Le Tarantelle - capitolo 1

A cura di Enzo Morganti


Prologo

Non è un argomento, secondo me, facile da affrontare.

la mia personale esperienza mi induce a dire che è difficile esaurire quest'argomento in poche pagine, perciò cercherò di affrontarlo a più riprese, contando anche sulla potenziale collaborazione di chi ci legge.

Daremo anche degli spunti tratti da testi comuni che ho reperito in casa oltre che delle cose di cui sono venuto a conoscenza nelle mie peregrinazioni fisiche o mentali sull'argomento.


 

Il ragno è definito nella letteratura scientifica anche come aracnide da aracne...

tratto da: Anna Maria Carassiti, Dizionario di mitologia greca e romana, Newton Compton ed. 1996

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Aracne

Figlia di Idmone, tintore di Colofone. Abilissima nell'arte della tessitura sfidò la dea Atena in una gara di ricamo.

Vinse Aracne con una tela che illustrava gli amori della dea.

Atena, infuriata, la trasformò in un ragno (in greco Arackne): <<... divenne piccolo il capo e per tutte le membra si rimpicciolisce: l'esili dita si attaccano, invece dei piedi, nei fianchi: ventre è quel tanto che resta, da cui vien traendo gli stami e, trasformata in un ragno, contesse la tela di un tempo>>.

(Ovidio, Metamorfosi, VI)

 


Cè da notare che è sempre esistita una grossa sensibilità riguardo le tarantole, ed alle usanze intrecciate alla loro esistenza anche su libri dedicati ai ragazzi...

...tratto dalla: AA. VV., Enciclopedia per ragazzi, fasc. 34 edita nei primi anni '20 (introvabili casa editrice ed anno di stampa).

 

Un insetto dalla cattiva reputazione: il ragno.

"Il ragno ha una cattiva reputazione: per la maggior parte di noi è un animale odioso, malefico, che ogniuno si affretta a schiacciare sotto il piede. A questo giudizio sommario, l'osservatore oppone l'industria della bestia, i suoi talenti di tessitore, le sue astuzie di caccia e gli altri tratti di costume di grandissimo interesse. Il ragno è velenoso, se per questo s'intende che la bestia è armata di due uncini che danno una pronta morte alla piccola preda colpita; ma essere velenoso per un moscerino non vuol dire affatto che lo sia per l'uomo, sul quale il suo veleno di solito produce meno effetto della puntura di una zanzara. Tuttavia alcuni ragni sono da temere: e fra questi la Malmignatta, tanto temuta dai contadini sardi. Tende la tela e si precipita audacemente su insetti più grandi di lei. Nei dintorni di Sassari e più recentemente e più specialmente in Corsica il suo morso è ritenuto molto dannoso, talvolta mortale.

Una reputazione terribile ha pure la Tarantola, assai diffusa nell'Italia meridionale, la quale provoca nella persona che ne è punta accessi convulsivi. Per combettere questi effetti dicono che bisogna ricorrere alla musica, solo rimedio efficace per quel che si assicura. E forse non è del tutto improbabile; poichè un ballo disordinato e al ritmo di una musica speciale, può produrre una traspirazione più rapida ed abbondante e mettere l'organismo nella situazione di meglio combattere gli effetti della puntura.

Il ballo, detto la tarantella con relative musichette sono derivate precisamente da questo strano effetto che si dice produca la Tarantola. Questi ragni sono anche dei formidabili combattenti e si dilaniano in risse mortali".

 

(N.d.A.)...Ecco, ci siamo, l'autore non l'accenna, o perchè non la conosce, o perchè l'opera non glielo concede, ma qui si sta parlando dell'antesignana di tutte le tarantelle che è oramai quasi scomparsa del tutto nelle ultime zone in cui era rimasta, nel leccese: la Pizzica Tarantata.

Questo tipo di tarantella, molto veloce e coinvolgente, veniva suonata solo e soltanto a scopo terapeutico, all'interno dell' abitazione stessa dell'ammalato, da uno o due gruppi di musicisti, che si davano il cambio; il gruppo era formato di almeno due elementi, la cui base era certamente il tamburo a cornice o tamburello mentre potevano essere presenti l'organetto, la ciaramella od il violino.

