Nella memoria di tutti sono sempre state tra Mediterraneo e
Atlantico, ma non era quella la loro collocazione originale.
Hanno spostato le Colonne d'Ercole?
Finora
tutti credevano che fossero nello stretto di
Gibilterra, invece si trovano tra Sicilia e Tunisia
(di SERGIO FRAU da Repubblica/Cultura)
Chi e quando ha messo le Colonne d'Ercole a Gibilterra? Davvero Ercole?
E come mai laggiù? E perché ?
tutti quei miti sono affogati là fuori,
dove i Greci più antichi non arrivavano. Davvero l'Oceano Atlantico
è il Far West dei primi navigatori? E quegli enigmi che affollano
la prima storia mediterranea non sono forse soltanto dei malintesi?Cos'è
stato? Un sogno? O era, piuttosto, un'allucinazione? Un miraggio
no, perché poi ho controllato, controllato, controllato. E controllato
di nuovo. E sto controllando ancora adesso. E ne ho già parlato,
in segreto, con dei saggi davvero saggi, che mi dicono che sì, che
è possibile, probabile, molto probabile... E che è già capitato
per tanti altri luoghi, e che, quindi...
Comunque è successo tutto
all'improvviso. Ecco, è stato un flash, un lampo: roba di un attimo,
di quella che, però, ti buca gli occhi, ti mette gli spilli nella
schiena, ti scioglie le ginocchia, ti cambia lo sguardo.
Come raccontarlo...Ho
tolto le Colonne d'Ercole a Gibilterra. Le ho rimesse dove iniziavano
le Terre di Eracle-Melqart, Dio di tutti i Fenici e dei loro mari.
Le ho rimesse dove Sabatino Moscati diceva che iniziava la Cortina
di Ferro dell'Antichità, dove Esiodo mette la sua Soglia di Bronzo
che divide il Giorno dalla Notte. Le ho rimesse al Canale di Sicilia:
la zona blindata, la Frontiera, il Confine.
Al di là di Malta c'era
il Far West degli antichi Greci i fondali infidi controllati dai
Cartaginesi e dalle loro navi, vietati a chiunque fenicio non fosse.Tolte
le Colonne a Gibilterra, e... E' bastato un attimo: è stato lo spettacolo
più maestoso e possente che si possa immaginare.
Come raccontarlo?
Inimmaginabile se non lo si vede. Come dover raccontare le Cascate
Vittoria, giù in Africa, quando d'improvviso lo Zambesi - che fin
lì sembrava tutto tranquillo - si piega, invece, ad angolo retto
per un fronte di un chilometro e corre a suicidarsi giù, in quel
canyon stretto stretto, di basalto nero lucente. Pure qui allo Stretto
di Gibilterra, tolti - anche solo per un attimo, anche solo con
gli occhi - quell'Eracle "recente" e le sue minacciose
Colonne, d'improvviso - con la corrente forte che rifluisce tra
i due promontori che terminano l'Europa e l'Africa - rientra nel
Mediterraneo tutta la possente sarabanda di miti sconfitti che il
tempo ha esiliato fuori di lì, nell'Oceano Atlantico di oggi.E'
un flusso impetuoso. Inarrestabile: la più fantastica processione
sacra a cui uno possa mai assistere. Secoli e secoli di miti, di
mostri ed eroi che rientrano tutt'insieme, a riprendere possesso
dei luoghi un tempo soltanto loro.Un'alluvione di Sacro.
E, per
antica magia, questo mare nostro d'Occidente senza più storia, disabitato
come la Luna, è tornato a essere il mare terribile di Baal e di
Kronos: così, ora, si vede che erano i due nomi dello stesso dio.
E' il mare di Eracle-Melqart, che governava su tutto il Tramonto.
Torna a far paura Poseidone. E Tifone. E i Titani imprigionati,
proprio qui, ai confini del mondo degli antichi Greci.
E rientrano
da Gibilterra, belle come sempre - abbandonando finalmente il loro
confino marocchino, e correndo a posizionarsi di nuovo in Libia,
proprio lì dove ce le aveva lasciate anche Tolomeo - le Figlie della
Notte, le Esperidi.
E ci sono anche le Amazzoni libiche che rientrano
da dietro, stanche di essere confuse - persino dalle Garzantine
- con quelle del Caucaso. Tutt'altra roba...
E con loro c'è Atena
che è davvero un po' nera e che torna al lago Tritonide: devastato
dai cataclismi, invaso dall'acqua, ma pur sempre il suo lago, quello
che l'ha vista nascere. Lì, dove Diodoro ci racconta che cominciava
la costa più sacra della Lybia, quella che i terremoti hanno, poi,
massacrato.
Ed eccole le Madri onnipotenti: tutte insieme grasse
come dee le prime affilate come rasoi quelle di marmo bianco, che
dominarono i cuori delle Cicladi, della Sardegna, della Provenza,
della Catalogna.
Resuscita persino il mostro dal corpo diviso in
tre, Gerione dai bei tori fulvi, e si riprende Erithia, ma quella
vera: le sue Baleari con Ophiussa-Formentera senza i serpenti, e
Majorca, e Minorca...
E ora - che non è più un incomprensibile "fuorirotta"
nella saga di Eracle - finalmente Gerione si può sgranchire: ché
quell'isoletta di Gades-Cadice dove l'avevano costretto finora,
non era certo la sua, piccolina com'è, e ormai saldata alla terra
andalusa, e troppo lontana da tutto, e senza altri re a dividere
il potere con lui. Anche Ercole/Eracle, quello dei primi Greci e
delle fatiche mediterranee, ora sì che ha motivo di ringraziare
il Sole per la tazza che gli aveva prestato. Ché da Tartesso a Erithia,
da solo, non ce l'avrebbe mai fatta: per superare il Mare Grosso
tra la Sardegna e le Baleari, infatti, o il Sole ti aiuta, oppure...
E tutto l'Occidente Mediterraneo - quello a cavallo tra II e I millennio
avanti Cristo, quando miti e paure si raccontavano nei porti - si
anima di popoli e di commerci e di vita bella. Sorride Omero tirato,
trascinato da tutti, dappertutto, fin su nel Baltico, come un elastico,
a giustificare storie senza geografia. Sorride Apollo non più costretto
a svernare nell'Iperborea-Inghilterra, quei tre mesi d'inverno che
ogni anno lascia Delfi.
