Le Tarantelle - capitolo 2

A cura di Enzo Morganti


PROLOGO

Nella prima puntata abbiamo affrontato, in minima parte, l'analisi dei testi e la trattazione di tre tipi di Tarantelle pugliesi della zona del Salento: La Pizzica d'amore, La Pizzica tarantata e la danza delle spade.

Forse, se ci interroghiamo sul successo di questo tipo di balli presso le altre regioni italiane ed estere (ad esempio la Francia), oltre all'immediatezza del messaggio musicale, così intimo e frenetico, ed alla semplicità della Pizzica dobbiamo considerare il fatto che si tratta anche di una delle Tarantelle italiane meglio documentate e studiate, come fenomenologia, a livello universitario, dagli etnomusicologi. L'autore, benchè ne sia un appassionato di questo ballo, vorrebbe però porre l'attenzione sul fatto che questa tarantella non è la Tarantella ma, bensì, solo una delle molte esistenti, come avremo modo di vedere, e che oggi si corre il rischio di un'impoverimento e di un'omologazione a ridosso della Pizzica.

 


...Dedicato a Luigi Stifani

Quella che seguirà è la cronaca, o meglio, lo sbobinamento di una Conferenza spettacolo tenutasi a Roma, dentro al cortile di palazzo Altemps, P.zza s. Apollinare, 44, sede del Museo Nazionale Romano, una delle collezioni d'arte scultoreee romano imperiali che risiedono nella capitale. Nell'ambito del IV festival internazionale di danza Butho, musica ed arti contemporanee "SUONI DEL CORPO, SEGNI DEL CUORE" (La sostenibile leggerezza dell'estasi: Bhuto e Taranta) tenutasi il 1 Novembre dedicata al maestro Luigi stifani, il più famoso suonatore di violino nell'ambito della Pizzica Tarantata, con interventi del maestri A. Sparagna, E. Treglia ed altri. La produzione e l'organizzazione erano a cura dell'Associazione culturale Narciso.

 


Luigi Stifani, il suonatore, le immagini risalgono agli anni 50 - 60.

Maurizio Agamennone (docente di etnomusicologia all'Università 'Ca Foscari di venezia ed all'Università di Lecce)

Cos'è la Pizzica? Un ballo, il ballo nazionale dei salentini come il ballo sul tamburo o la Tarantella lo è di alcune zone della Campania, ballo della festa detto "Pizzica 'e core", esiste un'altra Pizzica, la Pizzica liturgica o Tarantata. La Pizzica per la terapia della sindrome del tarantismo trattava delle persone sofferenti che si trovavano in situazione di immobilità, di indifferenza, trattandole con la musica per spingerle verso il ballo, facendole partecipare al ballo, fino a ricondurle ad un movimento composto, a testimonianza che la crisi stava finendo. Quindi la musica tratta la malattia, induce al ballo fino alla guarigione. Terapia ciclica che viene ripetuta ogni anno. Le signore sofferenti, all'inizio dell'Estate, si trovavano in questa sofferenza che questi musicisti trattavano. Le testimonianze sulla malattia sono estremamente remote, De Martino data l'inizio del tarantismo al medioevo, probabilmente il fenomeno è molto più antico.

Luigi Stifani è stato considerato a lungo come il musicista terapeuta, guaritore, il barbiere di rivista che guariva le signore tarantate, come mai ha assunto questa notorietà?

Ad un certo punto due signori, Ernesto De Martino, che aveva circa cinquant'anni e Diego Carpitella che ne aveva compiuti appena trenta, nel corso di un'indagine sul campo, nella tarda Estate del '59 arrivano a Nardò e trovano una terapia in atto, vanno a casa di questa signora in terapia domiciliare e trovano questa orchestrina al lavoro, che trattavano quest'ammalata suonandogli praticamente addosso. I violinisti ed i tamburellisti si avvicinano al volto della persona che giace a terra nel circuito rituale della terapia, indifferenti ed immobili, e cercano di scuoterle.

