In
località Passo di Mirabella, frazione della città di Mirabella
Eclano (AV), sono visitabili gli scavi dell'antica città di
Aeclanum, uno dei principali centri della tribù sannita degli
Irpini.
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L'archeologo
Italo Sgobbo rinvenne, negli anni 30, quattro monumenti
epigrafici oschi: uno riportava il nome Mamers (nome osco del
dio Marte), un altro rappresentava un'ara di tufo dedicata alla
dea Mefite (oggi al Museo Nazionale di Napoli) e facente parte
di un luogo sacro collocato fuori dalle mura cittadine e sulla
Via Appia, un terzo indicante una non meglio identificata
costruzione ordinata da Magio Falcio ed un quarto pertinente al
culto del dio Fauno.
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Aeclanum - Strada romana ed abitazioni.
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La via Appia e la necropoli orientale.
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La
città di Aeclanum, in età romana, aveva la forma
di un corimbo ed un'estensione di 18 ettari, era difesa da una
cinta muraria lunga 1820 mt. e costruita in opus reticulatum a
prismi di travertino e di arenarie compatte.
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Le
mura si ergevano per oltre 10 mt. ed erano interrotte da almeno
tre porte delimitate ai lati da torri quadrate (turres), di
oltre 5 mt. per lato, mentre ogni 20 mt. erano presenti torri più
piccole (hemiturres), di 2,5 mt. per lato, che non superavano in
altezza, come le più grandi, le cortine murali (perciò
definite "turres aequae qum moiro", cioè "torri
alte quanto il muro"). Lo spessore delle fortificazioni è
compreso, nei vari punti, fra 2,12 - 2,40 mt.
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Attraverso
la porta occidentale entrava in Aeclanum la Via Appia,
proveniente da Benevento, e ne usciva attraverso la porta
orientale. Al tempo della Guerra Sociale (89 a. C.), Aeclanum
era protetta soltanto da una cinta di legno, incendiata poi da
Silla quando, resosi conto che gli eclanesi aspettavano aiuto
dai Lucani, ordinò di accastare intorno alle mura fascine di
sarmenti, bruciate dopo che trascorse il tempo concesso dal
dittatore per arrendersi. Aeclanum infatti fu saccheggiata ed
occupata
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Strada romana con impronte di carri.
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perché
non si era arresa spontaneamente ai Romani ma anche per
convincere le altre città irpine ancora insorte a deporre le
armi.
Dopo la Guerra Sociale, circa nell'87 a.C., la città divenne
municipio con diritto di voto ed iscritta alla tibù Cornelia.
Più tardi, all'epoca dell'imperatore Adriano (all'incirca nel
120 d. C.), assunse lo stato di colonia con la denominazione di
"Aelia Augusta Aeclanum".
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Aeclanum - Le Terme.
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Altre
strade, oltre l'Appia, interessavano Aeclanum ed il suo
territorio: la via Aeclanum - Aequum Tuticum che la collegava
alle Puglie, la via Herculia che attraversava la parte orientale
della giurisdizione eclanese e la via Aurelia Aeclanensis che
procedeva in direzione di Ordona.
Al periodo romano, per lo più imperiale, risalgono la
costruzione ed il rifacimento di opere pubbliche come le Terme,
il Macellum, il Gimnasium, il Foro, l'Anfiteatro, il Teatro ed
il "forum pecuarium"
(mercato del bestiame da pascolo).
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Aeclanum - L'area del macellum.
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Il Macellum (mercato coperto), posto probabilmente nelle
vicinanze del foro, presenta attualmente una piazzetta centrale
rotonda ed una vasca che forse era adornata da un zampillo; la
tholus macelli è costituita da alcuni pilastri in opus vittatum
e la pavimentazione arricchita dal marmo. Le Terme
sono il monumento di maggior rilevo degli scavi: la tecnica di
costruzione è in opus mixtum e sono rintracciabili gli ambienti
del tepidarium, del calidarium e del frigidarium.
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Aeclanum - Domus di tipo pompeiano.
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Nell'area
delle Terme fu rinvenuta una pregiata statua marmorea
raffigurante Niobide ed oggi collocata in una sala del Museo
Irpino di Avellino, ove sono esposti numerosi reperti
provenienti da Aeclanum. In un'altra occasione fu raccolta un
frammento di statua di Arpocrate, datata al II secolo d.C. e che
rappresenta il dio fanciullo con il corno dell'abbondanza.
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Tra
le abitazioni private ben visibile è una domus di tipo
pompeiano, che in epoca tarda è stata convertita ad officina
per la lavorazione del vetro. Di rilievo sono, inoltre, i resti
di una Basilica paleocristiana con fonte battesimale (baptisterium)
a forma di croce greca, con tre scalini sui quattro lati e
rivestita in origine da marmo (un altro battistero simile a
quello di Aeclanum è di pertinenza della città di Venosa). La
Basilica era a tre navate e, fosre, con un portico sul davanti
(nartece).
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Il battistero della basilica
paleocristiana.
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Ad
un livello inferiore rispetto all'edificio religioso fu scoperto
un ambiente con quattro otrii giganti (dolii), adoperati per la
conservazione delle derrate alimentari.
Sicuramente Aeclanum rappresentò una delle principali città
del Sannio Irpino. Lo stesso Silla,
dopo l'assedio di Pompei, si diresse direttamente contro la città,
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incurante
di altri centri urbani come Nola o Abellinum, che erano sul
tragitto. Si presume che possa aver ricoperto il ruolo di
capitale sannita all'epoca della Guerra Sociale e che la
popolazione contò sui quattro-cinquemila abitanti quando
assunse il ruolo di colonia ed il suo territorio superò
l'estensione di 700 kmq.
Nel 369 d.C. un violento sisma colpì Aeclanum con conseguenze
disastrose: in un'epigrafe Umbonio Mannachio, di rango
senatorio, è definito "fabbricatore ex maxima parte etiam
civitatis nostrae".
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Aeclanum - Base per fistule di torchio.
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Più
tardi, nel 410 d.C., il passaggio di Alarico e dei Visigoti
dalla Campania alla Puglia arrecò ingenti danni alla città. Fu
coinvolta nelle guerre tra i Goti e i Bizantini nel VI secolo
d.C., finchè l'arrivo dei Longobardi (570 d.C.) ed il transito
dell'imperatore Costante II di Bisanzio, diretto all'assedio
della longobarda Benevento, soffocarono sotto un velo di
distruzione le ultime tracce del passato romano.
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Veduta della zona delle terme.
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Al
di fuori del circuito cittadino di Aeclanum, si possono ammirare
ancora i resti di un edificio pubblico (dall'ignota funzione)
con mura in reticolato e laterizio nel sito della chiesa di
Santa Maria di Pompei crollata dopo il sisma del 1980.
Da ammirare inoltre, parte di una necropoli orientale (III-IV
secolo d.C.) con monumenti e recinti funerari, posta ai lati
della via Appia e nelle vicinanze della odierna via Nazionale
Passo.
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