E sfilano, tra antichi dèi sconosciuti,
anche i padri dei loro padri: le genti immortali dei graffiti sahariani
i cacciatori di Altamira. Con gli archi - e i mantelli e i cavalli
e le mani che pregano - tornano vivi i santini in bronzo dei Nuraghes
rientrano i costruttori dei megaliti di Spagna, d'Africa, di Malta.Cadono
i copyright della mitologia. Per tutto il tempo della Processione
Sacra smettono di essere razze elette solo quelle all'asciutto.
Stessa razza, stessa faccia... Basta guardare subito dopo: Iside
l'adoravano a Verona, ad Aquileia, a Parigi. Mithra vola alto, ovunque,
quanto il Sole. Come Sole. E' il Sole.
Cristo, ora, è più forte
in Africa, in Brasile, in Perù.I miti, gli dèi, viaggiano con la
disperazione. Ne sono antidoto: si fondono, si parlano, si combattono,
si alleano, si accoppiano, figliano. Sangue misto mediterraneo...
Sangue come le correnti del mare, che basta stare fermi in una barca
buona e - a conoscerne i tempi come li conoscevano loro, gli Antichi
- ti portano ovunque.E sì, si è riaperta Gibilterra! Lento, sopraffatto
da quel peso che neppure ora può lasciare, si avvicina anche Atlante.
Lui non rientra mica dallo Stretto: sembra slittare lungo la catena
montuosa che traversa orizzontale l'Africa del Nord dividendola
dal Sahel. A guardarlo bene - e, soprattutto, a seguirne la rotta
sulle mappe di Tolomeo - sta facendo a ritroso proprio lo stesso
percorso che l'hanno obbligato a fare i cartografi, chissà quando.
Torna su per fermarsi, poi, dove la sua catena montuosa comincia
in Tunisia, giusto dietro Kairouan. Ma, forse, però, salirà ancora,
ancora un po'...Non più le Isole dei Beati alle Azzorre, né tutte
quelle Atlantidi affogate finora sotto l'Oceano di Colombo e del
Concorde, nel Mar dei Sargassi, alle Bahamas, a Cuba... L'Occidente
dove San Brandano andò a cercare il suo Eden è un po' più in qua,
dov'era per gli Antichi che per orientarsi invece delle mappe avevano
solo i miti.Tutto qui vicino, tutto qui dentro: con le Colonne della
Paura che ora sono lì, tra le secche delle Sirti che gli Arabi oggi
chiamano Sahara per tutta la sabbia che c'è, acquattata sotto il
pelo dell'acqua a inghiottire ancora oggi i poveracci che arrivano.
Giusto i Micenei ci sanno correre lì dentro, nel 1300 a.C., con navi veloci,
ben fatte. Anzi ora, visti da vicino vicino, ti accorgi che aveva
ragione Giovanni Garbini: sono i Popoli del Mare, quelli, altro
che Micenei e basta. Sono i padroni di quell'Internazionale del
Commercio antico che piazzava merci, droghe e bibelots lungo tutte
le coste: Lebu-Libici, Shekelesh-Siciliani, Shardana-Sardi, Tursha-Tirreni
che tirano su torri e che, poi, si chiameranno Etruschi. E Peleset-Filistei,
e genti d'Anatolia, di Grecia, del Mar Nero... Ciurme, quelle, che
la sanno lunga, brave a evitar le trappole dei fondali, a capire
vento e legger stelle.
Bisognerà aspettare i Fenici, nell'800 avanti
Cristo, per trovarne altri così bravi. Ma non saranno, poi, sempre
loro? O figli dei loro figli?E' un'anamorfosi. Una strabiliante
anamorfosi: con le Colonne al Canale di Sicilia - proprio lì, dove
cominciavano le Terre di Eracle-Melqart - neppure Iperborea rimane
su al Nord, in Scandinavia, in Inghilterra o in Siberia, a sforzarsi
per mandar giù, ogni primavera, primizie di grano, e fichi, e alloro,
e ulivo fino a Delo. Pure Ercole a Olimpia l'ulivo sacro lo può
finalmente portare da qui, dal Mediterraneo, che più su, poi, mica
ci cresce, né l'ha mai fatto.
Iperborea come le altre - per prodigio
e perché gli dèi così hanno voluto - s'assottiglia per un attimo,
si fa serpente di mare e, da Gibilterra, da dove l'avevano fatta
uscire millenni fa, rientra al suo posto. Riprende la sua forma:
roccia e terra buona sulla rotta del vento del Nord, certo, ma -
per i marinai che vengono dalla Grecia - subito dopo il promontorio
di Borea che negli scritti di Tolomeo è a Biserta, appena passata
Cirene, dove la costa comincia ad aprirsi a far quelle due Sirti
che inghiottono barche.Vale la pena di visitarle presto, Iperborea
e le altre Isole dei Beati, ora che sono appena riapparse lì dov'erano
per gli Antichi. Le ruspe, oggi, le stanno sbranando vive, pezzo
a pezzo, giorno dopo giorno. Ne inghiottono la bellezza. Ne sputano
via solo la Storia.Prima di fare la cronaca di questo viaggio-inchiesta
tra parole e mappe e resoconti degli Antichi alla ricerca di riscontri,
una confessione è d'obbligo: io però, ora, credo! E a un certo punto
- con uno spettacolo del genere negli occhi - uno che fa? Si converte.Non
è ancora l'inchiesta questa. Anzi chissà se lo sarà mai abbastanza:
o se rimarrà solo un catalogo sudato delle cento, mille inchieste
possibili che neanche dieci vite basterebbero a recuperare il tempo
perduto. Ora, qui, però, questo è solo un atto di fede...A questo
punto, però, io credo. Come non credere, del resto... Io credo!
E credo a loro, agli Antichi e non ai Moderni che, per 2000 anni
e passa, hanno dovuto ragionare con mappe sbagliate nelle mani.
