LATINI

 

L'antico Lazio (Latium Vetus) aveva approssimativamente per confini il Tirreno dalla foce del Tevere ad Anzio e alle alture di Terracina a Sud, i monti Prenestini e Lepini ad oriente ed il Tevere a Nord.

Nell'età neolitica (2000 a.C.) questo territorio fu occupato da quelle tribù di Italici che lo abitavano più tardi, nei tempi storici, col nome di Latini, i Prisci Latini, vigorosa popolazione di pastori e di agricoltori, meravigliosamente tenace nel mettere a coltura la zona dei colli laziali e quella pianeggiante acquitrinosa, ricoprendo a poco a poco il paese di villaggi. Più tardi col nome di Lazio si indicò tutta la regione compresa fra l'Etruria, la Sabina, il Sannio e la Campania.

Così Plinio indica il Lazio originario col nome di Lalium antiquum o vetus, e distingue nettamente da esso le parti successivamente aggiunte, in particolare il territorio del Liri, col nome di Latium adiectum .

I Latini, date le condizioni del suolo e la necessità di lavori gravosi che richiedevano unità di sforzi e cooperazione di molteplici energie, si riuniranno in villaggi per utilizzare le loro forze collettive e per ragioni di difesa, in quella pianura aperta da ogni parte ad assalti, a rapine, a saccheggi e di fronte ai montanari che potevano scendere a razziare dai monti vicini della Sabina. Da tali condizioni derivarono certamente i forti ordinamenti militari che si diedero i Latini, sempre pronti a lasciare l'aratro, a interrompere i lavori del campo per impugnare le armi, come ce li rappresenta la leggenda di Cincinnato .

La comunanza di lingua, di usanze, di civiltà, di pratiche religiose portava i villaggi laziali a stringere fra loro non tanto leghe politiche quanto federazioni religiose, per cui si riunivano in alcune feste sui sacrari laziali a compiere i loro sacrifici. A parte la leggenda secondo cui, morto Enea, che sarebbe sbarcato a Lavinium (altro centro latino, patria degli Dei Penati ) il figlio Ascanio avrebbe fondato Albalonga, è certo che tra i Colli Albani (monte Cavo) si trovava il centro religioso più rinomato, dove era venerato il dio supremo della stirpe, Iuppiter Latiaris.

Sul Monte Cavo, sotto la direzione di Albalonga, in mezzo al recinto sacro, sull'ara dedicata a Giove (Aquae Ferentinae ) nella festa annua delle Feriae Latinae  si sacrificava un toro bianco e una parte delle carni del sacrificio era distribuita ai rappresentanti di tutti gli staterelli che partecipavano alla lega sacra. Una lista conservataci da Plinio, corrispondente a un momento arcaicissimo, ci fa conoscere i nomi di trentun comunità latine federate, di cui quasi una metà ci restano ignoti; gli altri sono: Albani, Accienses, Aefulani, Abolani, Bolani, Bubentani, Carventani, Cusuetani, Coriolani, Fidenates, Foreti, Hortenses, Latinienses, Laurentes, Longulani, Manati, Macrales, Mucienses, Numintenses, Octulani, Olliculani, Pedani, Poletaurini, Papiri, Polluscini, Rutuli, Sanates, Sasolenses, Sisolenses, Tolirienses, Titienses, Vitellienses, Vimitellari, Vetulani .

Altre fonti fanno ascendere il loro numero a quarantasette, compresa Roma, sicchè possiamo farci una idea della condizione topografica del Lazio antico. Roma era destinata a succedere ad Albalonga nella direzione della lega.

Un altro centro latino importante è la città di Tusculum,  che la tradizione vuole che sia stata fondata intorno al 900 a.C. da Telegono, figlio di Ulisse e di Circe. Fu resa potente dalla Lega Sacrale Albana, prima di cadere sotto il predominio romano.

La derivazione del nome conferma l'antichità della combattiva città latina. Tusculum, secondo Festo, è in relazione con gli Etruschi, anche se nella zona non si sono tuttavia trovate tracce di cultura etrusca. E' invece documentato l'influsso delle antiche pratiche religiose greche. Giove era comunque la divinità più venerata, come dimostrano i ruderi del tempio sull'arce, e di due simulacri del dio scoperti nei pressi. Sullo stesso spiazzo dell'Acropoli sorgeva anche il tempio ai Dioscuri, Castore e Polluce, distrutto nel medioevo.

Tusculum fu sconfitta da Roma al Lago Regillo intorno al 500 a.C. quando al comando dei Latini era il dittatore Tuscolano Ottavio Mamilio, genero di Tarquinio il Superbo. Dopo molti anni, venne sotratta alla tribù Papiria. 

Roma soppresse tutte le magistrature militari e giurisdizionali della città latina e vi lasciò solo quelle incaricate della polizia e del mercato, ossia gli edili. Ben presto Tusculum cominciò a destare l'interesse dei ceti più rappresentativi ed autorevoli del popolo romano (la Mamilia, la Porcia, la Fulvia, la Fonteia e la Corumcaria). Molti nobili vi possedevano lussuose ville data l'amenità del luogo e l'abbondanza dell'acqua, tra cui si ricorda una villa di Tiberio e di Cicerone.

I Latini stipularono con Roma un trattato di pace, il Foedus Cassianum (493 a.C.), un’ alleanza difensiva e offensiva. Insieme, infatti, Latini e Romani riuscirono a assicurarsi il controllo del Lazio, vincendo Equi e Volsci.