Nasce un'amicizia tra i tre e specialmente tra Stifani e Carpitella che invita l'orchestrina, nel 1960, a Bari, nella sede della radio regionale, facendo numerose registrazioni, come fecero registrazioni importanti nel '59. Nel '66 Carpitella tornò giù facendo anche il primo filmato senza sonoro ed in bianco e nero che intitolò "Meloterapia del tarantismo" ed è, forse, la prima testimonianza visiva di questa sindrome. Questo filmato è stato poi restaurato e sincronizzato con il sonoro relativo che esisteva.

Esistono altre immagini girate da un regista documentarista, Gianfranco Mingozzi, che realizzò,nel '61 e nel '62 ed oltre, a più riprese, la testimonianza di alcune terapie. Vedrete un tappeto a terra composto da lenzuoli, che delimita lo spazio virtuale in cui si muove la signora sofferente, intorno vedrete i musicisti che la attorniano tra cui troviamo uno Stifani molto giovane.

La conoscenza di questo fenomeno è dovuta ad una ricerca sul campo condotta da un'equipe formata da vari studiosi, tra cui il più importante era de Martino, nacque nell'Estate del '59, equipe formata, oltre che da de Martino stesso, dal musicologo Pietro Carpitella, il medico Guglielmo Gardiner, uno psichiatra ed una psicologa, le antropologhe Annabella Orsi e Signorelli, Vittoria Palma assistente sociale ed il fotografo Franco Pinna.

In quegli anni il Tarantismo fu anche filmato da un regista agli esordi, Gianfranco Mingozzi, ne risultò un documentario storico che mostra il fenomeno come appariva negli anni dei viaggi di de Martino.

Il testo del documentario fu scritto, sotto la direzione dello stesso de Martino, dal poeta Salvatore Quasimodo, premio nobel nel 1959........

 


Il testo del filmato

Questa è la terra di Puglia e del Salento spaccata dal sale. Gli strumenti musicali di cura sono violino, fisarmonica e tamburello. Il violinista fa il barbiere, il tamburellista è contadino ed il suonatore di fisarmonica mette i morti sotto terra.

La tarantata si fa ragna, diventa il ragno che è in lei, il suo ... ,seduce il ritmo duro ed il movimento quasi meccanico sorgono figure di liberazione a volter però ancora ad ombre ... . Ora la donna, in piedi, lotta contro la taranta immagginando di calpestarla e di ucciderla con il piede che batte la danza. Passo su passo cerca il suo equilibrio spirituale abbracciando la vertigine su curve musicali sempre più vibranti fino alla scomparsa dei sintomi. Ora sta domandando a s. Paolo se deve continuare il suo tormento ritmico o, se la pace della quiete è stata concessa. Il santo chiede alla donna il sacrificio di una messa ma, la malata risponde di no, il suo cuore vuole prima un segno che allontani ... . Così attraverso il simbolismo della musica e della danza il passato di dolore, le sconfitte dell'anima, i traumi delle tarantate sono stati evocati, fatti traboccare e risolti in un equilibrio che durerà fino al nuovo tempo del rimorso.

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(N.d.A.) qui finisce il filmato girato da Carpitella e continua la pellicola.

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Luigi Stifani ci ha ricevuti nella sua bottega di Nardò:

ho imparato a suonare dagli anziani e quando ho imparato a suonare ho formato il concertino, per conto mio ed andiamo da queste tarantate, certo, non sono un suonatore eccellente di orchestra perchè suono ad orecchio ma per queste cose da strapazzo... Vi faccio vedere, ci sono due musiche: la ... e la maggiore che è proprio il pizzico della taranta che qualsiasi tarantata deve risentire e salta, se io suono alla "taranta rossa" e suono la maggiore non si muove, non risponde, mentre se è "la sorda" subito la risente. Questo canto proprio non sanno dare spiegazione dicono che è isterismo ed altre invenzioni, altre cose, ma la malattia di queste cose è la musica.

