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Nomi: |
Menpethira Ramesse |
Dinastia: |
XIX
(1292-1186 a.C.) |
Anni di regno: |
[1292-1291 a.C.] |
Collocazione storica: |
Nuovo Regno 1567-1080 a.C. |
Ramses I, il faraone con cui s'inaugurò la XIX dinastia, era stato al
servizio di Horemheb sotto il quale aveva ricoperto la carica di visir e questi,
molto prima di morire, l'aveva designato suo successore in modo da risolvere i
consueti problemi connessi alla successione. Ramses I era in età avanzata
quando arrivò alla guida dell'Egitto, dove avrebbe retto le redini del governo
per soli due anni e quindi, per evitare problemi alla sua discendenza, associò
al trono suo figlio Sethi I. Furono tuttavia anni importanti per il Paese.
Innanzitutto la dinastia ramesside si rivelò sin dagli inizi molto prolifica e
la presenza di numerosi figli maschi era di per sé interpretabile come una
garanzia di continuità. Poi, mostrando di capire in parte ciò che la
rivoluzione amarniana aveva inteso denunciare, il nuovo re si preoccupò di dare
nuovamente importanza a tutte le divinità del pantheon egizio: la restaurazione
del culto di Amon, insomma, non doveva essere esclusiva.
Così come non bisognava sottovalutare il potere della casta sacerdotale
tebana che dallo scontro con Akhenaton era uscita vittoriosa. Anche per questo
Ramses I fu favorevole a quel decentramento politico-religioso che convincerà i
suoi successori ad abbandonare definitivamente Tebe per fissare altrove la
propria sede di rappresentanza. Il regno di Ramses I fu segnato dalla messa in
cantiere della grande sala ipostila del tempio di Amon a Karnak (presso Tebe), e
da una spedizione in Sudan che fu diretta da un Sethi, sicuramente il futuro
faraone.
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Sethi era figlio di Ramses I con cui aveva condiviso il potere durante una
fase di correggenza durata due anni circa, era sposato con la figlia di uno dei
più valorosi generali del suo esercito e fin dai primi anni di regno mostrò
intenzioni chiare circa le modalità del proprio governo. Continuando sulla via
già intrapresa dal padre, avrebbe operato per far uscire definitivamente il
Paese dal caos del periodo amarniano e favorire in ogni campo,
nell'amministrazione come nella politica religiosa, nelle questioni interne come
in quelle esterne, la logica dell'equilibrio tra le parti. Perfino gli
appellativi che si accompagnano al nome del faraone nel suo cartiglio possono
essere assimilati a tale programmatica dichiarazione d'intenti. Accanto ad Amon
vi compaiono infatti precisi riferimenti ad altri dei, Ptah e Horus, ma
soprattutto Maat, l'armonia per definizione, la dea alla cui volontà gli altri
celesti devono piegarsi.
Maat è in Egitto la giustizia per eccellenza; simboleggiata in una
piuma è, nella scena della pesatura del cuore del defunto, contrapposta a
quest'organo vitale e, facendogli da contrappeso, ne determina l'indegnità o il
merito della vita eterna. Il suo regno fu caratterizzato soprattutto da una
ripresa della politica di conquista verso oriente e, grazie a lui, l'Egitto
conobbe un periodo di nuovo splendore ed ebbe nuovamente una grande influenza in
Asia, pur senza raggiungere l'estensione che aveva avuto sotto Tuthmosis III.
Approfittando del momento di passaggio da un faraone all'altro, i beduini
asiatici si erano ribellati e avevano preso i posti di guardia egiziani
scaglionati lungo la strada che portava dalla Palestina all'Egitto.
