Nomi:
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Teti,
Othoes, Horo Sheteptowe |
Dinastia:
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VI (2350-2200 a.C.) |
Anni di regno:
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30 ( Manetone); ?
(Canone di Torino) [2350-2320 a.C. (Torino)] |
Collocazione storica:
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Antico Regno 2700-2200 a.C. |
Teti, il primo sovrano della VI dinastia, completò il
Tempio Funerario di Unis che era morto prima che vi fossero apportate le
rifiniture, e fece inscrivere il proprio cartiglio sugli stipiti di granito di
una porta.
Molto probabilmente Teti non era di stirpe reale e non
sappiamo se la sua legittimazione al trono fosse dovuta al matrimonio con la
principessa Iput figlia di Unis o se vi sia stato un atto di usurpazione; le
poche notizie che abbiamo di lui - Tavole di Abydos e di Saqqara, Papiro Regio
di Torino - fanno pensare che non abbia regnato a lungo. Molte sono, invece, le
iscrizioni riguardanti Teti giunte sino a noi. Molte di queste sono state
riportate alla luce dagli scavi condotti attorno alla sua piramide. In una tomba
un gran sacerdote di Menfi, di nome Sabu, vanta la protezione da lui prestata a
Sua Maestà quando questi veniva a bordo della sua barca in occasione di
cerimonie religiose, e un altro gran sacerdote dello stesso nome esprime il suo
orgoglio per la propria nomina.
Un altro funzionario racconta come egli fosse stato inviato a Tura per procurarsi il calcare per certe costruzioni. L'esistenza di due spose di Teti è ricordata dalla grande mastaba menfita di Khuye e dalla vicina piramide di Ipwe; quest'ultima fu madre di Pepi I il quale provvide alla regolare amministrazione di un cenotafio di lei a Copto. Nulla si sa delle vicende di Teti ed è impossibile accertare se sia vera la voce raccolta da Manetone ch'egli mori assassinato dalla sua guardia del corpo.
Nomi:
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Userkara |
Dinastia:
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VI (2350-2200 a.C.) |
Anni di regno: |
? (Canone di Torino) |
Collocazione storica:
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Antico Regno 2700-2200 a.C. |
Il regno del secondo re della VI dinastia, Userkara,
fu evidentemente brevissimo poiché il suo nome ci è noto solo attraverso
l'elenco di Abido, il Canone di Torino e due sigilli cilindrici.
Nomi:
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Pepi, Phios, Piopi Meryra,
Horo Merytowe, Neferzahor |
Dinastia:
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VI (2350-2200 a.C.) |
Anni di regno:
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53 (Manetone); 20
(Canone di Torino) [2320-2300 a.C. (Torino)] |
Collocazione storica:
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Antico Regno 2700-2200 a.C. |
L'affermazione della dinastia e un serio tentativo ci
ristabilire l'autorità centrale si devono a Meryra Pepi (Pepi I) al quale il
Canone Regio assegna 20 anni di regno, mentre Manetone, che trascrive Phios
il suo nome, dice che regnò 53 anni. Pepi I si dimostrò un sovrano energico e
un grande costruttore; a Bubastis rimangono le rovine di un santuario eretto da
lui, che intraprese anche la costruzione di un importante edificio a Eliopoli,
il cui dio, sebbene alquanto fuori moda, non era caduto completamente
nell'oblio. Nell'epoca tolemaica il nome di questo stesso sovrano era ricordato
nel tempio di Dendera come quello del fondatore. A Ieracompoli furono scoperte
due sue statue di rame, che sono i migliori esemplari di scultura in metallo
rimasti dall'Antico Regno.
L'impressione di grandezza evocata dal nome di Meryra
Pepi I non si basa però sull'imponenza di monumenti, ma sulla grande
abbondanza e vasta diffusione delle epigrafi che lo citano. Altre prove sono il
fatto che Menfi prese nome dalla sua piramide, chiamata Mn-nfr, "(Pepi
è) insediato e bello", e che egli era ancora ricordato con reverenza
molti secoli dopo. Una spedizione alla cava di alabastro di Hatnub reca come
data l'anno del venticinquesimo censimento del bestiame che, essendo allora
biennale, equivale al cinquantesimo anno di regno. La medesima iscrizione
rupestre, come pure altre nello Wadi Hammamat, ricorda la sua prima festa del
Sed, che probabilmente fu celebrata nel trentesimo anno del suo regno. Pepi era
orgoglioso di questo avvenimento e lo commemorò su numerosi vasi d'alabastro,
ora al Louvre e in altri musei. Non si è trovata alcuna spiegazione
soddisfacente per l'accertato cambiamento del suo antico prenome Neferzahor in
Meryra. Il nome di Horo, Merytowe, "Amato dai Due Paesi", esprimeva
forse una fama a cui realmente ambiva.