Al suono di una Pizzica velocissima, suonata molto vicino al tarantato, veniva prima cercata la tonalità ed il tempo a cui il "ragno" era costretto a reagire, e poi una volta trovata, iniziava la sonata che poteva durare per giorni e giorni. Il tarantato o la tarantata iniziava a muoversi nella stanza strisciando per terra, il suolo veniva ricoperto di lenzuoli e, poggiata sopra di essi poteva trovare posto l'immagine di s. Paolo di Galatina, oppositore e vincitore di ogni male strisciante; intanto la musica incalzava prima, seguendo nei movimenti e nelle convulsioni l'ammalato, poi, conducendolo per mano in una danza sfrenata fino alla guarigione. L'ammalato non toccava cibo e bevande per giorni interi ed in alcuni casi i parenti agitavano dinnanzi ai suoi occhi panni colorati allo scopo di fargli riconoscere quello del ragno che lo aveva pizzicato; una volta trovato il colore, il drappo veniva strappato dalle mani di chi lo teneva e con furia fatto a pezzi . Ad un certo punto, da quello che si può ancora vedere oggi in alcuni filmati girati da studiosi, il malato si quietava ed iniziava una discussione con il santo che patteggiava con il ragno la penitenza da pagare, al fine di liberare quel povero corpo oramai allo stremo. Stabilito lo scotto, la persona era guarita e non ci sarebbe stato bisogno di altri interventi fino all'anno successivo dove, in caso di ricaduta, il pizzicato sarebbe stato portato, nel mese di Giugno, a Galatina, nel santuario. In tutto il paese e zone limitrofe non sono mai stati documentati casi di tarantismo.

Vorremmo ricordare, in questo ambito, una persona che purtroppo il sottoscritto non ha avuto la possibilità di conoscere e che era il maestro Luigi Stifani, uno dei più grandi suonatori di violino applicato alla Pizzica Tarantata, spentosi nel giugno scorso.

Questa la descrizione del rito, ma in quanto alla provenienza?

Questa è una domanda di non facile soluzione, non esistono testi storici al riguardo e perciò possiamo solo formulare delle ipotesi.

Intanto bisogna dire che questi tipi di riti terapeutici li ritroviamo in diverse parti del Mediterraneo: oltre che in Puglia anche nel Maghreb, in Spagna ed in Sardegna. Questi riti permettono di guarire dal morso dei serpenti o dai pizzichi di scorpioni e ragni di ogni genere. In queste occasioni si utilizzano quasi sempre strumenti musicali similari accompagnati dal tamburo a cornice. Quest'ultimo, partendo da oriente, arriva insieme ad altri strumenti e giochi, nel "Mare Nostrum", dove lo troviamo raffigurato in mano a statue di sacerdotesse legate a culti Fenici, rinvenute a Creta ed in Sardegna. Probabilmente è proprio a loro che dobbiamo tutto ciò...

...

 

"Ecco come uno scienziato descrive una lotta tra due Tarantole.

Un duello mortale fra due Tarantole maschi.

- Un giorno che avevo dato una caccia fortunata a quelle Tarantole, scelsi due maschi adulti e molto vigorosi che misi di fronte in un largo boccale, per procurarmi la gioia di un combattimento a morte. Dopo aver fatto parecchie volte il giro del circo per cercare di evadere non tardarono come ad un segno dato, ad assumere un atteggiamento guerresco. Li vidi con sorpresa prendere distanza e rizzarsi gravemente sulle zampe di dietro in modo da presentarsi vicendevolmente lo scudo del petto. Dopo essersi osservati così faccia a faccia per due minuti, dopo essersi certamente provocati con sguardi che sfuggivano ai miei, li vidi precipitarsi ad un tempo l'uno sull'altro, allacciarsi con le zampe e cercare in una lotta ostinata di pungersi con gli uncini delle mandibole. Fosse stanchezza, fosse convenzione intervenuta, il combattimento fu sospeso; vi fu una tregua di qualche momento, e ciascuno degli atleti, allontanandosi un poco andò a ricollocarsi nella sua posizione minacciosa. Questa circostanza mi ricordò che nei combattimenti singolari dei gatti ci sono pure queste sospensioni d'armi. Ma la lotta non tardò a ricominciare con maggiore accanimento tra le mie due Tarantole. Una di esse, dopo aver fatto oscillare la vittoria, fu alla fine atterrata e ferita con un colpo mortale alla testa, divenendo preda della vincitrice che le lacerò il cranio e la divorò. -

Qui avete un documento scientifico della ferocia di questi animali."

