Casale è il più meridionale dei Tre Comuni che delimitano la pianura di Cecina verso l’interno. Caratteristica è la sua struttura ad anelli semicircolari che scendono dolcemente verso il mare, corrispondenti a tante fasi dello sviluppo urbano. E’ uno dei paesi della Vai di Cecina che meglio conservano l’impianto del castello medievale. Sul territorio sono stati trovati resti di insediamenti etruschi e romani, di cui alcuni reperti si possono vedere nel paese.
Le colline di Casale erano luoghi di insediamenti etruschi e diversi ritrovamenti archeologici sono stati effettuati nel territorio. Il più importante è una tomba a tholos, dei V secolo a.C., asportata e ricostruita nel giardino del Museo Archeologico di Firenze.
Tomba
a tholos (esterno ed interno)
Da questa tomba provengono, tra l’altro, i due più antichi oggetti d’alabastro di cui si ha notizia, usciti probabilmente dalle officine di Volterra - una patera e un lacrimatoio -, anch’essi al Museo Archeologico di Firenze. Altri reperti si trovano nei musei di Volterra e alla Cinquantina di Cecina. Dell’epoca romana è una piccola villa, nel Botro della Pieve, i materiali della quale sono stati reimpiegati in alcuni edifici dei paese.
Dopo esser stato presentato presso il Museo civico di Cecina, la Soprintendenza Archeologica della Toscana espone i reperti archeologici presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze nella mostra «Principi Guerrieri - La necropoli etrusca orientalizzante di Casale Marittimo».
Reperti
della necropoli
L’individuazione e l’accurata esplorazione, avvenuta nell’ambito di due successive campagne di scavo negli anni 1987-88, di una necropoli in loc. Casa Nocera, presso Casale Marittimo, consente ora di capire come monumenti di quel tipo si pongano al termine di un processo di evoluzione del rituale funerario che, nel volgere di due generazioni, porta dalle sepolture entro cassone litico e da quelle ad inumazione, a vere e proprie realizzazioni architettoniche di tombe a camera per più individui.
Le tombe scavate, relative ad un unico gruppo parentelare, si datano dalla fine dell’VIII sec. a.C. all’inizio del VI sec.a.C., con un momento di massima concentrazione nei decenni centrale del VII sec.a.C.; al centro era collocata la tomba più antica, quella del capostipite (tomba A), deposto all’interno di un cassone di pietra con un ricco armamento militare, tra cui il grande scudo in bronzo, le insegne del potere (scettro e lituo), la parure personale in oro, argento e ambra ed infine il vasellame metallico da banchetto, oltre alle ruote di un carro da guerra.
Reperti della necropoli
Attorno a questa tomba si disponevano quelle dei discendenti che, in numero di sette, sono relative probabilmente a due generazioni (tombe B-E-F-G-H1-H2-L). Di estremo interesse i corredi di due sepolture a fossa (H1-H2) che contenevano le insegne del potere, fasci di asce deposti accento alla testa dei giovani guerrieri, realizzate in bastoni ricurvi di legno d’acero, rivestiti in lamina di bronzo e decorati con ocherelle fuse. Le tombe a fossa femminili restituiscono invece oggetti di ornamento personale; alla seconda fase della necropoli appartengono infine le due eccezionali sculture a tutto tondo in pietra, certamente i monumenti più antichi della statuaria etrusca. La necropoli fu abbandonata durante la prima metà del VI sec.a.C..I corredi recuperati non documentano soltanto credenze e aspetti del cerimoniale funerario ma anche, con insolita evidenza, forme dell’immaginario del potere politico e sacrale di un clan gentilizio egemone. La mostra illustrerà cronologicamente e tipologicamente lo sviluppo della necropoli, con particolare attenzione al rituale funerario e ai rapporti tra le diverse sepolture.
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