Sethi e la dea Hathor
Sethi I represse la rivolta e penetrò in Palestina e, benché gli indigeni,
incoraggiati dagli Ittiti, cercarono di opporsi, riuscì a batterli e giunse
fino in Siria, all'altezza di Tiro: l'Egitto tornò ad essere una potenza
asiatica. A quel punto, fu la frontiera ovest, quella libica, rimasta tranquilla
per tutto l'Antico Regno, che divenne pericolante. Le tribù ariane che si erano
sparse per tutta l'Europa meridionale, attraversato il Mediterraneo, avevano
raggiunto la Libia e, da lì, tentavano di penetrare in Egitto. Sethi I riuscì
a contenerle abbastanza facilmente, ma il pericolo rimase e pose dei gravi
problemi ai suoi successori.
Con la Libia sotto controllo, egli spostò ancora una volta la sua attenzione
verso l'Asia, dove condusse un'altra campagna di cui non si sa molto, se non che
sconfisse gli Ittiti vicino a Qadesh in una battaglia che, però, non si rivelò
decisiva per il controllo della Siria e si concluse con la firma di un accordo
temporaneo con il re ittita Muwattallis. A ricordare le sue campagne
militari sono le grandiose iscrizioni sulla parete settentrionale del tempio di
Karnak che il successore di Sethi I, nonché suo figlio, Ramses II , farà
ultimare.
L'obelisco che a Roma, in Piazza del Popolo, ricorda il culto egizio del
Sole, fu fatto erigere da Sethi I per un tempio di Eliopoli. Ma se Karnak
ed Eliopoli furono sede di un'intensa attività di costruzione e di restauro, è
però Abido, fra Assiut e Tebe, a eternare la memoria di Sethi I. Qui secondo la
tradizione c'era una delle tombe di Osiride e per questo la località era
diventata meta di folle di fedeli che ne celebravano i 'misteri'. Qui
uomini e donne straziati dal dolore per la morte del dio ne accompagnavano il
simulacro trasportato a spalla dai sacerdoti verso la mummificazione rituale e
la sepoltura. Con i gesti mimavano il racconto mitico, ne ripercorrevano i
momenti salienti e trionfavano della vittoria sul malvagio omicida, Seth. Nessun
luogo come questo si prestava alla gloria del suo costruttore che, morendo,
lasciò al figlio un paese prospero e in pace.
ALBERO
GENEALOGICO SEMPLIFICATO DI SETHI I
Comandante delle Truppe Sety
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Visir Pramses, poi Ramses I, sposa Satre
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Sethi I, sposa Tuya
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Istnofret --
Ramses II --
Nefertari
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Ramses
Amenhirkhosepf
Bint – Anath
Meryetamon
Khaemuaset
Prehiruonmef
Merenptah Meryatum
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Sethi II
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Ramesse II salì al trono d'Egitto nel 1279 a.C. e viene considerato come uno
dei "grandi della storia". Il suo regno si protrasse sino 1212 a.C. e,
con i suoi 67 anni di durata, è uno dei più longevi della storia d'Egitto.
Divenne famoso come grande sovrano guerriero ma non solo: fece costruire opere
grandiose mai più eguagliate nè per quantità, nè per imponenza. Visse fino
all'età di 97 anni affiancato da 5 o 6 spose reali che, insieme a quelle
secondarie per un totale di 77 mogli, gli diedero 169 tra figli e figlie. Famosa
divenne la sua sposa prediletta, Nefertari (il
cui nome significa "la bella fra le belle") alla quale dedicò
un tempio, numerose statue ed una tomba straordinaria.
Fu molto abile nel tramutare le sue parziali vittorie in grandiose
realizzazioni dei suoi progetti. Ramesse II, che fin da bambino condivise il
regno con il padre Seti I, portò a termine la costruzione del tempio di Abido
che il genitore aveva iniziato. Quindi, accogliendo una propensione che già
all'epoca del regno di Ramesse I si era manifestata, trasferì da Tebe ad Avaris,
nella zona del Delta, la nuova capitale del Paese. La figura di Ramesse II
divenne eterna sia per le costruzioni civili, ma anche per le imprese militari
che lo videro vincitore. Il primo scontro fu sostenuto con i "popoli del
mare" che minacciavano da tempo le coste della zona del Delta.