 

(N.d.A.)...C'è una strana somiglianza, per chi la conosce, tra la danza delle spade che viene effettuata nell'ambito della cosidetta Pizzica pizzica, a Torre Paduli, in provincia di Lecce, nella notte di s. Rocco tra il 15 ed il 16 Agosto di ogni anno, e questa descrizione della lotta tra le due Tarantole. In un cerchio formato dai corpi degli spettatori, dei cantori e dei musicisti (tamburi a cornice, armonica a bocca od organetto) si muovono i due sfidanti con le dita della mano destra messe a coltello mentre la musica incalza. I duellanti dopo essersi salutati iniziano a studiarsi a distanza mentre si muovono lentamente ai due lati opposti del cerchio; ad un certo punto lo sfidato, non muovendosi assolutamente a tempo di musica, inizia ad avvicinarsi al centro del cerchio allo scopo di portare un affondo allo sfidante, cercando di colpirlo in punti vitali. Dopo aver effettuato il suo assalto si ritrae in attesa dell' attacco dell'altro e così via fino a trovare una zona scoperta nella guardia altrui.

Anticamente queste lotte erano originate da alcune motivazioni: il possesso di una donna, il prezzo stabilito durante il mercato e non accettato, o da vecchi rancori. Questi duelli potevano terminare o al primo sangue, o con la morte di uno dei due contendenti.

Si dice che la "danza delle spade" sia stata introdotta dalle popolazioni zingare, ma ciò non trova riscontro nella realtà in quanto questi popoli sono da sempre forti assimilatori delle usanze popolari locali che adattano, senza mai stravolgerle alla loro cultura. Ne sono la testimonianza concreta e diretta gli tzigani che ancora oggi troviamo a Torre Paduli per la festa di S. Biagio.

 

Come è fatta la casa della nera Tarantola.

"Le Tarantole, per esempio quelle dal ventre nero, vivono in comode dimore. Fanno le loro tane nelle regioni aride e petrose: Un pozzo profondo circa un piedecol diametro medio di un pollice. Sull'orlo di un orifizio si eleva un margine, formato di paglia, di festuche di ogni genere, persino di sassolini grossi come una nocciuola: il tutto è tenuto insieme e per così dire cementato, con della seta, la seta che lo stesso animale fila e che serve per le sue reti.

Alcune volte il ragno preferisce un intiero lavoro in muratura costruito con sassolini, che sovrasti il pozzo. Dalla cura con la quale queste tane sono costruite se ne deduce l'amore alla casa di questo animale. Le Tarantole sono delle audacissime cacciatrici che assalgono alle volte insetti molto più grossi ed agguerriti di loro. Con balzo istantaneo la Tarantola riesce ad uccidere l'avversario, colpendolo con una precisione incredibile al centro vitale per eccellenza, pungendo cioè con i suoi uncini velenosi i gangli cervicali dell'insetto. Riesce a mordere insommail solo punto la cui lesione possa produrre la morte istantanea della sua vittima".

 

 


...Tratto dalla: AA. VV., Enciclopedia Universale Rizzoli Larousse, Rizzoli ed. 1964/ 1971.

Tarantola.

s.f. (da Taranto). Zool. Nome improprio della tarentula mauritanica. (V. Geco).

Tarantola delle Puglie

s.f. Nome volgare della Lycosa Tarentula, ragno molto conosciuto perchè il suo morso velenoso fu considerato fino al XIX sec. causa del tarantolismo. Lunga 3 cm. circa ha forma tozza e livrea grigio - rossastra variegata di nero. Racchiusa durante il giorno nella tana scavata nel sottosuolo, al tramonto sale alla superficie per attendere le prede all'agguato.

- Essere morso dalla tarantola, fig. si dice della persona che si agita freneticamente che non trova riposo.

Tarantolato

agg. Che è stato morso dalla Tarantola delle Puglie; affetto da Tarantolismo.

Tarantolismo o Tarantismo

s.m. Med. Varietà di corea isterica con manifesatazioni analoghe a quelle della corea saltatoria e che un tempo era attribuita, erroneamente, alla puntura della tarantola delle Puglie. (Questa in effetti provoca soltanto edema locale e solo di rado stato vertiginoso ed ansia.)