I suoi matrimoni, certo consecutivi, con le figlie di
un principe ereditario provinciale, forse di Abido, detto Khui, sembrano
indicare un'indole modesta; alle due figlie venne accordato lo stesso titolo,
Meryre-ankh-nas, e se dobbiamo credere all'iscrizione che ricorda questo fatto,
una divenne madre del successore di Pepi I, Merenra, e l'altra del successore di
questi, Pepi II, mentre a un terzo figlio Djau fu concesso l'alto ufficio di
visir. Questo legame con le province sembra perfettamente intonato con lo
spirito del tempo. Fu Pepi I, non sappiamo per quali ragioni, probabilmente
costretto dalle necessità reali della situazione, a iniziare la triste politica
di accettazione delle più egoistiche richieste dei nobili provinciali, che
segnarono il lento ma inarrestabile sfacelo dello Stato assolutista, già
minato, forse, durante la precedente V dinastia.
Nomi:
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Merenra, Menthusuphis, Horo
Ankhkhau, Antyemzaef |
Dinastia:
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VI (2350-2200 a.C.) |
Anni di regno:
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7 ( Manetone); 44
(Canone di Torino) [2300-2293 a.C. (Manetone)] |
Collocazione storica:
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Antico Regno 2700-2200 a.C. |
Il successore di Pepi I, Merenra, aveva la stoffa di
un grande sovrano; purtroppo per l'Egitto morì dopo cinque o sei anni di regno.
Nell'egittologia a volte succede che da una biografia
di un personaggio secondario si possa dedurre la storia di sovrani dei quali
nulla ci è giunto. E' il caso del funzionario Weni che sembra abbia
lavorato sotto tre sovrani diversi. Proprio questo fatto pone un serio problema.
Weni aveva già ricoperto una carica di secondaria importanza sotto il regno di
Teti, e, a quanto sembra, il regno del suo successore, Pepi I, sarebbe durato
oltre cinquant'anni.
Supponendo che Merenra sia salito al trono solo dopo
la morte del padre, Weni doveva aver già passato da un pezzo la sessantina
quando entrò al servizio del nuovo sovrano. Eppure sotto Merenra lo attendevano
altri compiti gravosi: è difficile credere che venissero affidati a un uomo in
età cosi avanzata. Il problema sarebbe in parte anche se non completamente
risolto qualora si scoprisse che Pepi I si associò il figlio al governo vari
anni prima di morire, cosi che gli ordini sovrani potrebbero essere stati emessi
a nome di entrambi, e in effetti sono state scoperte concrete, seppur scarse,
prove di una tale coreggenza.
All'inizio del regno di Merenra sembra che Weni fosse
un semplice ciambellano e "portatore dei sandali del re", ma non molto
tempo dopo venne elevato all'ufficio di governatore dell'Alto Egitto. Come
incaricato di questa importantissima funzione amministrativa nella metà
meridionale del paese egli doveva riscuotere tutte le entrate dovute alla
Residenza e raccogliere la manodopera, compito che espletò due volte prima di
essere inviato a una lontana cava della Nubia a prendere il sarcofago e un
prezioso pyramidion per la piramide del re, mentre a Elefantina si accaparrò le
porte di granito rosso e altri elementi architettonici per lo stesso monumento.
Tutto questo in una sola spedizione.
Un altro grandioso incarico affidatogli da Merenra fu
quello di tagliare cinque canali navigabili nella prima cateratta e costruire
sette imbarcazioni di legno d'acacia fornito dai capi di vari distretti della
Nubia. Nel suo primo anno di regno Merenra visitò di persona la regione della
prima cateratta per ricevere l'omaggio dei capitribù di Medja, Irtje e Wawae.
Merenra regnò poco più di dieci anni. Nel suo complesso funerario si nota la
fretta di finire presto i lavori, forse per una lunga malattia del sovrano del
quale si presagiva imminente la fine, come dimostrano i pochi rilievi del suo
Tempio Funerario che ci sono pervenuti appena scontornati e quindi nella fase
iniziale della lavorazione.