Ramses II li sconfisse e li assunse nel corpo delle Guardie Reali. In seguito
affrontò battaglie, tutte vittoriose, a Byblos,
in Asia Minore e ad Amurru, ma il nemico più agguerrito e pericoloso rimaneva
il re ittita Muvatalli che aveva a Kadesh, nella
Siria del nord, la sua roccaforte. Al quinto anno del suo regno, Ramses II
decise di radunare tutte le sue forze e di attaccare gli Ittiti.
Il suo esercito contava circa 200.000 fanti e 400 guerrieri, per cui vennero
utilizzati circa 200 carri. Ramesse II, che fu mal informato da alcuni disertori
dell'esercito nemico e che si lasciò convincere a sferrare un attacco
anticipato sui tempi previsti contro Kadesh che
credeva sguarnita, si vide affrontato da più di 3000 carri da guerra. La
controffensiva avversaria fu inizialmente incontrastabile dagli arcieri egizi
anche perchè, nel frattempo, Ramesse II aveva deciso di lasciare i suoi carri
nelle retrovie. Ormai messo in grande difficoltà, il faraone invocò l'aiuto
del padre Amon e ciò, incredibilmente, lo fece resistere eroicamente allo
strapotere ittita sino all'arrivo delle milizie arretrate che, intanto, avevano
superato il fiume Oronte. Le sorti dello scontro si invertirono permettendo agli
Egizi di sferrare alla roccaforte ittita l' attacco decisivo. La resistenza
degli Ittiti fu grande a tal punto da concludere lo scontro con una sostanziale
parità.
Questa battaglia sarà ricordata come una delle più importanti dell'antichità.
I due sovrani, verso i loro popoli, propagandarono la loro memorabile vittoria.
A questo punto la situazione al di fuori dei confini egizi mutò bruscamente.
Infatti, approfittando della lotta tra Egizi e Ittiti, si fecero avanti gli
Assiri che si impadronirono della maggior parte del regno di
Mitanni stabilendosi sulle rive dell'Eufrate da dove minacciavano sia gli
Egizi che gli Ittiti. Ritrovatisi entrambi minacciati dallo stesso pericolo,
Ramses II e il nuovo re ittita Hattusilis,
fratello di Muvatalli, firmarono un trattato di pace. Gli Egizi avrebbero
conservato il controllo delle regioni dell'Asia Minore, mentre gli Ittiti
regnavano sulla Siria del nord. Oltre ad accordarsi sulla non belligeranza tra i
due eserciti, venne previsto un patto di reciproco soccorso in caso di attacco
da parte di altri popoli. Per sancire tali accordi vennero liberati i reciproci
prigionieri politici ed inoltre, Ramesse II, prese come sposa una principessa
ittita. Il trattato fu ben presto reso inutile dall'arrivo di una seconda ondata
di popolazioni indoeuropee che travolse gli Ittiti.
Dopo la famosa battaglia di Kadesh Ramesse II
fu divinizzato come il padre e, per commemorare l'obiettivo raggiunto, fece
edificare ad Abu Simbel un maestoso tempio sepolcrale. Oltre ad Abu Simbel,
esistono testimonianze del regni di Ramesse II un po' in tutto l'Egitto.
Tra essi sono famosi il Ramesseum, o Tempio del milione di anni, sulla
piana di Tebe, la grande sala ipostila del tempio di Amon a Karnak
che fu però completata, la propria grandiosa tomba nella Valle dei Re, oltre
alla recentemente famosa ed ancora in fase di scavo, tomba KV5, sempre a
Biban el-Muluk, da lui voluta per i suoi numerosissimi figli. Ramesse II, come
anche altri faraoni, si appropriò di statue e monumenti a lui precedenti
facendovi scolpire il suo cartiglio. Per paura che in futuro anche le sue
costruzioni venissero accreditate ad altri, fece scolpire su ogni statua che lo
rappresentava il suo cartiglio all'altezza della cintura.