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Perchè questo bambino, passato 15 - 20 giorni, sa' gente vicina, qualcuno lha lasciato per terra ed è stato mozzicato da qualche tarantola! Dice così, mah! Facciamo la prova, facciamo la prova, ed allora sono venuti. Guarda se ci fate questa cortesia, tanto per vedere ed andai, io e mio fratello, come abbiamo cominciato questo bambino si è cominciato ad attorcigliare come una biscia. Allora hanno cominciato a piangere, dicevano che era un miracolo, era proprio la tarantola, infatti, dopo che abbiamo suonato per un paio d'ore il bambino si è ripreso ed ha iniziato a guardare, ha iniziato a sorridere col suo visino pallidino, poi lo portarono a Galatina ed il bambino stette bene e quello mi sembrò, per me, un grande miracolo. Noi abbiamo avuto una signorina che ha ballato per 12 giorni continuati, con due squadre di suonatori, prima che lasciasse una iniziava l'altra, e questo ballo era tutto per terra con la testa, con i piedi ed era tutta contentissima.

...

Con le sue sofferenze il tarantato vuole richiamare sulla sua persona gli occhi della gente, cerca di porsi come protagonista, tenta, con una frattura dolorosa ma provvisoria di spezzare il silenzio di una esistenza marginale e subalterna.

Queste immagini sono state girate nel 1977, è la storia di un uomo nato e cresciuto nelle terre di Nardò, ha fatto solo le elementari, già emigrato in Germania con la moglie ora Romano è uno dei tanti disoccupati del suo paese, vive di mille lavori saltuari. Dopo il morso simbolico della taranta cade in una sorta di possessione da parte dell'animale e comincia, nel farlo, ad imitare le movenze od, a momenti, cercando di catturarla per stanare e sopprimere quella parte di se che è rimasta preda dell'amimale.

Maria di Nardò, bracciante, sposata, senza figli, aveva 29 anni quando de Martino porta la sua ricerca nel Salento e fu il caso più attentamente studiato, perchè presentava, nella sua forma più integra, i diversi caratteri del tarantismo pugliese.


.......Le immagini a colori erano state prese nel '77 nel corso di una verifica etnografica condotta circa 20 anni dopo le prime immagini di Carpitella e de Martino nel '59 da Gianfranco Mingozzi ed Annabella Rossi, un'altro importante antropologo italiano che aveva partecipato all'equipe originaria. Stifani è intervistato nel suo laboratorio di barbiere che con l'avanzare dell'età aveva trasformato in centro studi sul tarantismo dove dava consulenze ed interviste. Stifani ha anche fatto il musicista nelle feste dove suonava valzer, polke, scottish, mazurche e balli vari, non facendo solo il terapeuta ma bensì il violinista tradizionale al servizio delle necessità cerimoniali e di intrattenimento di una particolare comunità dell'area di Nardò. E' un musicista mito tra i suoi colleghi salentini dove è considerato con rispetto e devozione.

E' vero che era un musicista ad orecchio pur avendo escogitato un sistema di notazione molto particolare, a notazione numerica, come lui diceva, una specie di tavolatura. Invece di scrivere le note sul pentagramma ad ogni nota lui aveva un numero che corrispondeva ad una posizione sulla chitarra o sul mandolino. Perchè non sul violino? Perchè è stato lo strumento della terapia e della festa. Lui era un chitarrista ed un mandolinista cominciando da questo strumento dava lezione ai giovani. Questa musica numerica serviva soprattutto per la didattica. I giovani usavano le intavolature che si utilizzavano nella musica rinascimentale. I salentini facevano a gara per averlo a suonare nei loro gruppi, anche temporaneamente, ed erano tutti molto orgogliosi di poterlo fare e dire. Esiste anche una bibliografia recente ed è stato pubblicato un suo diario in cui tiene nota delle sue terapie, segnandone l'età, la durata, il tipo di agente patogeno, di animale che aveva indotto il dolore - il ragno ma non solo, scorpione, biscia, vipera ed addirittura cane rabbioso. Ogniuna di queste sofferenze è protetta da un santo: s. Donato, s. Vito, s. Paolo, etc. .

Stifani le curava tutte, pur avendo gli stessi sintomi, trovava la cura attraverso una diagnosi ottenuta guardandole negli occhi e trattandole con queste sue musiche attraverso un repertorio preciso.


