e filastrocche, anticipa i contenuti delle canzoni e scherza con il
pubblico. Canta melodie originali e tradizionali, unite dal sapore
etnico che inevitabilmente pervade la maggior parte dei pezzi
presentati. Alfio Antico regala al pubblico un incredibile spettacolo
strumentale"
Lorenzo Tempesti, Ass.
Musicologi – Gemona, febbraio 2003
“Può un tamburo parlare? Può una pelle conciata e distesa su un telaio di legno avere un’anima? Può un ritmo percussivo tramutarsi in un canto d’amore? Con Alfio Antico, la rispota è sì. Alfio non è un semplice virtuoso della
tammorra: il suo rapporto con lo strumento è quello di un uomo che si rivolge al suo migliore amico e sa che questo non lo tradirà mai…………. Alfio Antico è un istintivo della musica…………..”
Il Giornale di Sicilia, 30 ottobre 2000
“………. Da tempo Alfio e i suoi tamburi sono divenuti, per chi ama la musica, una specie di marchio di garanzia, poiché egli appartiene di diritto alla schiera di coloro che praticano la musica popolare non per scelta ideologica, ma per diritto di appartenenza: Alfio non “fa” musica popolare, “è” il residuo vivente di un’antica tradizione, quella del percussionismo meridionale centrato sull’uso della
tammorra, del tamburo, o meglio dei tamburi di varie forme e dimensioni…….”
Giorgio Rimondi, Il Resto del Carlino, 3 maggio 2000 |
|
|
“…….Il suo tamburo,
ovvero lo spirito che abita in questo artista siciliano, poeta e
antipoeta, cantastorie verace, che crea i propri versi attingendo alla
tradizione, ma non alla cultura canonica.……….assistere a un concerto di
Alfio è un’esperienza teatrale oltre che musicale. Lui sa far vibrare
questa pelle come fosse ancora viva; la accarezza, la sfiora, la
picchietta. E il tamburo si trasforma, si anima, diventa parte di Alfio
stesso, mentre racconta le storie di antiche ballate, di fiabe remote,
di vulcani e foreste perdute…..
Silvia Siena “L’Arena”
Il Giornale di Verona
“…… E’ innanzitutto,
musica diretta e immediata ma, nello stesso tempo è musica che nasce da
una esigenza poetica…… l’artista siciliano compone un unico affresco
sonoro melodico e ritmato con echi del passato e i moderni ritmi del
Mediterraneo. Da sempre attento alla ricerca della tradizione canora e
musicale della sua terra……il nuovo corso di Alfio Antico piace:
ovazioni, bis reclamati a furor di popolo, pubblico che non abbandona la
sala finchè non è esaudito. Un concerto che ancora una volta esalta le
sue incredibili capacità espressive e parallelamente si pone come
un’interessante esempio di nuova musica popolare…. Se oggi villanelle,
moresche, tammurriate e fronne ritornano prepotentemente
nell’immaginario sonoro della nuova musica è anche merito suo.”
Carlo Ferrajuolo, Il
Giornale di Napoli, sabato 9 marzo 1996
“Si può riscrivere uno strumento musicale? Certo se a suonarlo è un virtuoso del calibro di Alfio Antico……….. Era l’attesa del miracolo. E il miracolo,
compiuto da una tecnica straordinaria e da una strenua passione è arrivato quando Alfio, rimasto solo sul palcoscenico ……..”
Enrico Fiore, Il Mattino –venerdiì 13 settembre 1985
|