Ramesse II, che fu definito "il costruttore", lasciò il suo regno
al figlio Merenptah che seguì, con buoni risultati, la politica del padre.
Il tempio di Abu Simbel, in Nubia è
l'enorme monumento, eretto da Ramses II, il grande faraone che resse le sorti
dell'Egitto durante il regno nuovo per ben 67 anni, dal 1292 al 1225 a.C.. Oltre
a proclamare la sua gloria, testimonia in maniera inconfutabile e imperitura il
grande amore e l'immenso rispetto che lo legarono a Nefertari, la prima sposa
reale, la "padrona" della stupenda tomba che i recenti restauri hanno
permesso di riaprire al pubblico nella valle delle Regine, a Luxor.
Era bellissima, la potente Nefertari,
e tale la ritrassero gli artisti reali: alta, sottile con lunghi capelli neri.
Come la maggior parte delle principesse reali egizie. Ma a distinguerla dalle
concorrenti e a sottolinearne il fascino, Nefertari ebbe dalla sua un carattere
e una determinazione inconsueti per le donne del suo tempo, avvezze sì a una
certa indipendenza, ma tenute per lo più lontane dalla politica e dalle
decisioni di corte. Fu lei invece la prima a prendere parte attiva alla lunga trattativa di
pace con gli Ittiti, gli eterni nemici che insidiavano i confini
dell'estesissimo Impero dei Faraoni in Asia Minore. E lo dicono senza ombra di
dubbio i documenti dell'epoca giunti intatti sino a noi.
Non erano tempi tranquilli quelli in
cui la XIX Dinastia a cui appartiene Ramses II giunse al potere. Si era
appena spenta l'eco della tremenda tempesta religiosa voluta da Akhenaton. Ma i
suoi effetti politici erano ancora ben visibili.
Nello sforzo di imporre il nuovo dio,
Akhenaton, oltre a minare la solidità del potere interno aveva trascurato di
presidiare e di difendere i confini dell'Impero. Così, gravi crisi erano
scoppiate soprattutto fra quelle popolazioni che da sempre mal sopportavano il
dominio egizio. I Mitanni si erano staccati dall'Egitto, parecchie città
della terra di Canuan e della Siria dimenticavano di pagare i tributi e gli
Ittiti a nord avevano rialzato la testa. Molto aveva fatto il valoroso generale Horemmheb
per riportare il Paese all'antica potenza, una volta scomparso Akhenaton, ma
altrettanto restava da fare.
Ed è proprio su questo panorama di
conflitti imminenti e di guerre inevitabili che si affaccia la dinastia dei
Ramessidi, le cui origini non a caso affondavano nel delta del Nilo, in quella
terra tradizionalmente dedicata a Seth, il dio in cui si credevano personificati
gli elementi indomabili e ribelli della natura.
E in effetti Sethos I, il padre di
Ramses II, e prima ancora Ramses I, avevano cominciato a combattere per
riprendersi le terre perdute. Ma solo Ramses II, il Re dei Re, riuscì a portare
a termine l'impresa, riconducendo sotto l'influenza egiziana tutti i territori a
Oriente del Nilo, sino all'Asia Minore, e a firmare un trattato di pace nel
ventunesimo anno della sua ascesa al trono con il bellicoso regno di Hatti. Ed
è a questo proposito che Nefertari appare sulla scena politica scrivendo di suo
pugno un messaggio ufficiale alla "sorella" hittita Pudukhepa, la
grande regina di Hatti.
Scrive Nefertari:
Da me tutto bene, nel mio paese tutto va bene, che tutto possa andar
bene da te, sorella mia; possano
il dio Sole d'Egitto e il dio della Tempesta di Hatti portarti gioia. I1 dio
Sole faccia sì che la pace sia buona fratellanza al Gran Re di Hatti.