Enrico, musicista e ballerino salentino.

Mesciu Gigi era.., quando tu entravi nel suo laboratorio, quando io l'ho conosciuto era il '96, quindi non esercitava più da barbiere e la cosa che ti colpiva di più era la pulizia, l'ordine. Tutti gli ogggetti, uno per uno, erano puliti, lindi, ogniuno aveva la sua collocazione, anche andando a casa, nelle sue case, quella a mare e quella in paese lui aveva, praticamente, una specie di attenzione quasi maniacale per l'ordine ed ho sempre pensato che c'entrasse con la sua professione. Lui era barbiere, era un contadino ma aveva fatto il barbiere per tanti anni, lui era una persona molto curata e credo che quest'aspetto è il primo che mi ha colpito, il primo che mi viene in mente ed è importante per capire le cose che lui ha fatto come terapeuta, come musicista. Quella stessa pulizia, quella stessa signorilità che lui ha avuto nella vita come persona l'aveva nella musica.

Io ho iniziato a frequentare Mesciu Gigi perchè studiavo antropologia, poi, dopo un po', il mio interesse intellettuale è scemato perchè ho incontrato altri interessi più forti, che erano quelli musicali e quelli umani. Avevo smesso di fare domande per capire qualcosa, semplicemente andavo, stavo tutte le volte che potevo e credo che tra tutti gli altri musicisti del salento Mesciu Gigi aveva proprio questa particolare signorilità, mi piace chiamarla, questa cosa di rendere più alta una cosa legata alla terra, al sangue, alla sofferenza e questo colpiva tutti i suoi amici suonatori. A volte era anche motivo di molti litigi perchè, naturalmente, era una persona molto complessa, Luigi Stifani... una volta parlavamodi... Luigi Stifani era una persona molto complessa e penso che in qualche modo la letteratura, l'antropologia, per necessità scientifica l'abbia un po' catecorizzato, un po' fatto a pezzi. Per capire veramente il suo spessore di musicista, di terapeuta, e credo che riunire il quadro sia una delle vie per capire perchè lui era così importante nel tarantismo, perchè era così cercato quando suonava. Allora io mi ricordo un episodio, mi ricordo quando una volta mi parlava di santo Paulu e, diciamo..., Stifani credeva assolutamente nei santi ma ci credeva in maniera assolutamente pagana, nel senso che nominava tutti gli elementi della religione cattolica, ma gli dava ma gli dava un senso che non era assolutamente quello che la religione gli assegna. Lui di ceva che santo Paulu..., perchè io gli chiedevo di santu Rocco, se lui era mai stato a Torrepaduli che c'è una grande festa nel Salento, dove si fa la danza dei coltelli..., allora mi diceva che non conosceva bene questa cosa, però diceva, santu Roccu era il cugino di san Paolo, diceva sai, i santi sono un po' come noi, stanno seduti attorno ad un tavolo, per esempio, san Rocco cià la spada, dice, è come san Paolo, ed allora spesso si litigano per questo motivo, perchè ce l'hanno tutti e due, infatti loro sono proprio cugini di primo grado..., per lui il mondo dei santi erano una piccola famiglia in cui succedevano le stesse storie che accadevano a loro. In questo senso mi ricordo che lui mi diceva sempre che aveva molta stima per questo professore, per questo de Martino che veniva da Roma, mentre per Carpitella aveva un grandissimo affetto, diceva che era come un figlio per lui, <<però de Martino non ha capito la cosa più importante, quello proprio è uno scienziato, un dottore, io non ho mai conosciuto uno pari a lui per intelligenza, però non ha capito una cosa importante e la le cause di quelle cose che accadono a queste donne, a questi uomini pizzicati, quella è la tarantola che pizzica, non è che c'è un'altra cosa. Adesso ci sono i pesticidi, quindi naturalmente queste cose non succedono più, però quello è il motivo>>. Chiunque si immagina Stifani come, siccome lui è un'emblema di questo mondo magico contadino, rurale, chiunque immaginasse Stifani come guaritore immerso in un mondo magico farebbe uno sbaglio. Lui aveva un rigore, una logica straordinari, lui amava il rapporto tra la causa e l'effetto, amava spiegarsi le cose in una maniera assolutamente razionale, anche questo lo aveva colpito di de Martino, quindi, per esempio, l'episodio che cita del bambino, del neonato che era piccolissimo eppure, nonostante non potesse avere un modello culturale iniziò a fare le stesse cose che facevano i grandi, nel momento in cui iniziò a suonare il violino iniziò a ballare con gli stessi codici e questa è la prova, per lui, che de Martino non ha capito niente, perchè se fosse una cosa culturale come faceva quel bambino..., oppure faceva altri esempi sul Brasile con una cosa che era successa ad un brasiliano.

