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Sembra accertato che Amenemhe, visir durante la XI dinastia, non fosse altri
che il futuro Ammenemes I, per dargli il nome usato da Manetone. C'è da
supporre che a un dato momento egli congiurasse contro il suo regale signore e,
forse dopo alcuni anni di disordini, salisse al trono al suo posto. Una recente
scoperta rende l'ipotesi assai verosimile: un'iscrizione della XVIII dinastia,
proveniente dal terzo pilone del tempio di Karnak, nomina dopo Nebhepetra, e
Sankhkara, un "padre del dio" Senwosre, che dato il suo titolo non può
essere altri che il non regale genitore di Ammenemes I.
Nel museo di Leningrado si conserva un papiro il cui unico scopo è la
glorificazione di questo sovrano e che perciò deve esser stato composto durante
il suo regno o non molto tempo dopo. Vi si narra come il re Snofru, volendosi
divertire, chiedesse ai suoi cortigiani di trovare un uomo intelligente che
sapesse offrirgli lo svago desiderato. Gli fu consigliato un sacerdote di
Bubastis, certo Neferti, il quale, alla richiesta del sovrano di dirgli
qualcosa sul futuro anziché sul passato, si lanciò nella descrizione di una
imminente catastrofe. Tuttavia alla fine sarebbe giunta la salvezza.
La discendenza di Ammenemes I da stirpe non regale è indicata abbastanza
chiaramente, perché l'espressione "figlio di Qualcuno" era
d'uso comune per designare un uomo nato da buona famiglia, ma non di origine
principesca. Si chiamava Ta-Sti il primo nomo dell'Alto Egitto di cui
Elefantina era la capitale e dove la popolazione era certo in parte di razza
nubiana.
Ameny è un'abbreviazione ben accertata di Amenemhe, che Manetone grecizzò
in Ammenemes. Amenemhe significa "Amon è di fronte". E’
chiaro che Ammenemes I si considerava l'iniziatore di una nuova epoca; infatti
egli adottò come nome di Horus l'epiteto di Weham-meswe, "Ripetitore
di Nascite", metafora derivata dalla rinascita mensile della luna.
E' evidente che il primo Ammenemes mirò a garantirsi un potere assoluto
analogo a quello dei faraoni dell'Antico Regno. Tuttavia una grave differenza
sussisteva, perché non si poneva ancora il problema di abolire completamente la
potenza dei nomarchi. Probabilmente Ammenemes si avvicinava già all'età matura
quando sali al trono. Nel ventesimo anno di regno si associò al governo il
figlio maggiore Senwosre I ed entrambi regnarono insieme per altri dieci anni.
Si può con certezza attribuire ad Ammenemes I la conquista della Bassa Nubia.
Un'iscrizione del suo ventinovesimo anno di regno a Kurusku ricorda la sua
venuta "per rovesciare Wawae". Due opere letterarie offrono un
quadro coerente e attendibile della fine del regno di Ammenemes I. Entrambi i
componimenti godettero gran fama nelle scuole egizie e molti secoli dopo
venivano ancora copiati e ricopiati, seppure con sempre minore fedeltà
all'originale. La morte di Ammenemes I è descritta in un sogno nel quale egli
appare al figlio e successore per dargli saggi ammonimenti. Mettendo in guardia
Senwosre contro una troppo stretta intimità coi propri sudditi, egli rinforza
il consiglio ricordandogli quanto era accaduto a lui stesso:
Era
finita la cena quando giunse la notte, e io mi presi un'ora di riposo
sdraiandomi sul letto. Ero stanco e il mio cuore incominciava a seguire il
sonno. All'improvviso vi fu un brandire di armi e voci che parlavano di me,
mentre io rimanevo come una serpe del deserto. Mi destai pronto a combattere, ma
ero solo. Capii che chi mi aggrediva era la mia guardia del corpo. Se mi fossi
affrettato con le armi alla mano avrei potuto respingere quei vili. Ma nessuno
è forte di notte, nessuno può combattere da solo. Non c'è speranza di
vittoria senza un protettore.
Questo passo evidentemente si riferisce alla
cospirazione nella quale Ammenemes perse la vita, e un ricordo di questo fatto,
sebbene attribuito erroneamente a un altro re, è rimasto nell'asserzione di
Manetone secondo cui Ammenemes II fu assassinato dai suoi eunuchi. Ammenemes I
innalzò la propria piramide a Lisht, sulla sponda occidentale del Nilo.
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Figlio e coreggente di Ammenemes I , sotto il suo regno lo Wadi Halfa era in
saldo possesso degli Egizi che vi avevano stabilito una guarnigione. Una
stupenda stele di arenaria eretta da un generale di nome Menthotpe rappresenta
il dio Mont di Tebe - si noti, non ancora Amon - che fa dono a Senwosre di
prigionieri provenienti da vari territori sudanesi con un abitante del Cush alla
testa. La stele di Nesmontw, datata negli anni della coreggenza di Ammenemes I e
Senwosre I, rivela che questi fu costretto a scendere in campo contro i nomadi
asiatici e distruggerne i capisaldi, ma non si sa fino a che punto del
territorio straniero si estendessero le sue operazioni belliche.