E ora credo che Zeus sia figlio di Kronos. E che Kronos sia stato
davvero imprigionato in una torre, su un'isola, là dove tramonta
il Sole. E che inghiottisse, uno via l'altro, i suoi figli. Credo,
pure, che Delfi sia stato davvero l'Ombelico del Mondo piazzato
lì, annidato sul suo picco d'aquila, a dominare destra e sinistra,
l'Est e l'Ovest, sul 39° parallelo. E credo anche che, proprio
lì, si siano incontrate quelle due aquile d'oro che Zeus aveva liberato
dai confini del mondo conosciuto.Ormai, figurarsi, credo persino
che quei confini siano segnati da due Giganti pietrificati, bloccati
lì, sepolti vivi. E che questi due Giganti siano tra loro fratelli
come ci dice oggi quel Dna che ancora gemella Sardi e Anatolici.
E che uno sia davvero Prometeo, al Caucaso dell'Alba. E l'altro,
sia Atlante, al mare del Tramonto. E che Tifeo, l'altro fratello
di questa genia sepolta viva, sia rimasto imprigionato laggiù, sotto
l'Etna, a scandire dal basso - sotto quella sua colossale montagna
di lava e fuoco e paura - il percorso che il Sole faceva nel cielo
con il suo cocchio.E ogni volta che il Sole sorge, ora so che sta
nascendo dall'Oceano del Mar Nero, e che mi scomparirà nell'Oceano
del Tramonto che terribile ci circonda, prima delle Baleari, ma
dopo la Sardegna. E so che il mio mondo - quando devo ragionare
con loro, per capirli - è solo questo. E che come poi finisca l'Europa
non lo devo saper più neanche io, visto non lo sa neppure Erodoto...
E so bene che dopo le Colonne, che Eracle-Melqart ha messo al Canale
dei Mostri di Sicilia, è follia andare. Ché lì cominciano le sue
di terre... E mare su mare. Ma che da lì - da quell'Aldilà vicino
vicino - gli Antichi fanno arrivare mica solo Athena Tritonia con
la pelle d'ambra e quei suoi occhi azzurri come li hanno le genti
di Capo Bon e del Chott el-Cherid, ma anche cento altri figli dell'Occidente,
di Oceano, della Notte, di Medusa, di Teti... E pure le paure, le
angosce, i tormenti arrivano dal buio del Tramonto. Sono figlie
della Notte le Arpie, le Erinni, le Furie, il Sonno così simile
a Morte, al Sole che affoga e risorge... E' figlio di Oceano, Poseidone.
E - e devo crederci, perché loro lo giuravano - è figlio di Poseidone
e Libya, Baal, quello che i Greci chiamavano Belos-Kronos, ma che
i suoi fedeli in Medioriente imparentavano con i principi della
Mesopotamia, Nino, Semiramide: i Re dei Re. Ed è triste, terribile,
ineluttabile ma è proprio in quest'Aldilà che, prima o poi, si finisce,
lontano da tutto: nell'Isola dei Beati, tra gli asfodeli, se ci
si è comportati bene. A soffrire come cani dell'Ade di fango e di
buio, se c'è da espiare - com'è giusto - una colpa troppo grave.
E' Radamante a decidere tutto, la mamma di Eracle è sua sposa.E
credo a Esiodo quando mi straparla e dice che ci sono state tante
generazioni sprofondate. Me lo raccontano anche le grotte di Lascaux,
di Cosquer, e cento grotte affogate sott'acqua o sepolte vive con
tutti quei loro colori e i disegni belli di 15 mila anni fa.
E sì, credo. E, dato che ormai credo, perché adesso - dopo la conversione
- non credere anche alla banda di Platone, allora? A Solone, a Timeo,
alle parole di Crizia, visto che finora li ho sempre snobbati come
fabbricanti di favole per ufaroli persi?
Al di là delle vere Colonne
d'Ercole - e ora, ad ascoltarli, si vede bene - c'è un'isola e da
quest'isola si arriva alle altre isole e al continente che tutto
circonda... Il suo re è figlio di Poseidone, il Mare. Il suo nome
è Atlante. Ci arriveremo... Ci arriveremo se gli dèi lo vorranno.
Se ci sarà una risposta certa al Grande Dubbio, inizio di tutto:
"Chi - e quando - ha messo a Gibilterra le Colonne di Eracle?".
Ci arriveremo se la Biblioteca degli Antichi - da leggere e rileggere
con questa pazza anamorfosi negli occhi - ce ne darà conferma.Prima
di mettersi a raccontare dell'Isola di Atlante, Platone non solo
fa dire a Timeo queste parole: "...Se non possiamo offrirti
ragionamenti in tutto e per tutto logicamente coerenti ed esatti,
non ti meravigliare ma - purché i nostri discorsi non siano meno
verosimili di quelli tenuti da altri - contentiamocene pure, ricordando
che, io che parlo e voi che giudicate, abbiamo natura umana: cosicché
a noi basta, intorno a queste cose, accettare un mito verosimile,
e non dobbiamo cercare più lontano".
Poi fa anche rispondere
Socrate, così: "Molto bene, Timeo. E la questione va certo
impostata così come tu dici. Per ora abbiamo accolto il tuo preludio
con grande ammirazione: seguita dunque...".
Chi ha spostato le Colonne d'Ercole? Abbiamo imputato alle fonti classiche
errori inesistenti
Se Erodoto viene preso per un pazzo
L'Elenco della Vergogna fa impressione: i Migliori alla berlina! "Sbaglia
Omero..." "Si annebbia Esiodo..." "Si confonde
Erodoto..." "Si perde Timeo...". E Avieno, allora?
Sbaglia addirittura mare, lui... Dice che descriverà il Mediterraneo
e, invece, sta mettendo in bella copia antichi peripli sulla Costa
atlantica e Mare del Nord... Smarrona di brutto persino Dicearco,
uno dei Padri della Geografia... Figurarsi che lui sostiene che
dal Peloponneso è più lontana la fine dell'Adriatico, che le Colonne
d'Ercole... Dice che sono diecimila stadi da Capo Malea alle Colonne...
Una follia! Errore blu! Già Polibio gli dava contro, correggendolo:
"Ventiduemilacinquecento stadi!" ci vogliono, altro che
diecimila!Ma Polibio, però, si sa, è già un moderno...
E Sileno che
fa di Etna una figlia di Oceano? E i tre tragici, allora? Bravi
in tutto, certo, ma zero in punti cardinali! È mai possibile? E
poi: c'è qualcuno tra loro che ha davvero messo a Gibilterra quelle
Colonne di Ercole? E c'è qualcuno che, invece, per caso non l'ha
fatto?
