GALAZIA
Nel 278 a.C. Brenno, omonimo del condottiero che un secolo prima sconfisse i Romani, invase la Pannonia e da lì, attraverso l’Illiria, giunse in Grecia, distruggendo Delfi, dove venne ferito. Tra il 278 a.C. ed il 270 a.C., trovando resistenza in Grecia, in particolare in Macedonia, una parte della popolazione celtica attraversò lo stretto dei Dardanelli e si stanziò a ridosso della Bitinia, approfittando anche dell’invito del re locale Nicomede, che, in cambio di territori, li assoldò come mercenari per conquistare l’Anatolia ed avere uno stato cuscinetto con i Frigi. La loro espansione ed i loro saccheggi furono interrotti dall’imperatore di Siria Antioco I, che li sottomise e li confinò in Galazia, regione nei pressi di Ankara. Successivamente, nel 230 a.C., il re di Pergamo Attalo I, sconfigge i Galati che si erano ribellati e fa erigere, come segno di trionfo, dei gruppi marmorei che nel 223 a.C. il re di Pergamo aveva posto sull'acropoli della città per celebrare la vittoria.
Si tratta del cosiddetto "grande donario pergameno", definizione che allude alla grandezza delle statue che lo componevano e che lo distingue dal "piccolo donario" eretto sull'acropoli di Atene, costituito di statue di minori dimensioni (m.1,20), con cui i Pergameni intendevano celebrare la loro definitiva vittoria sui Galati (168/166 a. C.). I galati rappresentati, pur idealizzati nell'espressione artistica, riproducono l'immagine tramandata dall'Ellenismo di un popolo forte e indomabile, fiero anche nella sconfitta.
Galata Morente
E' rappresentato in questa
scultura un guerriero galata in punto di morte. L'immagine riproduce attributi
fisionomici tipici dei Celti e un armamento di concezione gallica. Il guerriero
è colto in punto di morte, mentre il corpo si accascia sullo scudo, con il
quale i Celti si opponevano al nemico celando il corpo nudo. Dal plinto (lo
scudo) si staglia il combattente con il torso flesso e ruotato verso destra a
far risaltare l'incisione della ferita. Il braccio sinistro è piegato, la mano
appoggiata e in pressione sulla coscia destra. Da notare sopra il collo la
collana celtica detta torquis. Molto accurato appare anche il volto.
L' originale di questa statua probabilmente era in bronzo, e non possiamo fare a
meno di notare l'abilità dello scultore romano nel ricreare un'opera così
ricca di pathos.
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