Senwosre I rivolse particolari cure alla fertilissima provincia del Fayum,
collocando a Ebgig un misterioso monumento, alto circa quindici metri che è
sempre stato descritto come un obelisco, ma che probabilmente reggeva una statua
del re. Non sappiamo se sia stato lui o uno dei suoi successori ad apportare al
sistema d'irrigazione le migliorie di cui parlano Erodoto e Strabone, ma è
certo che da allora i dintorni del famoso lago di Meride divennero un ameno
luogo di villeggiatura per i faraoni che qui si dedicavano ai loro svaghi
preferiti, la pesca e l'uccellagione. Senwosre, come il padre Ammenemes I,
scelse Lisht (It-towe) per erigervi la sua piramide.
Nomi:
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Amenemhes,
Ammanemes, Amenemhat, Nubkaura, Horo Hekenemma |
Dinastia: |
XII (1991-1786 a.C.) |
Anni di regno: |
38 (Manetone); 30 (Canone di Torino)
[1929-1897 a.C.] |
Collocazione storica: |
Medio Regno 2050-1786 a.C. |
Del secondo degli Ammenemes si conosce poco. A Tod fu scoperto un ricco
tesoro composto di oggetti d'oro, d'argento e lapislazzuli di evidente fattura
mesopotamica o egea, recanti i cartigli di Ammenemes II, probabili doni dei
sovrani di Biblo.
Ammenemes II scelse di nuovo Dahshur, una zona vicina ai due vasti
edifici eretti da Snofru, per erigervi la propria piramide. L'ammasso di rovine,
esplorato da J. de Morgan nel 1894, non rivelò niente d'insolito salvo nel
sistema costruttivo, con la struttura "a stella" o "a
griglia" dei massicci muri portanti e solo dalle mastabe vicine si poté
stabilirne il nome del titolare. La sua piramide viene denominata "Piramide
Bianca" perché fu costruita con blocchi di calcare. Secondo Manetone
Ammenemes II fu assassinato dai suoi eunuchi, ma è probabile che la vicenda sia
in realtà avvenuta per Ammenemes I.
Nomi: |
Sesostri, Sesostris, Senwosre, Khakheperra, Horo
Seshemutowe |
Dinastia: |
XII (1991-1786 a.C.) |
Anni di regno: |
48 (Manetone); 19 (Canone di Torino)
[1897-1878 a.C.] |
Collocazione storica: |
Medio Regno 2050-1786 a.C. |
Senwosre II eresse la propria piramide a una cinquantina di chilometri
più a sud di Dashur e a sedici dal Nilo. Il luogo prescelto, El-Lahun, si trova
a nord del punto in cui l'importante canale detto Bahr Yusef svolta verso
occidente per entrare nell'oasi di El Fayum.
La piramide di Senwosre II presenta una novità ripresa poi in altre due
piramidi della stessa dinastia. L'esperienza aveva dimostrato quanto fosse
difficile salvaguardarsi dai furti se l'ingresso alla camera sepolcrale rimaneva
come sempre situato sul fianco settentrionale della costruzione fuori terra.
L'architetto di Senwosre decise perciò di collocare l'entrata al di fuori della
piramide. Quest'accorgimento tuttavia si dimostrò inefficace, perché quando
gli archeologi riuscirono finalmente a raggiungere la camera sepolcrale
scopersero che era stata saccheggiata senza scrupoli; del ricco corredo funebre
che in origine doveva certamente contenere non era rimasto che uno splendido
sarcofago di granito rosso e una tavola di alabastro per le offerte.
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E' il faraone più battagliero dell'intera dinastia e uno dei maggiori
conquistatori dell'intera storia Egizia. Durante il suo regno, Senwosre III
in persona si recò nel Nord per combattere contro gli Asiatici e raggiunse la
regione di Sekmem, che la maggior parte degli studiosi identifica con Shechem
sulle colline della Samaria, dove uno dei suoi guerrieri, Sebekkhu, si distinse
in imprese narrate sulla propria stele.
Senwosre III fu il faraone che maggiormente si batté per stabilire la
propria sovranità sulla Nubia. Fu lui a dare il proprio nome, "Potente
è il [re] Khakaura" al forte di Semna all'estremità meridionale della
seconda cateratta, proprio di fronte a quello di Kumna sulla riva orientale. Le
due fortezze insieme proteggevano le vie terrestri e fluviali, e abbiamo la
parola stessa di Senwosre a documentare che qui egli fissò definitivamente il
suo confine meridionale. Sulla grande stele dove rivela i propri timori
attraverso la sprezzante descrizione dei Nubiani, egli così conclude:
Tra i miei figli, colui che
difenderà questo confine stabilito dalla Mia Maestà, quegli è il figlio mio e
nato da me... ma colui che lo distruggerà e non combatterà per difenderlo,
quegli non è mio figlio e non nacque da me.
