I FRATI CAPPUCCINI IN LOMBARDIA
I cappuccini in Lombardia (1535)
In Lombardia furono presenti fino alla soppressione
del 1805 con due province: la provincia di Milano che comprendeva tutto il Ducato, e la Provincia di
Brescia, che comprendeva i territori lombardi della Repubblica di Venezia. Dalla soppressione Napoleonica,
rinacque la sola provincia di Lombardia dedicata a S. Carlo Borromeo che amò e accolse benevolmente i
cappuccini nella sua Milano e ne permise la diffusione nella sua diocesi. Giunsero a Milano nel 1535
e presero dimora presso la cappella Ducale di S. Giovanni alla Vedra o alla Vipera, ove si trova l'attuale
Via Vepra, parallela a Via Moisé Loria nei pressi di via Foppa. Nel 1542 abbandonarono questo luogo per
il convento di S. Vittore all'Olmo. Nel 1591 aprirono quello dell'immacolata Concezione, il famoso convento
di Porta Orientale de "I Promessi Sposi". In questi due luoghi vissero l'osservanza dei Santo Vangelo,
prodigandosi, nei momenti più tragici, per il servizio anche materiale, ad esempio la peste descritta
dal Manzoni, dei popolo milanese. Il convento di S. Vittore fu soppresso nel 1805, quello della Concezione
il 26 aprile 1810.
IL MUSEO
E' una struttura innovativa, costituita dall'insieme delle chiese, dei conventi e dei luoghi più
significativi del vissuto cappuccino, dove sono dislocate le opere che si intendono valorizzare. Bergamo,
Salò, Albino, Cremona e molte altre sedi, renderanno fruibili le opere da essi custodite e tutti gli
altri beni di proprietà o di pertinenza. Non vogliamo fare cultura, ma semplicemente proporre e gustare
quella che ci hanno tramandato i nostri padri. Collocandoci nel solco della tradizione cappuccina
"perché noi siam come il mare, che riceve acqua da tutte le parti e la torna a distribuire a tutti i
fiumi" offriamo il luogo dove osservare, ascoltare e consultare: gli oggetti esposti, le conferenze e
i documenti storici. In una parola, assimilare il cibo per la mente. In tale ambito si inserisce questa
prima mostra sui Bellintani. Con Mattia, scrittore di grande produzione qualitativa, amico di S. Carlo
e Federico Borromeo, che rappresenta il lato spirituale del vissuto cappuccino; con Paolo, direttore
dei Lazzaretto di Milano, Brescia e Marsiglia tra gli altri, che agisce più sul piano delle opere pratiche,
tipiche dei frati, mentre Giovanni, grazie all'intensa divulgazione delle opere dei fratelli, ben rappresenta
quella dedizione agli altri che da sempre accompagna la storia dell'Ordine.
Un'esposizione, quindi,
non solo storica, ma che con i suoi dipinti, oggetti e manoscritti, la maggior parte inediti e altri
di notevole valore artistico e ìconografico, intende offrire una opportunità unica per apprezzare e studiare
un ricco patrimonio culturale che da molto tempo attende di essere condiviso.
LA SCELTA
DELLE OPERE PITTORICHE
Per la scelta dei dipinti esposti si sono utilizzati criteri di pertinenza
in base all'epoca di realizzazione, privilegiando le opere datate tra il XV e il XVII secolo, e valutando
l'importanza artistica, storica o il collegamento con il soggetto rappresentato e la filosofia della
mostra. Tutto questo per la creazione di un percorso organico che porti il visitatore nel clima socioculturale
dell'epoca così da consentire la comprensione della vita quotidiana della popolazione, l'operato dei
frati Cappuccini e, anche le proprie radici storiche. L'inaugurazione dei Museo dei Beni Culturali Cappuccini
e della mostra i Bellintani, 3 fratelli cappuccini nella Milano dei '600" ha consentito la revisione
della catalogazione delle opere in possesso della Provincia di Lombardia dei Frati Minori Cappuccini
e un primo lavoro di restauro conservativo. La preparazione della mostra si è rivelata importante anche
per una definitiva attribuzione delle opere. Alcune, eseguite da autori ignoti sulle quali si sta attuando
una ricerca in collaborazione con storici dell'arte di fama internazionale, potrebbero, in base a più
attente valutazioni, rivelarsi di notevole interesse artistico e storico e risultare passibili di attribuzioni
ad importanti autori. Il percorso della mostra è strutturato su due livelli. Nella prima parte del museo
è esposto il corpus principale della mostra. Tra i dipinti e i disegni che compongono questa parte dell'esposìzIone
spicca "Lilium inter spinas" splendido disegno eseguito da Camillo Procaccini, si stima, intorno al 1590.
