Pomarance 4  -  Il Palio Storico delle Contrade 

XXXI Palio Storico delle Contrade

Ma veniamo al Paese Nuovo che presentava: Vestiamo queste vesti..."
Le vesti di cui parla il titolo sono quelle delle donne che, in tutti i paesi dei mondo, sia occidentali che orientali, sono asservite ad un potere subdolo e meschino che attraverso la religione e la tradizione ha creato ceppi e catene rendendole lentamente prigioniere. Quindi, solo attraverso un vero e proprio risveglio dello spirito e dei più intimi recessi dei cuore la coscienza dell'uomo aprirà gli occhi. Con tali considerazioni sono stati tre gli aspetti messi in evidenza: nella prima situazione abbiamo un esempio di violenza domestica tipicamente occidentale in cui ad una situazione di sofferenza e ribellione per la donna corrisponde una perdita di libertà ed emozioni per l'uomo.Rione Paese Novo - Click per ingrandire
Nel secondo aspetto sono evidenziate le condizioni di vita della donna nei paesi islamici, dove le donne sono talmente limitate nelle libertà personali, da non avere scelta neanche sul proprio abbigliamento: devono avvolgersi tutto il corpo in lunghi mantelli e coprirsi il volto, sono spesso costrette a svolgere i lavori più duri e massacranti e non hanno voce in capitolo per quanto riguarda la loro stessa vita, poiché appartengono al marito che le acquista dal padre dopo il matrimonio.
E infine il terzo aspetto, quello sulle etnie africane e soprattutto sull'infibulazione, la brutale e violenta mutilazione praticata alle bambine intorno agli 8, 9 anni nei paesi Africani, in Medio Oriente e in Asia.
Molto belle le scene che raffiguravano la vita nei paesi islamici, per la bellezza dei colori degli abiti, le musiche e le rappresentazioni delle enormi fatiche che le donne devono sopportare e veramente sconvolgente la scena che rappresentava l'infibulazione: quando, in un crescendo di musica, i personaggi hanno mimato la mutilazione su bambine che subivano inermi, ha fatto vera
mente venire i brividi. Complimenti quindi al Paese Nuovo per la scelta dell'argomento, per i costumi, la scena e la realizzazione.