Il re che nell'ottavo anno di regno aveva risalito il
fiume "per annientare il vile Cush", aveva anche ordinato di scavare
un nuovo canale vicino all'isola di Sehel nella prima cateratta per far passare
le proprie navi, ma un'iscrizione a Semna recante la stessa data dimostra che
erano state prese le più severe misure per impedire il passaggio dei Nubiani in
direzione opposta.
Confine meridionale posto
nell'ottavo armo di regno... per impedire che i Nubiani scendano a valle del
fiume su barche o per via di terra, facendo eccezione per quelli dei Nubiani che
verranno a Iken per commerciare o per qualsiasi legittimo affare.
Secoli dopo Senwosre III era adorato come un dio in
tutta la Nubia. Negli elenchi di Manetone egli si confonde con il predecessore
Senwosre II, entrambi sotto il nome di Sesostris. La piramide di Senwosre III si
trova a Dahshur.
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Di Ammenemes III si ha notizia da doni preziosi ricevuti da due re di
Biblo.
Con Ammenemes III torniamo a imbatterci nello strano fenomeno di un faraone che
possiede più di una piramide. Ammenemes III si fece dapprima costruire una
piramide a Dahshur, mai terminata, quindi se ne fece erigere un'altra ad Hawara,
alcuni chilometri a occidente di El-Lahun, ora lungo un canale di epoca araba.
Anche qui erano state prese complicate misure per ingannare gli eventuali ladri.
Il tempio funerario della piramide di Hawara costituiva il famoso
Labirinto descritto con tanta abbondanza di particolari da Erodoto, Diodoro
Siculo e Strabone. Il luogo, superficialmente esplorato da Petrie insieme alla
piramide e poi di nuovo nel 1911, rivelò una vasta zona coperta di frammenti di
calcare con scarsi resti che recano i nomi di Ammenemes III e della regina
Sebeknofru.
Nomi:
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Amenemhes,
Ammanemes, Amenemhat, Makherura, Horo Kheperkhepru |
Dinastia: |
XII (1991-1786 a.C.) |
Anni di regno: |
8 ( Manetone); 9 anni, 3 mesi, 27 giorni
(Canone di Torino) [1799-1790 a.C.] |
Collocazione storica: |
Medio Regno 2050-1786 a.C. |
Cenni a Ammenemes IV si trovano in doni preziosi che due re di Biblo
ricevettero da lui. Ammenemes IV, secondo il Canone di Torino regnò per nove
anni, tre mesi e ventisette giorni, anche se nelle iscrizioni del Sinai l'ultima
data registrata si riferisce al sesto anno di regno.
Ammenemes IV è il penultimo faraone della XII dinastia, a lui succedette Sebeknofru,
che Manetone, probabilmente a ragione, dice essere sua sorella. Esistono prove
sicure per asserire che a un certo momento Sebeknofru sia stata associata al
trono da Ammenemes III , suo presunto padre, e prove ancor più certe che per
qualche tempo Ammenemes III e Ammenemes IV regnarono insieme, mentre non si fa
cenno di una coreggenza di quest'ultimo con Sebeknofru. E' quindi probabile che
la successione da Ammenemes IV a Sebeknofru non fu del tutto indolore.
Nomi: |
Sebeknofrura, Sebeknofru, Sebekkara, Scemiophris,
Horo Meretra |
Dinastia: |
XII (1991-1786 a.C.) |
Anni di regno: |
4 ( Manetone); 3 anni, 10 mesi, 24 giorni
(Canone di Torino) [1790-1786 a.C.] |
Collocazione storica: |
Medio Regno 2050-1786 a.C. |
La dinastia si estingue con Sebeknofru, che Manetone, probabilmente a
ragione, dice sorella dell'ultimo degli Ammenemes. Il Canone di
Torino le assegna tre anni e dieci mesi di regno, e sebbene ella sia ignorata
dalla lista di Abido, in quella di Saqqara è citata con il prenome di Sebekkara
come successore di Ammenemes IV; un sigillo cilindrico che si trova al British
Museum le concede quasi tutti i titoli regali.
Esistono prove sicure per asserire che a un certo momento sia stata associata
al trono da Ammenemes III, suo presunto padre, e prove ancor più certe che per
qualche tempo Ammenemes III e Ammenemes IV regnarono insieme, mentre non si fa
cenno di una coreggenza di quest'ultimo con Sebeknofru. Sembra assai verosimile
l'ipotesi di un dissidio familiare dal quale Sebeknofru uscì vittoriosa.
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