Caccia grossa, anche stavolta. Il problema qui, ora, è l'ignoranza:
è, davvero, quella loro? Degli Antichi? O piuttosto nostra che su
certe cose, tipo le Colonne... abbiamo continuato a fraintendere
gli Antichi più antichi?Il dubbio sull'esatta posizione delle prime
Colonne d'Ercole non risulta essere venuto a nessuno, così tutti
sentenziano: "Loro! Sono gli Antichi che sbagliano. Erodoto?
Il padre dei Bugiardi!", sentenziano, spesso, senza appello,
persino i migliori studiosi contemporanei. E ne portano le prove
puntigliose.L'Erodoto che racconta di Tartesso? Lo sistema a dovere
il professor F. Javier Gòmez Espelosìn dell'Università di Alcalà
de Henares con Heròdoto, Coleo y la storia de la España antigua:
"È certamente probabile che Erodoto a Samo abbia ascoltato
notizie vaghe sulla prodezza del navigante (tal Coleo di Samo, per
l'appunto, trascinato dai venti a Tartesso, ndr)...
Poco lo dovettero preoccupare le connotazioni precise che la notizia
implicava, specialmente vista la sua profonda non conoscenza del
Lontano Occidente e la sua dichiarata incapacità di poter offrire
un'informazione attuabile e verace dello stesso". E anche qui
non viene mai un dubbio che sia solo serietà la sua: che se prima
Erodoto ti dice che l'Occidente estremo non lo conosce, ma invece
di Tartesso parla, può esserci il caso che Tartesso non sia, poi,
in un Occidente così estremo come si pensa... Vedremo...L'Erodoto
che mette i Celti al di là delle Colonne d'Ercole? Lo bacchetta
Alberto Grilli ne I Celti e l'Europa: "Il passo di
Erodoto contiene poi notevoli trascuratezze, la più notevole quella
di far nascere l'Istro (ovvero il Danubio, ndr) dalla città
di Pirene, invece che dal monte Pirene, come molto più razionalmente
farà Aristotele in Meteorologica...". Sbagliando anche
lui, però...Ma sbaglia davvero, Erodoto, parlando di Pirene e non
di Pirenei! come sorgente dell'Istro? Vedremo...Davvero loro, gli
ignoranti? L'Elenco delle Vergogne degli Antichi porterebbe via
pagine e pagine... Un dubbio, però: è mai possibile che, sulla conoscenza
del Mediterraneo, fossero tutti quei grandi, grandissimi dell'antichità
annebbiati, disorientati come ci dicono...Omero, Esiodo persino,
più tardi, Erodoto sono, sì, le prime luci che rischiarano il mondo
greco che, nell'VIII secolo, ha appena ricominciato a scrivere,
ma tutt'intorno a loro nel Caucaso, in Mesopotamia, in Egitto, tutti
però hanno continuato stiletto in mano a graffiar appunti di merci,
commerci, viaggi, popoli... Loro stessi viaggiatori, spesso in tournée,
erano questi che oggi leggiamo anche persone che tutte queste cose
che andavano scrivendo, poi le rendevano pubbliche, le recitavano,
le donavano ai principi, ne facevano letture alle feste comandate:
le notizie dovevano essere stracontrollate...Potevano rischiare
di sputtanarsi così, con indirizzi imprecisi e rotte sbagliate,
come sosteniamo noi, oggi, a cuor leggero? Avrebbe potuto pur esserci
qualcuno, nel pubblico, che poi alzava la mano a protestare: "Omero,
ma che cosa stai raccontando!? Come fai a dire che Corfù/Scherìa
è lontana da tutti? Che è circondata da flutti infiniti, visto che
è lì, a qualche bracciata dalla costa?".
Rispetto, dunque...Leggiamo
qui, un libro per altri versi fantastico per tutte le informazioni
che riesce a stipare in 722 pagine. Manuale di geografia antica
si chiama, e nuovo non è: l'ha scritto, a metà Ottocento, Guglielmo
Smith, un geniaccio dell'erudizione (e della divulgazione) storico-geografica
di scuola inglese. Barbera editore in Firenze glielo stampò. Scrive
Smith: "Timeo (280 a.C.), che suppongono aver superato i suoi
contemporanei nella conoscenza dell'Occidente, mette la Sardegna
prossima all'Oceano, e fa sboccare il Rodano nell'Atlantico...".
E un po' più giù, parlando di Erodoto, dell'ambra e delle sue vie
commerciali: "Si faceva proveniente dall'Eridano che, secondo
le notizie che si avevano, si gettava nell'Oceano del Nord".
Altro errore, dunque! Visto che per Eridano oggi s'intende
il Po (anche se poi, di tanto in tanto, sopravvivono, riaffiorano
schegge di antichi dubbi tra Eridano e Rodano), e che l'Oceano ha
da essere l'Oceano di oggi... Così, certo, messa così solo
un errore può essere...
Alcuni di quegli "errori"
che fecero rabbrividire il professor Smith, in questo secolo e mezzo
trascorso, son pian piano, però, diventati verità, grazie all'archeologia.
Smith, comunque, parlando dell'Atlantico scrive: "Quest'oceano
era cognito soltanto per vaghe notizie. Platone reputò che fosse
così melmoso a cagione di un'isola sprofondata che si chiama Atlantide,
che nessuna nave potesse navigarlo. Aristotele credé che fosse tanto
poco fondo quanto lo era molto il Mediterraneo, e così esposto a
una morte calma che il navigarlo era impossibile". E spiega
sicuro: "In tutte queste relazioni e nella ignoranza che mostrarono
i Greci, possiamo riconoscere l'influenza de' Fenici, che furono
intenti a preservare per sé medesimi il monopolio del traffico nell'Oceano,
e a tale scopo sparsero le più esagerate notizie. Parecchie delle
voci che essi sparsero pare abbiano lo stesso fondamento: la verità
fu falsata e i pericoli ingigantiti. Così le opinioni di Platone
e di Aristotele probabilmente alludevano al mar Sargasso
nelle vicinanze delle Azòre".Ignoranti anche Platone e Aristotele?
