BALCANI
La penisola Balcanica, era abitata prima del III secolo a.C., dal popolo degli Illiri, che la resero terra fertile, nelle vicinanze del mare, e produttiva nel primo entroterra. Gli Illiri abitavano un territorio corrispondente approssimativamente alla ex-Jugoslavia e all'Albania. La tribù che diede il nome alla Dalmazia abitava gran parte della odierna Bosnia occidentale.
Gli Scordisci, un gruppo misto illirico-celtico, abitavano nella Bosnia nord-orientale.
Altre tribù erano nella Bosnia centrale. Le tribù illiriche erano costituite prevalentemente da allevatori di bestiame: pecore, maiali e capre.
I Romani giunsero in Illiria nel II secolo a.C. e gradatamente si spinsero verso l'interno. Nel 27 a.C. il territorio venne costituito in provincia romana. Nel 9 d.C. si ebbe l'ultimo tentativo insurrezionale degli Illiri.
Gran parte del territorio della Bosnia fu incluso nella provincia romana di Dalmazia. La parte settentrionale della Bosnia fu integrata nella provincia della Pannonia, che comprendeva la Croazia nord-orientale e l'Ungheria meridionale.
Nella provincia della Dalmazia vennero ad abitare coloni da Italia, Africa, Spagna, Gallia, Germania, Grecia, Asia Minore, Siria, Palestina ed Egitto. Si stabilirono principalmente nelle città costiere ma si trovano tracce del loro insediamento anche nell'interno.
Dalla metà del II secolo si stabilirono nella zona anche numerosi veterani. Gli illiri entrarono nelle legioni romane e raggiunsero alti gradi militari.
Nel 193 Settimio Severo licenziò la guardia dei pretoriani e la sostituì con truppe in maggioranza illiriche.
Grandi imperatori furono di origine illirica: Traiano Decio (da Budalia vicino a Sirmium), Aureliano (da Sirmium o dalla Mesia), Probo (da Sirmium), Diocleziano (da Salona - Spalato), Massimiano (da Sirmium), Costantino (da Naissus - Nis), Gioviano (da Singidunum - Belgrado), Graziano (da Sirmium).
Dopo il tracollo dell’Impero Romano, le orde barbariche attraversarono in lungo e largo la terra Balcanica; Visigoti, Unni, Ostrogoti ed Avari la misero a ferro e fuoco per molto tempo, finché, ultimi, scesero gli Slavi che dal 650 d.C. si stabilirono nei Balcani.
Apprendiamo così che alcune tribù slave antenate dei serbi, dei macedoni e dei montenegrini, all’inizio del VI secolo, irruppero all’interno dei territori balcanici sottoposti al dominio bizantino.
Tempo un secolo e tutta la regione venne a trovarsi sotto il loro controllo; i serbi si insediarono in un’area compresa fra il Montenegro, la Bosnia Orientale, la Serbia Sud-Occidentale, il Kosovo e la Macedonia Settentrionale.
Poco più di cinquant’anni dopo un’altra popolazione slava - ma più affine agli slavi occidentali, cioè ai cechi, agli slovacchi ed ai polacchi - si stabilì in un ampio territorio compreso fra l’Austria Inferiore, il Lago Balaton e l’Adriatico: si trattava degli sloveni.
I croati furono gli ultimi a raggiungere la penisola balcanica intorno al 630, provenienti dalle terre a nord dei Carpazi su invito del governo bizantino che li impiegò nell’Illirico, fra la Drava e la Cetina, per combattere gli àvari.
Dal punto di vista linguistico, mentre i croati della Dalmazia parlavano il dialetto dello sto - come anche i serbi, i montenegrini ed i bosniaci -, quelli dell’interno, della "Sclavonia", d’oltre monte cioè, usavano il dialetto del kaj, affine allo sloveno. Sulle isole adriatiche, in Istria, nella Krbava e in Lika andò formandosi il dialetto del ca: tutto questo a dimostrazione della grande varietà del quadro linguistico delle popolazioni slavo-meridionali.
La caratteristica preponderante di quella che fu la Jugoslavia è il suo pluralismo etnico, culturale e geografico (Serbia, Bosnia, Croazia, Slovenia, Montenegro.. ). In primo luogo è bene considerare che nell'area balcanica sono presenti numerosi etnie che, pur di piccole dimensioni, hanno però precisi caratteri di ordine storico, culturale e religioso che le differenziano nettamente. In tutto, solo considerando i territori dell'ex Jugoslavia, i gruppi etnici presenti sono ben 24 per una popolazione complessiva che nel 1981 non arrivava neanche a 23 milioni.
Un'altra forte spaccatura è di ordine religioso (sono infatti presenti ortodossi, cattolici e musulmani). Ulteriori motivi di divisione derivano dalle diverse dominazioni straniere che hanno segnato fino alla fine del XIX secolo la storia delle repubbliche che andranno a formare l'attuale Jugoslavia: semplificando, abbiamo infatti da un lato l'Impero ottomano, dall'altro quello austro-ungarico.
Di questa storia complessa vorremmo tentare una breve sintesi, senza pretese di esaustività, utilizzando le parole e le competenze di giornalisti e storici esperti dell'area balcanica.
Si trattò di una cesura non solo amministrativa, ma anche culturale e religiosa, dato che separava le due grandi sfere di influenza, esistenti nell'Europa contemporanea, i cui centri erano Roma e Bisanzio. I popoli slavi, che si insediarono ad occidente di quella linea, i croati e gli sloveni, accettarono il cristianesimo nella sua variante romana, inserendosi nella cultura dell'Europa occidentale. I serbi, i montenegrini, i macedoni, i Bulgari, insediati ad oriente, furono attratti invece nella cerchia culturale di Costantinopoli e della chiesa ortodossa. Da ciò non solo due modi diversi di pregare e di scrivere, di celebrare i momenti fondamentali della vita, ma anche due modi diversi di pensare e di essere.
Questa divisione fu ribadita dallo scisma del 1054, che segnò la definitiva separazione tra Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli. La separazione fra i fedeli di Roma (polacchi, cechi, slovacchi, croati e sloveni) e quelli di Bisanzio (russi, bulgari e serbi) fu ulteriormente accentuata dall'uso dall'uso di alfabeti diversi (latino per i cattolici, cirillico per gli ortodossi).
Così scrive Ibidem, lo scrittore islamico: "Su questa bipolarità fondamentale, nel XIV e XV secolo si innestò anche la cultura islamica, che i turchi portarono nei Balcani nel corso della loro avanzata verso l'Europa centrale. Si trattò di una esperienza traumatica per gli slavi meridionali, soprattutto per i serbi, vinti dalle forze ottomane nella battaglia di Kosovo, il giorno di S. Vito, il 28 giugno 1389. (giorno della vittoria turca sui serbi)".
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