MARIO    

Mario, Caio (Arpino 157 - Roma 86 a.C.), generale e uomo politico romano, si pose a capo del partito della plebe durante la guerra civile dell'88-86 a.C.

Erano appena passati trent'anni dalla promulgazione della lex Valeria, con la quale Arpinum, per la sua lunga fedeltà a Roma, era stata innalzata a Municipium con intera cittadinanza, quando nacque nel suo territorio, in Cereate, Caio Mario. Era il 156 a.C. Nato da oscura famiglia, ancora legata ai parsimoniosi e duri costumi degli agricoltori latini, Mario non ebbe modo di avvicinarsi alla cultura romana né tantomeno a quella greca. Ma il suo coraggio e le sue doti militari lo imposero all'attenzione di Scipione l'Emiliano durante il suo servizio in Spagna, che lo indicò suo degno successore. Con l'aiuto della gens Metella divenne tribuno della plebe e durante questa carica rivelò le sue simpatie per la causa popolare. 

Dapprima combatté in Spagna sotto il generale Scipione Emiliano; nel 119 a.C. diventò tribuno della plebe e si sposò con una giovane appartenente alla gens Giulia. Pretore nel 115 a.C., ritornò in Spagna per condurre una campagna contro i briganti che terrorizzavano il paese. Accompagnò poi il generale romano Quinto Cecilio Metello in Africa (109 a.C.); due anni dopo, eletto console, ebbe il comando della guerra contro Giugurta, re di Numidia, che catturò con l'aiuto del proquestore Lucio Cornelio Silla nel 106 a.C.

Dopo aver sottomesso la Numidia, Mario diventò console per la seconda volta nel 104 a.C.; ebbe poi il comando nella guerra contro le tribù germaniche dei teutoni e dei cimbri: sconfisse i primi ad Aquae Sextiae (oggi Aix-en-Provence) nel 102 a.C. e i secondi l'anno dopo presso Vercelli. Considerato il salvatore della patria, nel 100 a.C venne riconfermato nella carica di console (per la sesta volta consecutiva).

Quando a Silla, divenuto console, venne affidata la guida della guerra contro il potente re Mitridate VI il Grande nell'88 a.C., Mario, già da tempo in conflitto con il collega di rango patrizio, cercò di privarlo dell'incarico. Scoppiò allora la guerra civile che oppose le due fazioni in cui si divise l'esercito romano: quella "popolare", sostenitrice di Mario, e quella "patrizia" di Silla. In una prima fase prevalse Silla, che costrinse l'avversario a fuggire dall'Italia e gli subentrò come comandante in Asia Minore. Successivamente il conflitto volse a favore di Mario, grazie a Lucio Cornelio Cinna che si schierò con lui e organizzò tumulti a Roma. Sulla capitale si diressero le truppe di Mario e Cinna che, dopo la resa della città, massacrarono gli aristocratici della fazione di Silla. I due vincitori si proclamarono consoli (86 a.C.) ma, pochi giorni dopo, Mario morì.

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