O, piuttosto, satellitari (visto che, stando almeno a questa interpretazione
di Smith che è ancora quella attuale, i due sarebbero addirittura
a conoscenza del Mar Sargasso)? O invece, malintesi, con
un Mar Atlantico per loro tutto diverso da quello che è per noi
oggi? Un Mar Atlantico come quello che racconta Crizia,
il Mar di Atlante al di là di quella bocca che i Greci chiamavano
Colonne d'Ercole, dove c'era un'isola, e da quest'isola se ne raggiungevano
altre, e da quelle la terra che tutto circonda, vero continente...Ignoranti
gli Antichi?
C'è una parabola che oggi viene raccontata, però, come
fosse una barzelletta. O almeno come caricatura di una verifica
scientifica. È quella del pazzo in autostrada, contromano. Ha la
radio accesa, il pazzo. E si sente dire: "Attenzione! Attenzione!
Annuncio speciale! C'è un pazzo contromano in autostrada sul tratto...".
E lui, il pazzo: "Come uno? Sono dieci! Sono cento, i pazzi
contromano!...". All'inizio inizio pilotando questa ricerca
contro ogni rotta solita e ogni ragionevole ipotesi pensavo di tenerla
da conto ché si sarebbe prestata bene a un autoritratto, appena
fosse finito tutto, dentro una bolla di sapone. Poi, però... Man
mano, invece saltando corsia e percorrendo quella degli Antichi
e leggendo di più, e di meglio, e con fiducia, e rispetto gli Antichi
più antichi il sospetto è venuto sugli altri, sui Moderni.
E se
fossero loro, invece, contromano?E se fossero loro a uscire, davvero,
da Colonne sbagliate? E trovarsi in fila, allineati, solo rispetto
alle fonti antiche più recenti? E trovarsi, invece, contromano rispetto
agli Antichi più antichi? In molti non devono conoscerla... Qualche
dubbio, sennò, uscendo controvento da quelle Colonne di Ercole a
Gibilterra, e approdando via via a cento città o isole fantastiche
senza mai un riscontro archeologico qualche dubbio, almeno, anche
a loro sarebbe pur venuto.
Nel Far West di Erodoto
Dov'erano nel V secolo a.C.? Lo storico non lo dice mai. Anzi...
Può la Geografia nascondere la Storia? Può una mappa sbagliata affogare
i Miti più antichi - Atlantide compresa - in un mare di oblio? O
nell'Atlantico? Erano davvero a Gibilterra le primissime Colonne
d'Ercole? O piuttosto al Canale di Sicilia, dove mostri e fondali
spaventavano i marinai più antichi? Insomma: chi e quando ha messo
quelle Colonne laggiù? Davvero Ercole? E Tartesso, l'Eldorado dell'Argento
che Erodoto mette "al di là delle Colonne", era veramente
Spagna? E perché mai il grande Reporter dell'Antichità ne parla
insieme alla Corsica?Il libro di Sergio Frau (Le Colonne d'Ercole,
un'inchiesta, in libreria dalla fine di aprile 2002) dopo una lunga
sosta lì, a Tartesso, per capirlo davvero quel paradiso dei metalli
che gli archeologhi spagnoli cercano da secoli senza trovarlo (e
che biblisti famosi come Ravasi ipotizzano in Sardegna), e dopo
aver constatato che nessuna vera prova lega la Tartesso di Erodoto
alla costa iberica sull'Atlantico di oggi, parte per un censimento
delle altre Colonne di Ercole & Erodoto trovandone alcune assai
sospette. L'Atena Nera dei Tunisini
la Tartesso dei vecchi vecchissimi e dell'argento i Celti, ma di
Spagna il favoloso popolo degli Atlanti che non ha mai nomi propri
e che non sogna mai... Sembra
Macondo. E' Erodoto.
Tre volte Erodoto parla di Tartesso. Una sola
volta, però, ne racconta la posizione "al di là delle Colonne
di Ercole" che, per lui, sono sì a Occidente, ma in un Occidente
Rompicapo, scombussolato, sconfinato, senza segnaletica, né indirizzi
precisi. Quindi, questa nuova tappa è tutta dedicata a verificare
Erodoto e le sue Colonne: quando ne parla, dove le mette di preciso?Dieci
volte Erodoto le nomina. Una doppia coppia le abbiamo già viste
(piazzate prima di quel Capo Solòeis, che lui giura "sulla
costa settentrionale di Lybia", le prime due dopo Cirene ma
prima di arrivare a Tartesso, le altre due). Ora siamo a caccia
di tutte quelle che mancano. Erodoto ne accenna sempre di striscio,
le dà per scontate. Quasi a dire: "chi non le conosce?".
Un po' come facevamo noi con la Cortina di Ferro o il Pericolo Giallo...
Vallo a trovare, poi, il ferro della Cortina... O il giallo della
Paura... Per quest'inchiesta, le Colonne di Erodoto, a trovarle
davvero, sono importanti quanto quelle d'Ercole, forse di più: fondamentali
per stabilire, perlomeno, la sua visione del mondo, per segnare
dove iniziava - secondo lui che la sapeva più lunga di tutti - il
Far West dei Greci antichi più antichi.Erodoto
scrive nel V secolo prima di Cristo. E' vissuto, all'incirca, tra
il 485 e il 425. Ha viaggiato molto. Capiva la gente che incontrava.
L'ascoltava. E la rispettava. Si serve, quasi sempre, di fonti buone...
E, così, succhia da Delfi quanto e quando può, facendosi sempre
dettagliatissimo, minuzioso, ogni volta che le sue Storie intersecano
storie che riguardano e coinvolgono la città della Pizia, sacra
ad Apollo. Per un autore, sciacquare le proprie informazioni lì,
a Delfi, era sempre una garanzia. Erodoto deve averlo fatto. Anche
per questo è così importante, ora, qui, la sua testimonianza.Il
suo Mar di Atlante. Altro giro, dunque, altre Colonne, da rintracciare
in giro, zigzagando con Erodoto, in Erodoto. Eccolo, nel suo primo
libro, che sta giusto finendo di separare i mari di allora. Dà per
sottinteso che le Colonne di cui sta parlando siano quelle d'Eracle:
"Il Mar Caspio sta a sé, senza mescolarsi con l'altro mare.