E le speranze
di pace di Nefertari inducono lei stessa a proporre a Pudukhepa di inviare a
Tebe una delle principesse reali sue figlie perché questa entri a far parte
dell'harem del Faraone, cementando così l'unione e la fratellanza fra i due
popoli.
E la proposta non deve stupire.
Nefertari, al ventunesimo anno di regno del marito Ramses, era già una potente
e tranquilla dama più vicina ai quaranta che ai trent'anni di età, a cui certo
non doveva far ombra l'arrivo di una nuova principessa da aggiungere alla lista
già lunga (Ramses ebbe otto consorti legittime) delle spose reali. Da
tempo lei aveva consolidato il proprio potere, mettendo in ombra persino Tuya,
la madre amatissima di Ramses II. Durante il regno di Sethos, il padre, la
regina Tuya era stata la sua fedele sposa e compagna, ma certo non aveva avuto
un ruolo preminente negli affari pubblici. Lo ebbe invece con il figlio Ramses
II, che le tributò straordinari onori (fra le sei enormi statue che ornano il
tempio di Abu Simbel, dedicate tutte a Ramses e a Nefertari, una rappresenta
anche Tuya, sebbene sia posta in una posizione di minore importanza).
Anzi, per sottolineare l'origine
divina della propria regalità, il Faraone fece costruire a Tebe un tempietto
dedicato proprio a Tuya, sulle cui pareti è illustrata la teoria secondo la
quale era stato lo stesso dio Amon a fecondare Tuya, sostituendosi e
incarnandosi nel corpo terreno del padre Sethos I. Insomma Tuya sarebbe stata
amata nientemeno che dal sommo degli dei egizi e dalla loro unione avrebbe
tratto origine Ramses.
E non ci vuole molto a comprendere
con un simile onore alle spalle, quanto grande fosse il potere a corte della
regina madre, soprattutto durante i primi vent'anni di regno di Ramses II. Ma,
nonostante questo Nefertari, la bella fra le belle, com'è indicata in uno
scritto ebbe nel cuore del Faraone un posto di assoluta preminenza. Tanto da
offuscare l'altra sposa reale, Istnofret, che pure divise a lungo il
letto di Ramses II e gli diede numerosi figli.
A paragone di Nefertari, chiamata ad
apparire in pubblico al fianco del Faraone nelle occasioni ufficiali e nelle
cerimonie religiose, la figura di Istnofret appare ai nostri occhi come
sfuocata: nessuna statua la ritrae e in suo onore non furono costruiti templi.
Anche se proprio da lei, la sposa dimenticata, nacque l'erede al trono d'Egitto.
I figli di Nefertari, infatti, non ebbero grande fortuna: dal primogenito
Amenhiruonmef, che morì in giovane età, ai suoi fratelli minori, che si
spensero tutti fra i 20 e i 30 anni. Così fu che il principe Meremptah, il
tredicesimo figlio nato da Istnofret, divenne l'erede del Faraone e gli successe
sul trono, quasi per una postuma rivalsa della sposa che il grande Ramses aveva
dimenticato.
Nonostante gli sviluppi successivi
della storia d'Egitto, è impossibile negare la chiara preminenza di Nefertari
fra le dame di palazzo. Lei sola accompagnò Ramses a Tebe nel primo anno del
regno e già a partire dal terzo la sua immagine iniziò ad apparire accanto a
quella del sovrano nelle scene incise sulla facciata posteriore del nuovo grande
pilone del tempio di Luxor, mentre una sua statua elegantemente scolpita nel
granito, era collocata per ordine del Re nel cortile anteriore del tempio
stesso. Il nome di Nefertari
compare anche a Karnak, ma il più grande onore le fu tributato proprio nella
lontana Nubia, in quell'imponente tempio di Abu Simbel, che già abbiamo
ricordato, dove la regina appare tanto quanto il suo regale consorte. Soltanto
sul muro di fondo del sacrario interno Ramses II ha infine la precedenza ed è
raffigurato da solo nell'atto di compiere un sacrificio alla dea Hathor.