Altri centri latini importanti sono: Aricia, che vide la sconfitta degli Etruschi di Porsenna ad opera dei Latini e dei Cumani; Lavinium , dove sbarcò Enea e luogo erede della mitica Laurentum, centro religioso famosissimo della tribù dei Laurentes; Horta (Orte); Tibur (Tivoli); Lanuvium e Velitrae, centri collinari posti nelle vicinanze del Nemus Dianae (Nemi); Ardea, capitale dei Rutuli; Antium e Satricum, centri marittimi; Circeii e Tarracina; Cora (Cori), Norba (Norma) e Signia (Segni) al confine con gli Ernici.

Vi sono poi insediamenti pre-latini: Collatia (Castelverde); Gabii, luogo sacro; Praeneste (Palestrina), nota per le sue tombe; Nomentum, Fidenae, Ficulea (sulla via Nomentana), Bovillae, Aefula, Pometia, Tellanae, Caenina, Corniculum, Medullia, Ameriola, Ficana, Anagnia, Setia (Sezze) .

Dopo il 340 a.C. il vecchio trattato di pace fu sostituito con alleanze bilaterali tra Roma e singole comunità. Roma consolidò il suo controllo sul Lazio e la maggior parte delle città latine fu incorporata nello stato romano: Tuscolo, Ariccia e Castri Moenium (Marino)  divennero Municipi.  L’antico Latium era collegato con Roma attraverso la Via Castrimeniense e la Via Albana. Nel 312 a.C., sul tracciato della via Albana, fu iniziata la costruzione della Via Appia, che garantiva un comodo e rapido collegamento da Roma fino a Brindisi.

ROMA  e  le  LEGGENDE

Numerose sono le leggende che legano Roma con i Latini.

Una prima leggenda si richiama al mito degli Oriazi e Curiazi, secondo la quale l'esito della guerra tra i due popoli venne deciso dal duello tra sei gemelli (tre per parte) che rappresentavano i due popoli. Alla fine vinsero gli Oriazi: dopo un duello solo un Orazi sopravvisse contro tre Curiazi. Il primo però tramite uno stratagemma, iniziò a correre, e ad uno ad uno uccise i tre gemelli. Così Roma ottenne l'indipendenza dai Latini.

ENEA, leggendario eroe, figlio del troiano Anchise e della dea Venere, fuggì dalla città di Troia in fiamme dopo che venne occupata dagli Achei. Dopo varie peregrinazioni giunse via mare nel Lazio come gli era stato predetto dalle divinità. Qui, sconfitto Turno, re dei Rutuli, tribù latina, sposò la figlia del re, Lavinia, e divenne il progenitore della famiglia Giulia, cui appartenevano Cesare, Augusto ed altri imperatori successivi. Il figlio di Enea, Iulo, infatti fondò Albalonga, città d'origine dei due gemelli Romolo e Remo. 

La leggenda tramanda che il dio Marte aveva posseduto con la forza Rea Silvia, in un bosco sacro dove era andata a prendere dell'acqua; con la forza, perché come vestale aveva l'obbligo di rimanere vergine. Nacquero dei gemelli, Romolo e Remo, che il re di Albalonga Amulio, che aveva spodestato il fratello Numitore, padre di Rea Silvia, ordinò di uccidere. Ma i servi ebbero pietà dei bambini, li misero in una cesta e li abbandonarono alla corrente del fiume Tevere. Il fiume in piena trascinò la cesta fino a una grotta collocata alla base del Palatino, detta Lupercale perché sacra a Marte e a Fauno Luperco. Qui i gemelli furono allattati da una lupa e poi allevati dal pastore Faustolo e da sua moglie, Acca Larenzia, nella loro capanna situata sulla sommità del Palatino, nella zona del colle chiamata Cermalo (o Germano, che significa "gemello").
Dopo un'adolescenza libera, e un po' selvaggia, una volta diventati grandi e venuti a conoscenza delle loro origini, i gemelli andarono ad Albalonga, uccisero re Amulio e rimisero sul trono il nonno Numitore. Numitore diede loro il premesso di fondare una città, e subito i due cominciarono a litigare sul luogo dove costruirla: Romolo preferiva il Palatino, Remo l'Aventino. Alla fine Romolo ebbe la meglio e scelse il Palatino dove costruì le mura della città: Roma.
Remo però scavalcò le mura con lo scopo di annullarne l'inviolabilità. E sulle mura Romolo l'uccise. Tale leggenda è stata redatta dai romani che volevano dare una sacralità alla loro stirpe e quale idea migliore che discendere da Enea, l'eroe troiano.

Ancora una leggenda: i Dioscuri, personaggi legati al mondo della mitologia antica, erano due fratelli gemelli di nome Castore e Polluce, figli di Zeus. Il loro culto è originario della Grecia, ma si diffuse rapidamente anche in Italia. I due fratelli erano intervenuti in aiuto di Roma durante la battaglia del lago Regillo contro la Lega Latina, nel 496 a.c. In ricordo di questo avvenimento venne edificato un tempio, a loro dedicato, nel Foro Romano.

 

LE CITTA' ITALICHE

 

 

Le città Latine

 

ALBA LONGA

ANTEMNAE

ANTIUM

ANXUR

ARDEA

ARICIA

BOVILLAE

CABUM

COLLATIA

CORA

CORBIUM

CRUSTUMERIUM

FICULEA

FIDENAE

GABII

LABICUM

LANUVIUM

LAURENTUM

LAVINIUM

MINTURNAE

NEMUS DIANAE

NOMENTUM

NORBA

PRAENESTE

PRIVERNUM

SATRICUM

SETIA

SIGNIA

TELLANAE

TIBUR

TUSCULUM

VELITRAE

 

 

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