Il comune di Castel Focognano occupa il versante orientale del Pratomagno fino alla Valle dell'Arno, all'estremità meridionale del Casentino. Le prime notizie storiche su Castel Focognano risalgono all'XI secolo ma il suo territorio è stato sicuramente abitato fino dai tempi più remoti. La presenza etrusca è attestata dal ritrovamento a Pieve a Socana, dietro l'abside della pieve romanica, di una grande ara risalente al V secolo, insieme ai resti della scalinata d'accesso ad un antico tempio, a frammenti di ceramica o vernice nera, antefisse del V secolo e blocchi di pietra recanti incisioni etrusche. Socana rappresentava probabilmente la confluenza di importanti arterie stradali che mettevano in comunicazione il Casentino con il Valdarno e, attraverso la Major, con le regioni dell'Italia settentrionale. Si hanno tracce anche del periodo romano, mentre la nascita dei primi borghi arroccati sulle alture risale al V e VI secolo d.C. , quando le popolazioni furono costrette dalle invasioni barbariche ad abbandonare il fondovalle e a cercare rifugio nelle zone di montagna, più facilmente difendibili.
Nello stesso luogo in cui venne edificata, nel XII secolo d.C., una delle più affascinanti Pieve romaniche del Casentino, gli Etruschi avevano costruito, già diciassette secoli prima, il loro tempio e l'annessa ara sacrificale. Oggi è possibile vedere dell'edificio sacro di periodo etrusco parte della scalinata di accesso in travertino e la grande ara in pietra arenaria, molto ben conservata. Infatti l'intero tempio si trova sotto la struttura di un edificio paleocristiano triabsidato, coperto, a sua volta, dalla costruzione della Pieve romanica. Emerge con forte evidenza il perpetuarsi del luogo di culto che dalla devozione per dei pagani, è passato, nei secoli, alla celebrazione di riti legati al dio monoteista. Non è sicuramente un caso: le due are pervenuteci dalla civiltà etrusca fino ad oggi sono l'ara di Pieve a Socana e l'ara di Marzabotto. Entrambi i luoghi, nei quali sono state costruite, appaiono carichi di misticismo e intrisi di spiritualità. Dal 1969 al 1973, durante lavori di restauro della Pieve romanica a cura della Soprintendenza ai Monumenti di Arezzo, venne alla luce una grande ara etrusca di V secolo a.C. L'ara è composta di grandi blocchi di pietra, collegati da staffe in piombo a coda di rondine.
Continuando
la ricerca, è stato scoperto un tempio etrusco, il cui orientamento doveva
essere ad Est, quindi opposto a quello dell'attuale Pieve. Oggi del tempio è
possibile vedere l'ampia gradinata di accesso, della lunghezza di 18,4 metri, in
travertino. La gradinata consiste in almeno dodici gradini inquadrati da due
basamenti quadrangolari modanati. Non è possibile determinare le dimensioni del
tempio etrusco, in quanto sono state costruite successivamente la Chiesa
paleocristiana e poi la Pieve romanica. Siamo passati in questo luogo dal culto
pagano al culto monoteistico. I vari e diversi "popoli" si recano nel
luogo percepito e sentito idoneo all'espletamento dei riti e culti spirituali:
la religione incarna proprio qui il suo stretto e forte legame con l'ambiente
naturale.
All'interno della Pieve sono state rinvenute due "ruote" in pietra fetida con iscrizioni etrusche
del V e IV secolo a.C. Si tratta probabilmente di doni votivi. La scoperta più
affascinante sono le antefisse a
testa di Menade del V secolo a.C. e quelle a testa di Minerva di epoca
ellenistica. Il tempio era forse collegato ad un insediamento che doveva essere
un punto di controllo del fiume, un nodo viario verso Nord, Nord-Est, ed inoltre
una tappa della distribuzione della ceramica volterrana attestata anche ad Avena: località del
Casentino, nel Comune di Poppi. Sono state scoperte, nel 1953, alcune sepolture
delle quali fu recuperata solo una piccola parte del corredo: un cratere
volterrano frammentario, attribuibile al "Pittore della Monaca", degli
inizi del III secolo a.C., frammenti di ceramica a vernice nera, frammenti di
specchio in bronzo, ed una notevole quantità di laterizi da copertura.
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