Tutto il mare che i Greci navigano, infatti, e quello fuori dalle
Colonne (exo steleon), chiamato Atlantis (ovvero "di Atlante",
o "Atlantico", ndr), e il Mare Eritreo (ovvero: bruciato,
Rosso, ndr) sono un mare solo".Leggi
e che fai? Corri di corsa alle note. Ma ci trovi solo: "L'idea
è che Oceano circonda tutte le terre emerse, dal che si deduce che
l'Atlantico e l'Oceano Indiano dovrebbero comunicare circondando
l'Africa". Ma non è così! Quello è Omero che fa circondare
tutto da Oceano... Di Oceano, sì, che Erodoto ne parla, ma in tutt'altri
termini (II. 23) come a distinguerlo da quell'Atlantico che lui
piazza, sicuro, al di là delle Colonne e su cui si sente di poter
testimoniare senza dubbi. Mentre invece: "Chi poi, parlando
dell'Oceano, ha portato il racconto su cose sconosciute, non può
neppure essere confutato da parte mia non conosco l'esistenza di
un fiume Oceano credo, invece, che Omero o uno dei poeti vissuti
prima, abbia inventato il nome e lo abbia introdotto nella poesia"."Atlantis",
dunque... Mar Rosso dunque... Ma un "Atlantis" come isolato
e, comunque, ben distinto da Okeanòs, pare. E un Mar Rosso strano
che non sai ancora bene qual è, dov'è, quant'è. Va be', vedremo...
I Liguri ma di Spagna. Secondo
libro (par. 33), seconde Colonne. Sempre Colonne di Eracle &
Erodoto insieme: "Il fiume Istro (il Danubio, ndr), infatti,
che nasce dal territorio dei Celti e dalla città di Pirene, scorrendo
divide a metà l'Europa. I Celti stanno oltre le Colonne di Eracle
e confinano con i Cinesii, che sono gli ultimi verso Occidente degli
abitanti dell'Europa. Scorrendo per tutta Europa, l'Istro finisce
in mare, nel Ponto Eusino (il Mar Nero, ndr), là dove i coloni di
Mileto abitano l'Istria". L'affollamento
al di là di Gibilterra di queste genti celtiche che - si sa - hanno
fatto da cuore all'Europa appare assai bizzarro, sospetto. Avendo
già in testa dei dubbi, poi... Lo diventa ancor più quando
uno cerca d'informarsi su chi fossero mai, di preciso, questi Cinesii,
loro confinanti. Nelle enciclopedie e nei dizionari di Antichità
classiche i Cinesii sono ormai in via di estinzione. Anzi, di fatto,
sono estinti. Spariti dalla Utet, dalla Garzantina, dalla vecchia
Pomba, dallo Zingarelli... Nel dizionario di greco Schenkl-Brunetti
giusto un cenno: "Popolo iberico. Erod.". Nel Gemoll:
lo stesso...La Treccani?
Dio la strabenedica la Treccani!Cinèsii?
"Antica popolazione di origine ligure (!!!), della parte sud
occidentale della penisola iberica nella regione odierna dell'Algarve.
Per Erodoto i C. al di là delle Colonne d'Ercole erano l'ultimo
popolo d'Europa a Occidente. Dopo l'espansione iberica (III sec.
a.C.) scomparvero". Sopravvivono, i Cinesii, anche in cinque
righe del Devoto-Oli che ne parla, con la loro "s" diventata
"t": "Cinèti: s. etnico. Antica popolazione di origine
ligure (!), costituente secondo Erodoto l'ultimo popolo di Europa
ad Occidente, scomparsa dopo l'espansione iberica". Devoto
era uno che sui popoli antichi d'Italia la sapeva lunga... Dev'essere
merito suo, se anche qui i Cinesii-Cineti ci sono ancora. Senza
questa testimonianza di Erodoto a spingerli ai confini del mondo,
al di là delle Colonne d'Ercole, questi Cinesii tenderebbero quindi
a starsene, più o meno tranquillamente in Liguria.
I Celti di Spagna? Proprio
così. Proprio come i loro vicini, quell'Internazionale dei Celti
che - di suo - starebbe bene lì, dove davvero nasce il Danubio,
e dove ce li siamo sempre immaginati finora: a far da cuore al Vecchio
Continente visto che lì anche l'archeologia ce ne dà testimonianza...
Tanto è vero che poi, invece, piazzati laggiù, al di là delle Colonne
di Gibilterra, in Spagna, stupiscono un po' tutti. Persino
José Luis Maya González, titolare della Cattedra di Preistoria a
Barcellona, strabilia... Maya González ha scavato e frugato un po'
ovunque in Spagna. Ne ha bucato i millenni: Neolitico, Età del Bronzo,
del Ferro... E scrive: "Nonostante il termine Celti venga associato
di solito all'Europa a Nord delle Alpi e alle fonti del Danubio,
paradossalmente alcuni dei più antichi riferimenti a queste popolazioni
segnalano la loro presenza nella penisola iberica. E' questo il
caso di Erodoto, al quale abbiamo già accennato parlando della presenza
celtica oltre le Colonne d'Ercole o Stretto di Gibilterra e, pertanto,
vicino alle coste atlantiche e in prossimità della popolazione più
occidentale". Quindi: i Celti sono paradossalmente finiti lì,
solo in quanto Erodoto li mette al di là delle Colonne d'Ercole
che - normalmente, abitualmente - indicano Gibilterra, pertanto...Cerchi
i Celti anche nel Superdizionario di Venceslas Kruta (Les Celtes,
Bouquins Laffont) e prima ti ritrovi, sì, catapultato tra tanti
Spagnoli celteggianti alla lontana, ma poi frughi meglio e vedi
che anche a lui - che, poi, è il Gran Sacerdote del Mondo Celtico
- questi altri Celti finiti laggiù, da un punto di vista reperti
archeologici datati al V secolo (che sarebbe quello giusto), mica
lo convincono poi così tanto... Kruta,
dunque, pagina 123: "Le migrazioni storiche dei Celti in Italia
e nelle regioni danubiane avevano fornito agli specialisti i fondamenti
di un modello di popolamento celtico dell'Europa che si sarebbe
effettuato attraverso l'espansione progressiva a partire da un nucleo
centrale, identificato nell'area hallstattiana centro-occidentale
che copre il Nord-est e l'Est della Francia attuale, il Sud del
Belgio, la Germania meridionale, la Svizzera, la parte occidentale
dell'Austria e la Boemia".E la Spagna, no?Prosegue
così Kruta: "E' a partire da questo nucleo iniziale che i Celti
avrebbero proceduto a partire dal VI secolo a. C., non solamente
verso sud e il sud-est ma ugualmente verso ovest e il sud-ovest".Sì,
ma la Spagna? Continua
Kruta: "Gli indizi delle tappe di questa espansione, che non
erano attestati nelle fonti, dovevano dunque essere cercati nella
diffusione di materiali hallstattiani propri di quest'area culturale
o in quella di materiali del tipo La Tène più recenti. Si è potuto
stabilire il modello radiale,
a prima vista molto soddisfacente, che figura nella maggior parte
delle sintesi consacrate ai Celti, anche di data molto recente".