Nefertari ebbe comunque il privilegio
di avere un tempietto lì vicino, completamente dedicato a lei: un'attenzione e
un omaggio supremi, che soltanto il faraone Amenophis III aveva avuto per la sua
sposa Tiyi. E' intorno al ventiquattresimo anno di regno di Ramses che Nefertari
coglie questo altissimo onore: i due templi di Abu Simbel sono finalmente
terminati ed è giunto il momento di inaugurarli. Con ogni probabilità durante
il mese di febbraio del 1255 a.C. la flotta reale salpa verso sud. Il Re e la
Regina sono accompagnati dalla principessa Meryetamon e dal vizir Heqanakt oltre
che da un vasto seguito di dignitari.
E' l'alba quando, attraccata la
flotta reale, si dà inizio alla cerimonia. Il sole sorge lentamente dalle
colline orientali e valica il fiume, finché i suoi potenti raggi arrivano a
lambire la facciata del tempio e a dare per un attimo l'illusione della vita
alle grandi statue che ne ornano la facciata. E' questa, secondo la convinzione
dei sacerdoti, l'unione mistica con il disco solare: i raggi dell'astro,
sfiorando la materia inerte, le danno per un istante l'illusione dell'esistenza
e fanno brillare i colori di un incredibile splendore.
Sotto la luce che avanza, l'una dopo
l'altra vengono spalancate le porte del tempio, sinché i raggi, affondando per
60 metri nelle viscere della roccia, giungono al fondo del sacrario. E baciano
la statua del Faraone e di Nefertari. Ma la regina, come lasciano intendere alcuni scritti, non può assistere
a questa straordinaria cerimonia. Stroncata dal lungo viaggio, è costretta a
restare a bordo della nave reale sotto la sorveglianza dei medici. Anzi, anche
se i documenti non permettono di formulare questa ipotesi con sufficiente
certezza, è proprio di ritorno dalla spedizione che ne sottolinea e consacra
l'importanza sulla scena politica egizia che Nefertari si ammala gravemente e
muore.
Ramses II, affranto, l'accompagna,
con il fasto che si confà a una regina del suo rango e della sua statura,
all'ultima dimora. Quella stessa
tomba che oggi, con reverenziale rispetto, i turisti possono di nuovo ammirare
per inchinarsi ancora una volta dinanzi alla bellezza e al potere della grande
sposa reale. E forse il loro ammirato omaggio, secondo le credenze antiche, andrà
ad alimentare lo spirito di Nefertari, il suo "Ka", in modo che la più
grande delle regine d'Egitto possa vivere e regnare in eterno.
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Con il regno di Merenptah comincia la decadenza dell'Egitto. Il regno di
Ramses II era stato molto lungo e quando Merenptah, suo figlio, giunse al
potere, era già anziano. Riuscirà a mantenere ancora vivo il prestigio
dell'Egitto ma, dopo di lui, tutto crollerà. L'avvenimento più importante del
suo regno è la campagna in Libia.
Già sotto Sethi I tribù indoeuropee erano giunte in Libia; un capo tribù
riuscì a unificare i diversi clan e a sottomettere gli indigeni, poi attaccò
l'Egitto. Il suo esercito penetrò nelle valle del Nilo a nord-est di Menfi e
Merenptah dovette combattere sul terreno egiziano, vinse e mise in fuga i
libici, mettendo momentaneamente da parte il pericolo occidentale. E' chiaro che
Merenptah non partecipò di persona alla battaglia perché doveva esser salito
sul trono già in tarda età. Ma naturalmente la vittoria fu attribuita a lui
che aveva visto in sogno una grande immagine del dio Ptah, il quale, porgendogli
una scimitarra, gli aveva detto "Prendila e scaccia ogni debolezza dal
tuo cuore".
