TARTARI
Si tratta di popolazioni nomadi dell'Asia centrale e della Mongolia che vennero identificate con i Mongoli attraverso l'azione unificatrice di Gengis Khan. Ricordiamo i Kirghisi dell'alto Ienissei e gli Oriati.
Il potere del condottiero mongolo si estendeva dalla Grande Muraglia ai monti
Targabatai per millecinquecento chilometri, e dal deserto dei Gobi, alle
propaggini della Siberia per mille chilometri, circa trentadue popoli
s'inchinavano davanti a lui, ed egli li divise in tre grandi gruppi (del centro,
della mano destra e della mano sinistra) nello stesso ordinamento che avrebbero
assunto le truppe da loro fornite.
Tradizionali rimasero le classi sociali: la famiglia gengiskhanide o famiglia
d'oro (altan uruk), quindi i condottieri
(bahadur), i generali
(noyat), gli
uomini liberi (nokud), il popolo
(arat) e i servi
(unaghan), con mano di ferro e
con diplomazia si sbarazzò del grande sciamano Tab Tangri
Kokosciu, che dopo
averlo eletto tentava d'intromettersi negli affari di stato, affidò
l'organizzazione amministrativa e l'educazione dei figli all'uiguro Tata T'onga,
e nominò giudice supremo il figlio adottivo Scigi
Qutuqu.
Dettò le ordinanze (Yasa o Giasaq) cui si aggiunsero le sentenze (Biliq)
cercando le leggi nella tradizione, costumi e credenze del suo popolo, grazie ad
esse un impero immenso fu retto con giustizia ed equità.
Nella primavera del 1211 Gengis radunò tutto il suo esercito, circa
duecentomila guerrieri, il deserto dei Gobi fu attraversato e giunsero al
confine dell'impero dei Kin per tentarne la conquista. Dopo numerose sconfitte,
l'imperatore cinese Kin trattò la pace con Gengis
che gli costò tutto il tesoro imperiale, e migliaia di prigionieri, dal momento
che l'estate rendeva ormai impossibile la traversata del deserto del Gobi,
Gengis si sbarazzò dei prigionieri facendoli decapitare tutti, e si acquartierò
con il suo esercito nell'oasi di Dolon, poi inviò alcuni messaggeri nella Cina
del sud retta dalla dinastia Sung.
L'imperatore cinese Wu-tu-pu volle ravvisarvi un pericolo, e spostò la corte da
Pechino a Tien (oggi Kaifeng), Gengis considerò l'atto come una rottura del
trattato di pace, assalì Pechino e la distrusse "non più un trillo
d'uccello" cantò un poeta fuori delle mura silenziose "le fosse delle
mura sono colme di cadaveri e di sangue" era l'estate del 1215.
Con l'annessione del regno dei Qara Khitai vasto come la Mongolia stessa, Gengis
si trovava ora a confinare con una delle zone più civili e più cariche di
storia, la Persia e L'Afghanistan entrambi due territori musulmani; era l'anno
1218.
Dopo il 1220 venne conquistata la Persia.
I mongoli-tartari occuparono città dopo città, caddero Thus, Damghan, Semnan, di Rayy
celebre centro per le sue ceramiche; non restò vivo un solo abitante ad
eccezione di un centinaio di artigiani condotti schiavi in Mongolia.
La Transoxiana e la Corasmia erano nelle mani di Gengis, toccava ora al Khorassan che fu
occupato dal figlio minore di Gengis, Tului, che assali la città di Merv e
seduto su di un trono d'oro, fece sgozzare davanti a se la popolazione divisa
fra i suoi soldati, che ammucchiavano le teste e le orecchie destre in macabre
piramidi, risparmiò solo quattrocento artigiani. Conquistata la Persia, Gengis, si trovò davanti uno dei più fieri avversari di
tutta la sua vita: l'Afghanistan, paese di montagna abitato da popolazioni
bellicose e intrattabili.
I Tartari erano dunque giunti dappertutto ed
ebbero numerosi contatti con il mondo slavo,
in particolare si stabilirono nell'odierna Russia.
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