Un irradiamento dal cuore
dell'Europa, dunque. Ora, però, ci sarà la Spagna... Eccola, infatti:
"E' vero che il caso dei Celti della penisola Iberica si integra
abbastanza male in questo schema, ma ci si accanisce a segnalare
elementi hallstattiani o di La Tène adatti a perorare l'esistenza
di legami diretti che li avrebbero uniti ai Celti storici o ai loro
antenati hallstattiani... Il risultato non fu mai molto convincente...".
Insomma: neanche Kruta
riesce a vederli laggiù, questi Celti di Spagna. Niente di definitivo,
certo... Soprattutto, poi, dovendo capire se è corretto usarli come
leve per spostar Colonne. Resta
comunque agli Atti: 1) il fatto che i reperti archeologici danno,
per lo più, i Celti nel cuore dell'Europa 2) che uno spagnolo che
la sa davvero lunga dice che è "paradossale" che Erodoto
glieli piazzi lì, da lui, quei Celti e che lì ci azzeccano pochissimo
3) che - fatto questo, però, ancora più paradossale - li piazzi
soltanto lì, "al di là delle colonne d'Ercole" proprio
dove nasce anche quel "suo" Danubio dei Pirenei. Chiaro
no? No. Ma è, pur sempre, Erodoto... Ed Erodoto, ovviamente, è Erodoto...
Come non credergli? Si
può ammettere, magari, che sbagli sulle sorgenti dell'Istro-Danubio.
Che non sappia nulla di quelle sorgenti nella Selva Nera... Ma con
condiscendenza come si fa sempre con i geni che, si sa, poi, con
le cose pratiche... Ma, certo, non sui popoli che sono il suo forte... Quindi
- dovendo proprio scegliere, e sacrificare una parte della sua testimonianza
- si preferisce farlo sbagliare su quella città di Pirene (a far
da sorgente all'Istro), piuttosto che sui Celti e i Cinesii-Liguri
talmente spaesati lassù, in Algarve, che neppure chi li studia,
poi, riesce a immaginarseli lì, davvero... Così
i Celti, però - pur di dar ragione al grande storico, pur senza
riscontri archeologici sostanziali - vengono trascinati in Spagna
a far la parte - impapocchiati un po' - di "Celtiberi"
termine questo che, però - secondo Maya González - compare soltanto
a partire dall'invasione romana della Spagna... E quei Liguri d'esportazione,
allora? Anche quei Liguri-Cinesii sono finiti laggiù - ma solo per
sparire subito - al di là di Gibilterra, dove nessuno, però, ne
ha mai trovato traccia. Pausa di riflessione! E' mai possibile, però, che appena Erodoto mette
qualcosa (come Tartesso) o qualcuno (come questi Cinesii) al di
là delle Colonne di Ercole, questi finiscano sempre per sparire?
E, per di più, senza mai lasciare nessuna traccia? Chiaro che, poi,
le Colonne facessero tanta paura... Che nessuno s'azzardasse mai
al di là... Appena le superi scompari! Ma, davvero, Erodoto metteva
"là" le sue Colonne? A Gibilterra? E chi lo dice? Finora
lui no! Se c'è una cosa chiara a noi moderni è che le Colonne d'Ercole
sono i Confini del Mondo degli Antichi, il Finis Terrae, il Limite
Estremo, il Non Plus Ultra... Erodoto, ora, invece - almeno a leggerlo
con quel dubbio degli inizi in testa - ce ne sta affollando il suo
Aldilà con popoli, e genti, e ciglioni abitati che punterebbero
dritti dritti verso le Americhe... Strano.
Strano ma vero!
I luoghi degli antichi - Alla ricerca dei mitici limiti
di quel mondo
La "Cortina" mediterranea che
"spaccava" greci e fenici
Forse le vere Colonne
d'Ercole erano là, all'altezza di Malta nella morsa invalicabile
tra Capo Bon e il Lilibeo
Chi
e quando ha messo le Colonne d'Ercole a Gibilterra? Davvero già
nel V e IV secolo a. C. erano
laggiù? Iniziava lì il Far West dei
primi Greci? E quelle loro Isole Incantate? I testimoni di epoca
alta, a spingerli nell'Atlantico di oggi, suonano strani, falsi,
spaesati. Talvolta assurdi... Tutti gli indizi, invece, conducono
qui: al Canale di Sicilia! Dopo aver rischiato con gli Argonauti
il naufragio nelle Sirti, l'enorme pozzanghera tra Libia e Tunisia...
Dopo essersi imbattuti nei primi Giardini delle Esperidi (sempre
lì in zona, prima che, con Roma, finissero sulla costa oceanica
del Marocco)... Dopo aver constatato che - in quel mare subdolo
tra Sicilia e Africa - si affollano disastri e paure dei naviganti
di 2500 anni fa... Dopo aver verbalizzato anche che sia l'Aristotele
più certificato, come il Platone di Atlantide parlano di basse profondità
"al di là delle Colonne d'Ercole"... Dopo aver misurato
lo Stretto di Gibilterra che nel punto meno fondo ha pur sempre
300 metri d'acqua... Dopo tutto ciò, il libro trova quella che tutti
considerano la Cortina di Ferro che spartiva il mondo tra Greci
e Fenici: erano lì le Colonne?
(Dal libro di Sergio Frau "Le
Colonne d'Ercole. Un'inchiesta" - edito da NurNeon,
pagg. 672, euro 30, in uscita a fine aprile 2002 - anticipiamo oggi,
parte del capitolo "La Frontiera".)