- Encicl. La terapia popolare del Tarantolismo viene eseguita nella casa stessa del tarantolato: essa è affidata ad un'orchestrina locale la quale suona vari motivi popolari sino atrovare quello che induce il tarantolato a danzare, eseguendo cicli di movimenti simbolici che alludono al particolare tipo di Tarantola da cui egli crede di essere stato "morso". Spesso la terapia si deve ripetere ogni anno e comporta che il malato si rechi, il giorno della festa del santo, alla cappella di san Paolo, che riproduce, oggi senza intervento della musica, il proprio ciclo di danza. Il fenomeno del tarantolismo ha attualmente diffusione molto limitata, nella provincia di Lecce; tuttavia fino a tempi recenti rituali analoghi erano praticati in Spagna ed in Sardegna (rituale dell'argia).

...

 


Tratto da: AA. VV., Vedere e sapere, Edizioni M. Confalonieri, anni '50.

La Tarantella

Nella regione italiana delle Puglie vive un grosso ragno chiamato Tarantola. Un'antica credenza popolare afferma che il morso di questo insetto è assai velenoso: provoca nell'uomo una terribile agitazione e la necessità di danzare freneticamente al suono di musiche vivacissime, dette appunto Tarantelle.

Oggi sappiamo che questo non è vero, anche perchè ormai è stato accertato che il morso della Tarantola non è più dannoso di quello di un qualsiasi altro insetto; ma, tra il 1400 ed il 1800, furono molti i medici e gli studiosi di storia naturale che credevano alle serie conseguenze che da esso derivavano; alcuni di loro sostenevano che il migliore rimedio contro gli effetti del suo morso fosse il suono di particolari musiche dal ritmo sempre più rapido: affermavano che questa musica liberava, entro tre o quattro giorni, il cosidetto << taranto>> dalla micidiale potenza del veleno. Queste antiche danze sarebbero dunque, secondo alcuni, le famose tarantelle che ancor oggi vengono ballate nell'Italia meridionale. Il loro nome sarebbe derivato da quello del ragno. Ma, in realtà, molte danze simili alla Tarantella furono in uso in molti paesi in cui non vive la Tarantola, come in Belgio, in Francia ed in Germania.

Probabilmente, tra la Tarantella e la Tarantola non c'è dunque nessuna relazione: forse si può spiegare il nome di questo ballo col fatto che esso è originario di Taranto.

Esistono molte danze simili alla Tarantella, non solo in paesi stranieri ma anche in Italia: ad esempio la Villanella, diffusa tuttora nel Meridione, la pugliese Pizzica pizzica, il cui nome deriva forse dal caratteristico suono della chitarra, lo strumento che sempre accompagna questa danza; il Saltarello, la Padana, la Trevisana, la Romanesca, la Furlana e molti altri balli il cui nome deriva, per lo più da quello della regione in cui essi sono in uso.

In genere, le "figure" delle danze popolari, ossia le loro particolari movenze, i passi ed i gesti, vogliono sempre rappresentare un avvenimento.

Così la Tarantella: infatti essa rappresenta la lite e la riappacificazione di una coppia di giovani fidanzati, e, per questa ragione, viene definita danza di corteggiamento.

I primi passi del ballo esprimono la gioia, ma subito, tra i due ballerini, si svolge una mimica che vuole esprimere lo sdegno: la fanciulla ha commesso un torto verso il fidanzato, che la costringe a chiedere perdono in ginocchio. Il ballerino piroetta vittorioso attorno alla fanciulla inginocchiata e, infine, dopo averle concesso il perdono, l'aiuta ad alzarsi. Breve però la pausa lieta, perchè ben presto la ballerina costringerà l'uomo ad umiliarsi dinanzi a lei. Alla fine della danza i due ballerini fidanzati si riconciliano ed il ballo diventa vivacissimo per esprimere la loro gioia. Intorno gli spettatori cantano a gran voce ed i suonatori accompagnano con un ritmo sempre più veloce le movenze della coppia, esplodendo alla fine in un grido d'entusiasmo. Ma la Tarantella non è solo una danza popolare: infatti, il suo motivo, adeguatamente modificato, è entrato a far parte delle composizioni classiche. Non più suonate dai mandolini e dalle chitarre, dai tamburelli e dai fischietti, come invece avviene nella musica popolare, le sue semplici melodie ed il suo ritmo vivace sono invece trasmessi da intere orchestre sinfoniche. Noti compositori musicali, tra cui Sebastiano Bach (1685 - 1750), Gioacchino Rossini (1792 - 1868), Felice Mendelsohn (1809 - 1847), Federico Chopin ((1810 - 1849), Franz Lizst (1811 - 1886), lasciarono bellissime e famose composizioni musicali ispirate al popolare motivo della tarantella e di altre danze simili. Scomparsi i danzatori dalla scena, è stata valorizzata la musica".

