TIBUR
La città di Tivoli è collocata sulle pendici dei monti Tiburtini lungo l'Aniene nei pressi della grande cascata che il fiume forma ai piedi dell'antica acropoli. La ricchezza delle sue acque, la felice posizione strategica sulla via dei traffici verso l'Abruzzo, la fertilità del suo territorio e le condizioni climatiche favorevoli contribuirono in età protostorica a creare le condizioni per insediamenti spontanei stabili che determinarono i presupposti per la fondazione della città.
Secondo Virgilio la città fu fondata da Tiburto o tibumo, personaggio mitico originario di Argo i cui fratelli parteciparono alla guerra contro Troia a fianco dei Greci; per Catone invece la città ebbe origine da Catillo, comandante della flotta di Evandro; infine Dionigi di Alicamasso ci parla di Tibur come di una colonia dei Siculi, dai quali prese il nome di Siculeto e successivamente dagli aborigeni i quali la chiamarono Polistephanon cioè Corona della Città.
Le prime attestazioni archeologiche dell'antica Tibur sono costituite dalla sua cinta muraria di IV secolo a.C. di cui restano visibili ancora alcuni tratti. L'asse viario principale, che determinò l'orientamento della città, era costituito dalla via Tiburtina che la collegava direttamente a Rorna, sotto la cui egida venne a trovarsi già dal 380 a.C., che entrava nell'abitato attraverso la Porta Maggiore per uscirne poi dalla porta Variana. Nel II secolo a.C. un forte sviluppo edilizio interessò i settori urbani più importanti con la costruzione di edifici civili e di culto che costituirono i fulcri su cui poi, nei secoli successivi, si sarebbe articolato l'impianto urbanistico giunto fino a noi.
TEMPIO DI ERCOLE VINCITORE
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Si tratta di un complesso monumentale che presenta forti analogie con altri tempi presenti nel Lazio ( Giove Anxur a Terracina, Fortuna Primigenia a Palestrina ) tutti contraddistinti dall’uso dei terrazzamenti digradanti utilizzati al fine di creare una scenografia di contorno all’edificio templare vero e proprio esaltandone gli effetti prospettici. Il santuario occupava originariamente un’area molto vasta giungendo fino al tracciato della Via Ttiburtina che veniva isolata dall’intero complesso attraverso poderose costruzioni . |
Il tempio vero e proprio, di cui restano i lati lunghi del perimetro, si sviluppava, su un alto podio cui si accedeva mediante una gradinata. La cella era circondata su tre lati da un colonnato con otto colonne sul prospetto principale. Sul suo fondo un’esedra incorniciava la statua di culto. In asse con il tempio si trovava il teatro fornito di scena e portico retrostante. Il culto di Ercole, con cui spesso la città veniva identificata nell’antichità ( Herculaneum Tibur ), riporta alle originarie rotte della tramsumanza delle greggi di cui il dio era protettore, che, con molta probabilità, costituirono uno degli elementi portanti della originaria economia cittadina. Nella città è possibile vedere:
ACROPOLI
Sorgeva su uno sperone roccioso da cui si gode la vista delle cascate dello stupendo paesaggio di Villa Gregoriana. La sua funzione culturale è documentata dalla presenza di due tempi di cui il più antico è databile, in base alle strutture edilizie, alla metà del II secolo a.C. . La sua forma è rettangolare con quattro colonne in facciata ( di cui due conservate ) con basi attiche, pareti in opera quadrata di travertino e semicolonne laterali addossate alla cella. |
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Lo stile dell’intero edificio doveva essere ionico a giudicare dal capitello rinvenuto sul retro. Il tempio circolare posto accanto ad esso conserva 10 delle originarie 18 colonne corinzie che delimitavano il peristilio di cui è ancora visibile parte della decorazione a cassettoni del soffitto. Sull’architrave si conserva una iscrizione dedicatoria. Alcuni studiosi ipotizzano che, nella nicchia presente sul muro di fondo della cella, fossero conservati i Libri Sibillini collegati dalle fonti letterarie a Tivoli e al fiume Aniene.
TEMPIO DELLA TOSSE
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Si tratta di una grande aula circolare a due ordini sovrapposti con copertura a cupola segnata esternamente nel punto d'imposta da mensole di travertino. Nella parte superiore si aprono sette nicchie, in quella inferiore vi sono i due ingressi. In origine l'edificio doveva costituire il vestibolo monumentale di una villa del I secolo a.C. riutilizzata alla fine del III inizi IV secolo d.C. come attestano i rifacimenti delle murature in opera vittata (file sovrapposte di tufelli e mattoni). |
Il periodo imperiale fu particolarmente fecondo di straordinarie opere di cui Villa Adriana costituisce un magnifico esempio architettonico per le sofisticate soluzioni tecniche in essa adottate, e culturale, quale summa del pensiero storico ed estetico della propria epoca. Sempre al periodo di Adriano può essere fatta risalire la costruzione dell'Anfiteatro detto di Bleso sito a nord della Rocca Pia, rinomata fortezza con quattro torrioni cilindrici, costruita intorno al 1461 per le esigenze militari di Pio II, Piccolomini.
Il complesso termale delle Acque Albule conserva resti rifelibili alla media età repubblicana, periodo in cui era già apprezzata la pratica della idroterapia, ed una serie di sepolcri, ubicati nelle immediate vicinanze della città ancora in buono stato di conservazione completano il quadro delle preesistenze di età classica. Mentre il territorio limitrofo alla città vide coincidere il periodo alto-medievale con la decadenza delle grandi ville suburbane di epoca romana, il centro urbano, nella variata ottica dei valori, si andò plasmando alle nuove esigenze e al nuovo sentire di quel periodo. Il foro, centro della vita ciale, fu sostituito dal duomo di S. Lorenzo edificato, come sembra, nel IV secolo. Nel 1155, con Federico Barbarossa, la città tornò agli antichi splendori: furono riedificate le mura di cinta che, con la loro estensione, forniscono l'indicazione di un notevole incremento dell'area urbana; furono costruite, a scopo difensivo, alcune case-torri nel punti strategici, di cui si conservano alcuni significativi esempi (Vicolo dei Ferri, via Postera, via del Serminario, ecc.); furono edificati il palazzo dell'Arengo, la Torre del Comune, la chiesa di San Michele che definirono il nuovo fulcro della vita civile e religiosa della città. Nel 1550 il Cardinale Ippolito d'Este realizzò, su progetto di Pirro Ligorio, la famosa villa, cui seguirono le costruzioni di numerose dimore nobiliari: il palazzo Cenci-Alberici, Bellini, Pacifici, Pusterla, ecc.
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