Lui era andato in Grecia e questa è una cosa importantissima della sua vita, era forse la prima cosa che raccontava sempre, in Grecia gli era successo uno stesso fatto, anzi, forse è stato il primo caso di tarantismo che lui ha curato e diceva che <<li ballavano nello stesso modo e quindi come può essere? Quindi è il problema è che le Tarantole ci sono, ci sono sempre state, pizzicano, c'hanno il veleno e la gente deve ballare e, chiaramente, com'è la tarantola balla>>.

Quindi era molto lontano da un'idea misteriosa, mistica, aveva un rigore logico straordinario dentro chiaramente un mondo magico.

Io del tarantismo chiaramente ho avuto solo i suoi racconti e più mi ricordo di lui come un musicista perchè io, suono il tamburello ed allora ogni volta che andavo a casa sua lui amava proprio suonare, quando io l'ho conosciuto era già molto vecchio ma quando suonava il viso subiva una specie di trasfigurazione e diventava come quello di un bimbo, accade alle persone molto grandi di età, ed aveva quella gaiezza e quella innocenza di suonare del bambino. Però, nello stesso tempo, aveva una cosa, un elemento che per me è rimasto assolutamente impareggiabile in tutte le mie altre esperienze con persone grandi che suonano e che cantano: aveva una precisione straordinaria, lui era capace , pur suonando un'altro strumento, di indicarti esattamente con un movimento della testa, o magari, se la testa era impegnata a seguire il violino solo con un movimento degli occhi, esattamente gli accenti del tamburo, quando tu, appena appena, magari, non davi l'accento giusto. La Pizzica è un realtà un ritmo molto monotono, non ci vuole un virtuosismo particolare per suonarlo, ma la qualità non stà nei virtuosismi dei tamburellisti che si mettono a fare questo o quest'altro, la qualità stà proprio nella capacità di riconoscere le sospensioni, gli accenti, in questo credo che Stifani fosse il più grande insegnante di pizzica che vivesse, perchè lui, con un battito di ciglia ti faceva capire. Poi avava questa cosa straordinaria che lui.. chiaramente la figlia si preoccupava per sempre che il padre suonava fino a mezzanotte ..e si, si! Facciamo l'ultimo pezzo, diceva alla figlia, ed era capace di fare un'ultimo pezzo che durava 3 ore. Questa è la cosa che ci siamo ricordati il 28 Giugno, quando se nè andato, con la figlia.

C'è un'ultima cosa che vorrei dirvi prima di lasciarvi, io avevo un grande affetto per Mestru Stifani ed anche una grande stima come persona, per molti motivi e c'è stato un periodo chemi sono chiesto se non fossi accecato da questi sentimenti, nel giudicare anche la grandezza epica, la grandezza artistica di questa persona. Allora mi ricordo che per qualche tempo sono andato in giro tra la gente del paese, a Nardò, a chiedere un po' tra chi lo conosceva e la cosa che mi colpì di più fu il fatto che tutte le persone che parlavano di lui, anche quelli che non credevano al tarantismo, tutte le persone che lo conoscevano, sempre avevano una parola buona nei suoi confronti, sempre dicevano qualcosa di bello e questo, in un paese della provincia non è facile, quello che mi colpì fu questo.

Forse, questo è l'unico elemento per valutare un musicista o per capire che tipo di persona è stato, il segno che ha lasciato è un pò questo.


 

 

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