 

(N.d.A) Molto c'è da dire su questo brano, precisiamo ad esempio:

che non è documentato nella tradizione l'utilizzo della chitarra nella Pizzica pizzica,

che la Villanella è completamente diversa dalla Tarantella, in quanto è una serenata,

che i balli tradizionali di corteggiamento non sono coreografati come l'autore vorrebbe farci credere.

Molto ci viene proposto da vari autori, e spesso le notizie sono discordanti tra loro, ma solo uno studio attento dei testi e il continuo contatto con i portatori della tradizione popolare ci possono offrire un quadro che si avvicini alla realtà.


Come certamente vi sarete accorti questa puntata oltre che essere centrata sui testi da me reperiti, senza molto sforzo, risulta essere incentrata sulle tarantelle della Puglia salentina tra cui va ricordata la cosidetta Pizzica pizzica, o pizzica de core, o pizzica d'amore, o pizzicarella.

Questa è la prima tarantella di cui trattiamo, il ritmo risulta essere molto più lento e pacato rispetto a quello della Pizzica tarantata: si deve avere il tempo, da parte dei ballerini di essere corteggiati o di essere rifiutati .


...Da lontano sono giunti fino al mercato, dopo mesi di isolamento in compagnia delle loro bestie e dei loro prodotti, che verranno venduti e forniranno i soldi per comprare vestiti e cibo per le lunghe giornate che li aspettano ai pascoli. Sono giunte anche le contadine con le loro figlie, ma nei prossimi giorni si riparte e la solitudine è tanta.

Si fa sera e si accendono i fuochi, l'umidità è troppa: qui non è come in montagna. Siamo vicini al mare e le persone si accalcano attorno a quel tepore; qualcuno tira fuori gli strumenti ed inizia a suonare, sono i salentini che suonano un qualcosa, un qualcosa che ti prende alla bocca dello stomaco, ti entra nelle viscere come un coltello incandescente e rimane lì a torturarti fino a che non ti sollevi come in trance, ed entri nel cerchio ballando. Ti sollevi e vai ad invitare quella morettina con gli occhi di carbone che hanno un fuoco, oh che fuoco.

Lei scioglie i capelli e senza guardarti entra nel cerchio con te a piccoli passi. Tra le due mani a coprire gli occhi tiene u' muccaturu, il fazzoletto, che gli teneva il nero crine. Ora saltelli seguendo la musica e quando ti fai di fianco vedi che lei ti guarda divertita, di sottecchi, facendo la civettuola. Ti fai coraggio e mostri a lei tutta la tua forza ed abilità nel ballo, e mentre il gioco dell'amore s'intreccia, il cerchio di questa magia, il cerchio dei musicisti e degli astanti, ti dona la loro forza, e mentre tu che balli con lei doni a loro tutto il tuo bene in una catena infinita. Balli e non sai più da quanto, balli e solo lei ed i suoi occhi esistono, balli e qualcosa, piano, ti richiama alla realtà. Qualcun'altro vuole entrare, pochi passi ancora e tutto finirà, ti allontani da lei con una stretta al cuore ed un senso di solitudine che cresce. Ti allontani ed anche lei si allontana fino a scomparire tra la folla. Ma che succede? Che cosa ho in mano? E' il fazzoletto, il suo fazzoletto. Come profuma! E nella luce del fuoco trovi che c'è anche qualcos'altro. Il fazzoletto è scritto e c'è un appuntamento per te domani sera al pozzo. Forse, la solitudine è finita...

Ecco qui la pizzica de core, non credo che ci sia molto altro da aggiungere.

 

 

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