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La cronaca:
NAPOLI, 11 aprile 2012
Il Napoli crolla ancora L'Atalanta gela il San Paolo. Terza sconfitta consecutiva degli azzurri sempre più in crisi: Lavezzi risponde a Bonaventura, nella ripresa decidono Bellini e Carmona. I bergamaschi tornano al successo dopo due k.o. e restano a +6 sul Lecce. Espulso Pandev, fischi dei tifosi.
Zero alibi, zero punti. E forse zero possibilità di riprendersi la Champions League, anche se la Lazio resta a +6, ma la Roma è davanti e l'Inter accanto. Il Napoli crolla in casa contro l'Atalanta, perde la terza gara consecutiva dopo quelle con Juve e Lazio e subisce la terza sconfitta interna della stagione, la prima del 2012. Il gol dell'1-1, arrivato subito dopo lo svantaggio, aveva illuso il San Paolo e probabilmente anche Mazzarri: era sembrata una reazione d'orgoglio, è stata soio una fiammata in un contesto grigio. Diventato nero quando Pandev, suill'1-3, ha tirato un calcione a Moralez, lasciando gli azzurri in dieci. Zero anche per lui: in condotta. Dieci all'Atalanta, invece, che trova una vittoria fondamentale in chiave salvezza dopo due k.o. e conserva i sei punti di vantaggio sul Lecce. E i nomi nel tabellino, Bonaventura, Bellini e Carmona, sono tutti inediti, tutti al loro primo gol in campionato: come dire, non c'è bisogno delle stelle in un gruppo unito e soprattutto in una squadra organizzata.
SENZA IDEE Privo di Britos, Cannavaro e Zuniga, tutti squalificati, ma soprattutto di Maggio che dovrebbe saltare anche la trasferta di Lecce, Mazzarri rivoluziona difesa e centrocampo. Il tecnico azzurro tiene Aronica in panchina schierando Grava e Campagnaro ai lati di Fernandez e concede un turno di riposo a Inler, arretrando Hamsik in mediana e confermando le tre punte davanti. I problemi sono tre: lo slovacco, così come gli capita in Nazionale dove gioca spesso da regista, tocca molti palloni soprattutto all'inizio, ma verticalizzazioni e rapide aperture non fanno parte del suo repertorio; Dzemaili si impegna al massimo nel ruolo di esterno destro ma ovviamente non garantisce né inserimenti in stile Maggio, né dribbling; anche Pandev appare fuori ruolo da trequartista anche se l'unica bella azione del Napoli parte proprio dai suoi piedi e viene conclusa da Lavezzi per il gol dell'1-1
compatti Partita con l'idea di contenere e ripartire, l'Atalanta se ne sta praticamente rinchiusa nella sua metà campo per i primi dieci minuti, ma al primo affondo, ecco il gol: il contropiede avviato da Schelotto viene rifinito da Moralez, poi ci pensa Bonaventura a concretizzarlo con un diagonale di sinistro nell'angolino per la sua prima rete in serie A. La gioia dura tre minuti: il pari arriva sugli sviluppi di un calcio piazzato per i nerazzurri e il conseguente contropiede dei partenopei. Un errore, forse l'unico del primo tempo, che costa caro. La formazione scelta da Colantuono, con Carmona e Cazzola in mediana e Moralez in appoggio a Denis, è più adatta all'interdizione, anche se i bergamaschi prendono coraggio con il passare dei minuti, soprattutto grazie alle iniziative di Schelotto. Demoralizzato dal giallo che gli farà saltare lo scontro diretto con il Chievo, però, Denis si fa bloccare da Fernandez e così le occasioni latitano anche sul fronte nerazzurro. Ci pensa il Napoli, allora, a spianare la strada ai nerazzurri: la difesa sale male sugli sviluppi di un corner, Schelotto inventa un assist delizioso per Bellini che sbaglia il controllo ma riesce ad anticipare De Sanctis segnando il 2-1.
le mosse Sotto nuovamente di un gol, Mazzarri prova a riorganizzare la squadra con Inler al posto di Hamsik. Cazzola, però, prende subito in consegna lo svizzero che di fatto non entra in partita, anche perché, poco dopo il suo ingresso, arriva il tris: l'ennesimo contropiede dell'Atalanta viene finalizzato da Carmona, bravo a riprendere una respinta corta di Gargano e a gelare il San Paolo. La successiva mossa della disperazione (Vargas per Gargano) non produce alcun effetto. L'oggetto del mistero del mercato resta tale e l'espulsione di Pandev finisce per dare l'ultima mazzata a una squadra già sulle gambe. A gara conclusa arrivano anche i fischi del San Paolo. E il ricordo delle notti magiche europee è davvero lontano. (www.gazzetta.it - Ivan Palumbo)
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