Fernand
Braudel: "Grandi contrasti spezzano l'immagine una del mare:
il Nord non è, non può essere il Sud e ancor più, l'Ovest non è
l'Est. Il Mediterraneo è troppo allungato secondo i paralleli e
la soglia di Sicilia lo spacca in due, più ancora che riunirne i
frammenti". E Sabatino
Moscati: "Cartagine, sembra evidente, volle calare come una
Cortina di Ferro a metà
del Mediterraneo, per sbarrare ai Greci la via dell'Occidente: di
tale Cortina di Ferro possiamo
ormai seguire la dislocazione dal Capo Bon, su per Pantelleria e
Malta fino alla Sicilia occidentale e al territorio sardo: queste
sono le premesse dello scontro con Roma". E Moscati, sempre
nello stesso Quaderno N. 238 dell'Accademia Nazionale dei Lincei
(del 1978), ma solo un po' più giù: "Forte di quei punti di
appoggio, Cartagine esercitò un controllo finora insospettato nella
zona centrale del Mediterraneo, fortificando il Capo Bon, insediandosi
a Pantelleria e a Malta, dominando il triangolo occidentale della
Sicilia e, sostanzialmente, tutta la Sardegna. Al di là di questa
zona, la sovranità politica di Cartagine sulle coste mediterranee
fu piena fino allo scontro con Roma". Moscati
allo studio e allo scavo del mondo fenicio-punico ha dedicato la
vita. Se lo dice c'è da credergli. Mica è un sogno, questo. E
neppure un abbaglio. Non
è neanche un flash: è solo geopolitica. Archeo-geo-politica... Ed
è proprio una Frontiera, quella di cui parla Moscati! E per di più
fortificata! Limite per i Greci! Controllo assoluto del resto del
Mar d'Occidente! Che senso hanno, allora, a quel punto, proprio
in quegli anni delle altre Colonne/Frontiera
a sorvegliare Gibilterra?
Che senso può avere cominciare a provar
paura a Gibilterra, se poi, invece, era, da qualche parte qui, al
Canale, in mezzo a tutti gli antichi mostri, la Cortina di
Ferro più rischiosa dell'Antichità? Greci,
Fenici... Stessa razza, stessa faccia? Tutti parenti
di Cadmo, quindi tutti fratelli? Neanche
per idea! Non se ne parla proprio. Soprattutto quando si tratta
di fare affari d'oro o traffico d'argento! Le fonti - basta cercarle,
le hanno indagate studiosi attenti - raccontano di guerre, tensioni,
distruzioni, scaramucce, prepotenze, e sempre lì. Due, tre secoli
di guerra a "bassa intensità", ma con fiammate improvvise
e terrori costanti. E',
ancor oggi, una Fortezza, Malta. Ha le mura più belle, più possenti,
più dorate del mondo. Di un tufo che, se il Sole vuole, e ci si
mette d'impegno a colpirle, e tramonta bene, e le carezza nella
maniera giusta, s'accendono tutte di uno strampalato color arancio,
che ci sembra passato Andy Warhol a dipingerle. Anche
il Numero Uno dell'Archeologia tunisina M'hamed Hassine Fantar,
subito di là dal Canale, scrive a pagina 99 de Les Phéniciens
en Méditerranée: "Conficcata
nel cuore del Mediterraneo, Malta, agli occhi dei Fenici, rivestiva
un altissimo valore strategico. Essa era fondamentale, indispensabile
alla protezione delle loro zone d'influenza". E Michel Gras,
nel suo splendido Il Mediterraneo
nell'età arcaica, edito
dalla Fondazione Paestum: "Cartagine, al fondo del grande golfo
sorvegliato da Capo Bon, ad est, e dal Capo Farina, ad ovest, si
trova in una posizione nello stesso tempo centrale e marginale.
Centrale, perché è situata nel punto di massimo restringimento del
Mediterraneo ciò nonostante è marginale, dal momento che non fa
pienamente parte né del
bacino orientale né di quello occidentale...". E,
comunque, da lì sorvegliava tutto. Riusciva persino a vedere le
navi che mettevano in mare quelli di Sicilia, dicono tutti...
Insomma:
potrebbe anche essere successo che la Frontiera fosse qui, e che
invece le Colonne d'Ercole fossero laggiù, a Gibilterra...Ma allora
perché non ce ne è uno - dei Sapienti perquisiti finora - che ce
lo dica! Che lo giuri. Che - almeno a parole - te la blindi Gibilterra,
quant'era blindato il Canale! Ma allora, se davvero così è stato
- se, davvero, le prime Colonne fossero state laggiù - be', allora
si sarebbe trattato davvero di una trappola, un altro dei famosi
sotterfugi di quei subdoli Fenici: un Mediterraneo d'Occidente dove
si entra tranquilli tranquilli e...Poi, a sorpresa - zac! - la tagliola
fenicia! E sei ingabbiato lì, nel territorio nemico...L'hanno
fatto, davvero? Le fonti più antiche - quelle fino a metà del III
secolo a.C., almeno - non lo dicono. Anzi...Nessuno degli autori
più importanti di epoca alta - li abbiamo perquisiti insieme - piazza
con certezza le Colonne più famose della Storia e della Geografia
- a Gibilterra. Anzi... Più ci si informa, più le Colonne si avvicinano.
Del resto la linea di guerra era proprio qui, al Canale. Mario Attilio
Levi: "...Nella parte occidentale dell'isola (della Sicilia,
Ndr), e soprattutto a Lilibeo e sul monte Erice, vi erano posizioni
imprendibili, contro le quali i Greci non riuscirono mai a compiere
azioni che potessero mettere in pericolo il dominio cartaginese.
Le posizioni insulari cartaginesi di Malta, Gozo e Lampedusa rafforzavano
il predominio del Mediterraneo centrale e il controllo sul Canale
di Sicilia".Un po' più su... Un po' più giù... Ma dov'erano,
le Colonne, di preciso? L'importante per Cartagine è sempre stato
di non lasciare mai, in mani altrui, quella tenaglia formata dal
Lilibeo e Capo Bon. E, a Ovest di quella soglia, il Far West degli
Antichi. Oggi ci vai a Capo Bon e sul telefonino ti si scrive: "Trapani".
E' il Paradiso, per loro, Trapani.
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Chi ha messo le colonne d'Ercole a Gibilterra
Se Erodoto viene preso per un pazzo
Nel Far West di Erodoto
La "Cortina" mediterranea