Sei ore di combattimento bastarono a mettere in rotta il nemico.
Nei documenti egiziani di quest'epoca appare per la prima volta il nome di
Israele e sembrerebbe che Merenptah abbia condotto anche una campagna in Asia,
ma non si hanno notizie precise al riguardo.
I principi prosternati
gridano pietà! Nessuno alza la testa fra i Nove Archi. Il paese di Tjehnu è
distrutto, il Khatti è in pace, Canaan è stata saccheggiata con tutto il male,
Ascalona è presa e Gezer catturata, Yenoam è ridotta come se non fosse mai
esistita. Israele è desolata e non ha più seme, Khor è rimasta vedova per
To-meri.
E' questa l'unica volta che si fa
il nome d'Israele nei testi egizi; e il fatto è imbarazzante per gli studiosi
perché, all'epoca della scoperta nel 1869, la maggior parte di essi riteneva
che Merenptah fosse il faraone dell'Esodo. Ora le spiegazioni sono numerose e
varie. In realtà questo nome non ricorre più nei testi non biblici fino alla
metà del secolo IX a. C., quando si dice che il re di Moab, Mesha, combatté
contro Israele. Che Merenptah abbia compiuto qualche azione militare in
Palestina è confermato dall'epiteto di "conquistatore di Gezer"
datogli da un'iscrizione ad Amada. Per il resto, sembra che la situazione alla
frontiera sudorientale si sia mantenuta pacifica e normale.
Merenptah, al momento della morte, era un vecchio calvo e corpulento.
Probabilmente già nell'ottavo anno di regno si pensava che la sua fine fosse
prossima e si incominciavano a fare alacri preparativi per i suoi funerali; ma
egli durò in vita per altri due anni. E fuor di dubbio che egli sia stato
sepolto nel sarcofago di granito il cui bel coperchio è ancora nella tomba di
Biban el-Muluk, ma in seguito la sua mummia fu trasferita nella tomba di Amenofi
II, dove Loret la scoprì nel 1898.
Nomi: |
Usikheprura-setpenra, Sety-merenptah |
Dinastia: |
XIX
(1292-1186 a.C.) |
Anni di regno: |
[1201-1196 a.C.] |
Collocazione storica: |
Nuovo Regno 1567-1080 a.C. |
E' quasi certo che Merenptah fu seguito dal figlio Sethi-Merenptah,
noto per lo più come Sethi II. Appunti trovati su ostraka citano la data della
sua ascesa al trono e della sua morte avvenuta nel sesto anno di regno.
Scarsi sono i monumenti di Sethi II, il più imponente dei quali è un
tempietto nel cortile anteriore di Karnak, e degli avvenimenti del suo regno non
si sa altro. Nella sua ricca tomba i cartigli furono in un primo tempo
cancellati e poi restaurati; le cancellature potrebbero essere opera di
Amenmesse, un faraone che potrebbe aver regnato contemporaneamente a lui o
subito dopo. Nel descrivere la sua mummia, trovata nella tomba di Amenofi II ,
Elliot Smith dice che era un uomo ancor giovane o di mezza età.
Nomi: |
Menmira-setpenra, Amenmesse-hekawise, Ammenemnes |
Dinastia: |
XIX (1292-1186 a.C.) |
Anni di regno: |
[1200-1197 a.C.] |
Collocazione storica: |
Nuovo Regno 1567-1080 a.C. |
Si tratta di un effimero re, che potrebbe aver regnato contemporaneamente o
subito dopo Sethi II. A Biban el-Muluk esiste una tomba che gli apparteneva, ma
è relativamente modesta e la maggior parte delle decorazioni sono state
raschiate dalle pareti. Le poche iscrizioni rimaste fanno tuttavia il nome di
sua madre, Takhara, forse figlia di Ramses II.