Opera di straordinaria importanza storico artistica e iconografica, è stata scelta come simbolo della
mostra. Tra le altre opere vi sono dipinti di pittori che molto hanno lavorato per l'ambiente cappuccino.
il Piazzi, il Vimercati, il Ricchi. il Dolfino, e altri attribuiti ad artisti della cerchia del Moncalvo
e alla scuola del Veronese. Tutte queste opere permetteranno una revisione dell'operato artistico di
questi importanti autori. Nella sala superiore sono, invece, esposte opere di epoca piu recente (XVIII-XIX
secolo) che, per l'importanza artistica e per i collegamenti con le varie tematiche sviluppate nell'esposizíone,
ben si prestano a completare il percorso. E' importante rilevare che la maggior parte delle opere in
questione non è mai stata esposta al pubblico prima d'ora. L'intento del curatore della mostra, Luca
Temolo Dall'Igna, è quello di favorire, in questo modo, lo sviluppo di gruppi di discussione con diverse
competenze per contribuire a un maggiore approfondimento sulle opere stesse e a una maggior divulgazione
e conoscenza del patrimonio artistico culturale dei Beni Culturali Cappuccini
MANOSCRITTI,
LIBRI E OGGETTI
Accanto alle opere pittoriche sono esposti manoscritti e libri relativi alla
vita e alle opere dei fratelli Bellintani permettendo così di apprezzare il loro operato e la loro importanza
per l'Ordine dei Frati Cappuccini. Sono altresì esposti al pubblico importanti manoscritti e volumi antichi
che già ora sono oggetto d'analisi da parte di studiosi di tutto il mondo. Seguendo il percorso espositivo
e partecipando agli incontri, dopo 466 anni, si potranno conoscere i fratelli Bellintani grazie al lavoro
di documentazione e di ricerca effettuato da padre Fedele Merelli, uno dei maggiori esperti sull'argomento.
Il percorso espositivo è completato con oggetti relativi alla vita quotidiana dei frati Cappuccini a
partire dal XVI secolo, che illustrano lo stile di vita dell'Ordine. L'interazione fra il pubblico e
i Beni Culturali Cappuccini è il valore aggiunto della manifestazione. Infatti, sarà possibile integrare
la visita con studi e ricerche, su appuntamento, direttamente sui volumi e sui manoscritti non esposti,
ma conservati nella Biblioteca Archivio.
I Bellintani, vita e storia dei tre fratelli
I Bellintani, "tre frati fratelli"
da Salò, hanno segnato non solo la vita dei Cappuccini, ma la stessa cultura cittadina. Mattia, Paolo
e Giovanni vissero fra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII e le loro personalità offrono uno spaccato
interessantissimo della vita cappuccina. Paolo, direttore del Lazzaretto, lo si ricorda operoso durante
le pestilenze, tant'è che a lui è dedicato il largo tra via Lecco e viale Tunisia. Mattia predicatore
e scrittore spirituale fu in contatto stretto con San Carlo e Federico Borromeo; mentre Giovanni è ricordato
come paziente editore del fratello e curatore delle sue opere.
Padre Mattia Bellintani da Salò
è l'unico di cui possediamo, grazie ad una cronologia scritta dal fratello Giovanni, gli estremi esatti
della vita: nacque il 29 giugno 1535 e mori il 20 luglio 1611. Amico di San Carlo e di Federico Borromeo
predicò in molte città d'Italia, in Francia e a Praga. Fondò numerosi conventi e servì l'Ordine con incarichi
di responsabilità. Fu, per esempio, Ministro provinciale della Provincia cappuccina di Brescia durante
l'interdetto Veneto (1606) e l'espulsione dei religiosi dagli stati veneti. Fu uno scrittore spirituale
di grande valore: la sua "Pratica dell'orazione mentale" del 1584 era stimata da San Carlo e proposta
al popolo di Dio. Padre Mattia, tra l'altro, scrisse per San Carlo un libretto di meditazioni da viaggio
dedicato alla Passione di Cristo. L'importanza di questo padre cappuccino va cercata nel suo essere il
rappresentante della spiritualità della Riforma cattolica scaturita dal Concilio di Trento: una spiritualità
adatta ai religiosi ma anche ai laici. Inoltre, il modo concreto con il quale è proposta la meditazione
dei misteri della vita di Cristo, ha senz'altro influenzato anche il pensiero artistico dell'epoca. Questo
aspetto, adeguatamente messo in rilievo nella mostra, con riferimenti incrociati tra dipinti, testi,
libri e oggetti, sarà ulteriormente approfondito nelle conferenze proposte. Padre Mattia Bellintani,
scrittore prolifico, fu autore, fra l'altro, di un'interessantissima storia cappuccina, si occupò anche
di aspetti politici come emerge da un epistolario parzialmente inedito con Orazio Mancini. Di Padre Paolo
Bellintani da Salò non conosciamo né la data esatta della nascita né quella della morte. Una datazione
approssimativa della sua vita ci viene da alcune informazioni che lo hanno descritto come "partecipe"
alla battaglia di Lepanto. Da alcune sue lettere si sa, poi, che curò degli infetti a Messina. Durante
la peste del 1576, fu il responsabile del Lazzaretto di Milano e in seguito venne inviato da San Carlo
al Lazzaretto di Brescia, come documentano alcune lettere già pubblicate, per porvi ordine. Inoltre ha
offerto la sua esperienza nella cura degli appestati durante l'epidemia che colpì Marsiglia. Anche se
di Padre Paolo esiste un solo ritratto, la sua vita, scandita dall'indubbio valore sociale, è di ricco
e importante esempio per le nuove e future generazioni.
Padre Giovanni Bellintani da Salò è meno
conosciuto dei suoi fratelli. Di lui sappiamo solo che curò la pubblicazione di alcune opere di padre
Mattia dopo la sua morte. L'importanza di Padre Giovanni è principalmente di tipo editoriale anche se,
per il fatto di aver seguito la vita dei due fratelli, diviene un utile testimone per gli studi sulla
cultura dell'epoca.
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