ARICIA

La fondazione della città, avvenuta secondo la tradizione per opera di Archiloco Siculo, risale a ben 14 secoli a.C. Secondo quanto testimoniano i numerosissimi resti, la città era posta all'interno della conca craterica della Valle Ariccia. Questa comunità fu tra i protagonisti più attivi, prima della Lega Albana, poi di quella Latina. 

Porta Romana

In seguito l'insediamento si spostò sui colli sovrastanti e s'inserì nella vita romana ottenendo la piena municipalità. Per certo fu da questo periodo che si stabilì quello stretto rapporto tra l'insediamento e la Via Appia, che ha costituito uno degli elementi determinanti in tutte le vicende successive della città. 

In proposito è significativa la sua funzione di prima stazione di posta lungo la Via Appia, a partire da Roma. In età imperiale, venne costituendosi, al di qua ed al di là dell'Appia, una grande città, ricca di templi, terme, fori ed edifici pubblici, il cui territorio, esteso fino al Tempio di Diana Nemorense, sulle rive del Lago di Nemi, si riempì di sontuose ville, delle quali ancora oggi esistono numerosi resti (ricordiamo la villa di Vitellio). La decadenza di Ariccia cominciò con le invasioni barbariche, e fu facilitata dalla stessa posizione della città, la quale, trovandosi sopra una grande via militare, fu esposta prima alle scorrerie dei Goti, poi a quelle dei Vandali, ed infine a quelle dei Saraceni, che nell'827 la distrussero. Gli abitanti superstiti trovarono rifugio sul colle dove era posta l’'Acropoli dell'antica città romana e vi formarono una nuova comunità. Le prime notizie del Castrum o Castellanum Ariciensis riferiscono che nel 990 era dominio di Guido, "dux" della potente Famiglia Tuscolana.

 

Villa di Vitellio

 

La Battaglia di Ariccia

Venticinque secoli fa: Iniziata la battaglia, gli Etruschi si erano lanciati all'attacco con tanta foga, che sbaragliarono col solo urto gli Aricini: le coorti cumane opponendo l'astuzia alla violenza, ripiegarono un poco, e quando i nemici le ebbero superate, operata una conversione li assalirono, sbandati com'erano, alle spalle. Così, presi in mezzo, gli Etruschi già quasi vincitori furono sbaragliati ... (Tito Livio - Storia di Roma).
Questo è quanto è giunto fino a noi della storica battaglia del 506 a.C., in cui gli Aricini, alleati dei Cumani, affrontarono e vinsero gli Etruschi capeggiati da Arunte figlio di Porsenna.

Gli studiosi hanno analizzato la caduta di Tarquinio il Superbo (510 a.C e quindi del dominio dei re etruschi su Roma), che causò la discesa di Porsenna e di suo figlio Arunte, che muoverà col suo esercito contro Aricia, città a capo della Lega Latina. Hanno discusso della politica del cumano Aristodemo (filo-popolare e anti-oligarchica) ed ha ipotizzato che tali idee politiche da Cuma siano penetrate a Roma, dando vita a quella grande rivoluzione culturale che fu la Repubblica romana: i fatti di Ariccia vanno letti in chiave simbolica; la sconfitta degli etruschi rappresenta l'allontanarsi dal mondo romano del modello etrusco (legato alla monarchia) e l'adozione di quello greco che proponeva una politica nuova e democratica. Infatti Roma fu influenzata nelle espressioni artistiche e religiose con l'entrata di divinità come Libero e Libera, cui furono dedicati dei templi sull'Aventino.
A seguito degli scavi in corso presso il tempio di Diana aricina a Nemi, si è sviluppata un'ipotesi in base alla quale esistevano due centri, uno politico ed uno religioso, che esistevano ad Ariccia: quello politico era presso il bosco e la sorgente Ferentina ai piedi di Monte Savello, località in cui si riuniva la Lega Latina. 

Quello religioso era il lucus dedicato a Diana nemorense nel bosco sacro. Quello presso Monte Savello era legato a Turno Erdonio, che vi morì affogato (probabile sacrificio rituale di purificazione, legato alla costruzione dell'emissario del lago albano).


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