Nomi: |
Sekhaenra-setpenra,
Ramses-siptah, Akhenra-setpenra, Merenptah-siptah |
Dinastia: |
XIX (1292-1186 a.C.) |
Anni di regno: |
[1195-1189 a.C.] |
Collocazione storica: |
Nuovo Regno 1567-1080 a.C. |
A Sethi II successe un figlio che in principio portò il nome di Ramses-Siptah,
per poi mutarlo, per un qualche misterioso motivo, in quello di Merenptah-Siptah
prima del terzo anno di regno. Nella maggior parte delle sue poche epigrafi egli
è associato a un importante dignitario chiamato Bay, che si vanta d'esser stato
"gran cancelliere di tutto il paese". Vi sono buoni motivi di
pensare che Bay fosse d'origine siriaca, forse uno di quei cortigiani che in
quest'epoca assursero ai più alti gradi per il favore regale.
In due graffiti gli viene attribuito l'epiteto assai significativo di "colui
che pose il re sul trono di suo padre", ed è quasi certo che fu
praticamente lui a "fare il re". L'epiteto porta alla logica
conclusione che Siptah era figlio di Sethi II, ma la madre è ignota.
Probabilmente era un ragazzo al momento dell'ascesa al trono ed era ancor
giovane quando morì dopo aver regnato non più di sei anni. La tomba di Siptah,
dove la sua mummia rimase finché non fu trasferita in quella di Amenofi II , è
piuttosto imponente, ma i cartigli sono stati scalpellati dalle pareti e
ricollocati in seguito, come avvenne nella tomba di Sethi II. Siptah si era
fatto costruire anche un piccolo tempio funerario a Tebe, a nord del Ramesseum,
e il nome di Bay figura insieme al suo sui resti delle fondamenta.
Nomi: |
Sitra-meryamun, Twosre-seteptenmut, Thuoris |
Dinastia: |
XIX (1292-1186 a.C.) |
Anni di regno: |
[1188-1186 a.C.] |
Collocazione storica: |
Nuovo Regno 1567-1080 a.C. |
A chiudere la XIX dinastia compare sulla scena una donna notevole,
chiamata Tauosre. Certi monili, scoperti in un nascondiglio senza nome di Biban
el-Muluk, rivelano che era stata la sposa regina di Sethi II; un braccialetto
d'argento la ritrae in piedi davanti al marito mentre versa del vino in un
bicchiere che questi le porge. Il sepolcro di Tauosre presenta problemi
intricati. Nei cartigli ella porta il titolo di "Grande Sposa del re"
in virtù del suo matrimonio con Sethi II, ma una scena isolata la raffigura in
piedi dietro a Siptah che sta facendo offerte al dio della terra; il nome di
Siptah era stato cancellato e sostituito con quello di Sethi II. Dato che vi
sono ottime ragioni per ritenere che quest'ultimo precedette Siptah sul trono,
la sostituzione deve essere dovuta al tardivo desiderio di Tauosre di esser
rappresentata insieme a colui che era stato il suo vero marito. In seguito,
Setnakhte , fondatore della XX dinastia, si impadronì della mummia di Tauosre e
forse la distrusse, dopo che qualcuno aveva già messo al sicuro i monili citati
in precedenza.
La sola ipotesi che potrebbe spiegare tutte queste complicazioni, è quella
che quando Bay insediò con la forza il giovane Siptah sul trono, Tauosre fu
costretta ad accettare la situazione pur mantenendo un potere che le permise di
avere la propria tomba nella Valle dei Re, onore concesso in precedenza solo a
un'altra sovrana, vale a dire ad Hatshepsut, zia di Tuthmosis III. Come costei,
anche Tauosre finì per assumere il titolo di faraone e forse regnò da sola per
qualche anno.
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