E' stata poi la volta dei Gelso che ha rappresentato "L'arte dell'imprevisto", analizzando la condizione attuale dell'uomo, che è quella della continua ricerca della razionalità che, con il tempo, è divenuta superficialità. L'uomo è superficiale non per scelta, ma perché è oggettivamente difficile imparare di nuovo, dopo secoli, a conoscere veramente i bisogni che gli appartengono, per capire ciò che piace o non piace e per tornare ad essere diverso, vivo ed autentico.Rione Gelso - Click per ingrandire
Questo punto è stato rappresentato molto bene nella sfilata dalla lunga processione di persone incatenate che, vestite completamente di grigio e con in mano i ferri dei mestiere" (telefonini, computer ecc.) rappresentavano la lunga schiera di persone Inquadrate".
Tra tutti gli eventi esterni con cui l'uomo deve relazionarsi, quelli Imprevisti", quelli che vengono a turbare in modo diretto e immediato un equilibrio raggiunto con grande impegno e sofferenza, obbligandolo da un momento all'altro a cominciare tutto da capo, rappresentano per lui uno dei problemi più grandi, più duri da superare.
Di fronte a ciò che non è stato previsto, a ciò che è non è conosciuto, di fronte all' Indefinito" a tutto quello che non può essere analizzato e controllato, le uniche risposte che sa dare e che ha imparato a dare, sono la paura, il panico, l'ansia e, nella loro forma più estrema, l'angoscia, la disperazione. Nel suo tipo di struttura sociale si imparano così solo risposte razionali, frasi fatte. Il prezzo da pagare è la perdita dei nostri sensi, la capacità di percepire, di fronte ad uno stimolo esterno, le varie sensazioni da esso trasmesse. I sensi non si usano più: quelli attraverso i quali l'uomo si appropria della visione corretta della realtà, esprime la propria creatività e può superare tutte le situazioni, anche le più problematiche. Di fronte all'indefinito mentre l'uomo razionale avrà sempre più paura, si dispererà, piangerà e compierà scelte sbagliate, azioni violente, superficiali e sciagurate, l'uomo che sa ascoltare i segnali dei proprio lo riuscirà a dare vita ad un nuovo processo creativo per conoscere sé stesso e ciò che lo circonda.
Quanto detto è la spiegazione teorica che è stata rappresentata nella realtà dal Gelso da un vivacissimo spettacolo in cui veniva descritto il sorprendente viaggio di un pulmino carico di turisti che attraverso "L'Arte Pratica dei Superamento dell'Imprevisto" riescono a riaprirsi agli eventi straordinari ed improvvisi riuscendo ogni volta a superare le difficoltà che la Vita stessa gli pone davanti. Bravissimi tutti, ballerini, comparse, musicisti e molto belle le scene, come ad esempio la realizzazione dei mare in tempesta.
L'ultimo Rione in gara il Marzocco che ha immediatamente colpito per la scenografia: una bellissima tela di ragno nella quale si muovevano i protagonisti della scena. Tela di ragno 24
come prigione, come spira vischiosa che avvinghia gli esseri disperati che si lasciano catturare.
In "CATRAME" il tema della tossicodipendenza, dell'uso di droghe della ricerca di una via di uscita dalle costrizioni, dai muri soffocanti che limitano, costringono. Andare, vagabondare fa motel ed alberghi, città e deserti, risucchiati dallo smog e dal traffico lento. Essere in un posto senza in fondo saper perché, cercando come sempre e come sempre trovando ... allontanarsi per uscire ma spesso andare sempre più all'interno di ciò che già conosciamo.Rione Marzocco - Click per ingrandire
Entrare in una stanza e chiudersi dentro, si può essere ovunque e da nessuna parte.
Andare per le strade e perdere l'orientamento, disperdersi, annullarsi, prendere le immagini e sentirsi piccolo mentre scorri e tutto scorre con te. Stordimento ricorrente perché tutto è diverso, ma così ossessivamente ripetuto con piccole infinitesime variazioni che dopo poco è consueto, somigliante sempre a qualcosa di già visto di risaputo.
Da qui partono le parole forti degli attori che realizzano con grande incisività la situazione di un uomo che si sta perdendo.
La soluzione facile della ricerca di un laccio emostatico, di una siringa, mentre il ritmo si fa serrato, la ricerca incessante senza riposo nel tempo e nello spazio, cercare di dire a proposito di come, quando...
E da questo punto le parole si rincorrono come schegge impazzite, si cerca un punto di oscillazione dentro la finzione, sotto frammenti d'immagini patinate, in viaggio fra catastrofi e abbagli di verità.
Un salto nel vuoto, un tuffo negato, corsa assassina e rovinosa. Respiri, voci sincopate, congestionate in una situazione di progressiva deteriorazione.
E poi tornare, farsi abbagliare da luci pulsanti e da sguardi di ghiaccio, scendere nello spazio di ciò che è già stato, tentare il viaggio ... Il sapere di rischiare, la paura dei dissolvimento dei nulla, non cercare il possesso ma il dover essere posseduti.
Ed infine l'immersione e la contrazione, lo zero, il riavvio e ancora bufera, via tutto, solo l'occhio è vivo ed ecco l'oggetto, l'immagine finalmente... tutto nella ricerca di un senso ... se c'è.
E' stato veramente un avvincente susseguirsi di parole, che è riuscito perfettamente a dare l' idea di una persona imprigionata, invischiata indissolubilmente, nella tela dei ragno: la tossicodipendenza.
Bravi tutti davvero e complimenti al regista.

A questo punto applausi finali, e tutti si sono dati appuntamento per le 22 sempre in via dei fossi per il verdetto finale.
Alle 21 già una moltitudine di persone affollavano il campo e finalmente, dopo molta attesa, il Sindaco ha annunciato: Gelso! Dopo 12 anni il rione aveva finalmente riconquistato il Palio.
Subito i contradaioli festanti hanno afferrato il "cencio" ed hanno iniziato i festeggiamenti che si sono protratti fino a tarda notte. Veramente, a quello che ho saputo, si stanno ancora svolgendo, perché i contradaioli hanno deciso di fare una cena per ogni anno passato senza vittoria: totale 12 cene , perciò .... buon appetito!

E così anche quest' anno, " le luci si sono spente" sul XXXI Palio Storico delle Contrade.
Possiamo dire che è andato tutto bene e le poche polemiche si sono subito affievolite, quindi tanti ringraziamenti a chi di dovere, come sempre a tutti coloro che dedicano tanto dei loro tempo a questa bella manifestazione e un arrivederci a presto...
Al Palio 2002!

di Antonella Pratelli
da "La Comunità di Pomarance" anno XV n°4-2001

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