Nomi:
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Pepi, Phiops, Piopi, Neferkara,
Horo Netjerkhau |
Dinastia:
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VI (2350-2200 a.C.) |
Anni di regno:
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99 (Manetone); 90
(Canone di Torino) [2293-2200 a.C.] |
Collocazione storica:
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Antico Regno 2700-2200 a.C. |
Merenra regnò una decina di anni scarsi e a lui
successe il fratellastro, Pepi II. Il nuovo re doveva essere ancora un ragazzo
al momento di salire sul trono, perché il Canone di Torino e Manetone sono
d'accordo nell'attribuirgli un regno di oltre novant'anni, morendo
ultracentenario dopo un'esistenza tutto sommato abbastanza serena, anche se
movimentata, disinvolta e generosa, secondo una fonte letteraria.
Pare che all'inizio egli fosse sotto la tutela della
madre, nominata con lui nel documento che ricorda una spedizione nel Sinai
avvenuta nel quarto anno di regno. Frammenti di un papiro di data assai
posteriore raccontano ch'egli fu scoperto mentre faceva lunghe e segrete visite
a uno dei suoi generali nel cuore della notte, una storia del tutto nello
spirito di Erodoto.
Fu un buon sovrano, energico all'occorrenza, ma è
durante l'ultimo periodo del suo regno, forse troppo lungo, che si preparò il
crollo della monarchia, anche se in quel periodo non pare che vi siano stati
tentativi dei nòmarchi per accentuare o accelerare il movimento autonomistico.
Al suo regno risalgono anche alcune delle avventure nubiane citate su iscrizioni
rupestri, ma di lui poco altro ci è noto, malgrado i lunghi anni di governo.
Ebbe ad ogni modo tutto il tempo di dedicarsi alla
costruzione della propria piramide a sud di Saqqara, più grande di quelle dei
suoi immediati predecessori. Oltre ciò non resta che ricordare alcuni decreti
d'immunità e "l'autobiografia" di un principe, governatore del XII
nomo dell'Alto Egitto. Questo principe, di nome Djau, si vanta di aver
ottenuto dal re il materiale per erigere una splendida tomba al padre. Poca cosa
per saziare l'appetito dello storico, ma leggendo fra le righe delle iscrizioni
di questo genere non possiamo fare a meno di accorgerci del graduale
indebolimento della monarchia, dovuto senza dubbio al decadere della potenza del
sovrano.
Nomi:
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Menthesuphis,
Merenra Antyemzaef |
Dinastia:
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VI (2350-2200 a.C.) |
Anni di regno:
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1 (Manetone); 1 (Canone
di Torino) [2200 a.C. (Torino)] |
Collocazione storica:
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Antico Regno 2700-2200 a.C. |
Secondo una ricostruzione storica fra le più
accreditate, il secondo Merenra della VI dinastia fu un sovrano senza energia né
una chiara visione politica, non in grado di esercitare l'autorità di cui era
investito e che tollerò la decadenza delle istituzioni e i disordini; questo
re, debole e idealista, era disponibile al perdono degli errori altrui e
tollerante nei confronti dei violenti. Sembra inoltre che la sua mummia fu
profanata non molto tempo dopo la sua morte.
Nomi:
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Nitocris,
Nitokerty |
Dinastia:
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VI (2350-2200 a.C.) |
Anni di regno:
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12 ( Manetone); ?
(Canone di Torino) [2200-2195 a.C.] |
Collocazione storica:
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Antico Regno 2700-2200 a.C. |
Primo faraone donna della storia Egizia,
Nitocris sembra che riuscì a conquistare il trono con la violenza. A proposito
di Nitocris, Manetone dice che era "la donna più nobile e bella del suo
tempo", mentre a Erodoto si deve la storia del suo suicidio dopo essersi
vendicata di chi le aveva ucciso il fratello per insediare lei sul trono.
Secondo il Canone di Torino, dove il nome è dato come
Nitokerty, ella fu il secondo o il terzo faraone dopo Pepi II. Nessun
dubbio quindi sulla sua reale esistenza storica, ma è difficile poterla
identificare con la regina Neith, la cui piramide fu scoperta a Saqqara, essendo
questa la figlia maggiore di Pepi I, divenuta forse una delle tre mogli di Pepi
II all'inizio del lungo regno di questi.
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