ROUTE ESTIVA 2001: EL CAMINO DE SANTIAGO
Palermo: Giorno 29 Luglio 2001 il clan Sant'Agostino parte per la Route
estiva, ma non è la solita Route che fa girare in lungo e in largo la
Sicilia, perché non ci porta sulle vette dei Nebrodi, non ci porta sulle
Madonie, ci porta ancora più in alto, su un aereo diretto addirittura
in "Spagna".
Che cosa c'è lì direte voi, a parte il fatto che "la Spagna è la Spagna",
"le spagnole sono le spagnole" e il Real Madrid gioca a Madrid, lì si
trova un percorso molto importante e antico: "El Camino de Santiago".
Questo è il percorso del pellegrinaggio che viene fatto per raggiungere
la tomba di San Giacomo; parte da molto lontano (dalla Francia) e raggiunge
Santiago attraversando tutta la Spagna. Percorso per molti secoli da una
costante presenza di pellegrini, oggi è considerato dal Consiglio d'Europa
il primo Itinerario Culturale Europeo.
Dopo aver spiegato cos'è questo cammino posso incominciare a raccontare
le meravigliose avventure che si sono susseguite dall'arrivo a Madrid:
per prima cosa siamo andati a trovare il clan del Monreale 1° che era
arrivato il giorno prima e con il quale avremmo condiviso il cammino.
Dopo una giornata poco impegnativa da turisti, nella tarda serata abbiamo
preso il treno che ci avrebbe condotto fino a Sarria, paese dal quale
abbiamo iniziato il cammino. L'indomani mattina, appena arrivati, ci sono
stati distribuiti i libretti del campo e "la Credenziale", libretto che
serviva a identificare il pellegrino per usufruire delle strutture che
offrono ospitalità e per ricevere, alla fine, "la Compostela" il certificato
che attesta l'avvenuto pellegrinaggio. Nella credenziale vi erano degli
appositi spazi dove andavano impressi i timbri dei luoghi in cui si sostava
che così ne attestavano il passaggio.
Alla partenza si respirava già un'aria diversa, non più di viaggio turistico,
ma di pellegrinaggio vero e proprio. Dopo aver partecipato alla S. Messa,
il clan, secondo le pattuglie stabilite ha fatto la spesa in paese e,
finalmente pronto a partire, ha iniziato il suo pellegrinaggio (i due
clan non camminavano insieme). Il percorso era largo e ben segnato con
frecce gialle che evitavano ogni dubbio sulla strada da prendere; ad ogni
km una pietra miliare indicava quanti km mancassero a Santiago, la nostra
prima pietra indicava 112 km.
Lungo il percorso ci fermavamo per delle chiacchierate che hanno avuto
quale tema, per tutto il cammino, la lettura e la riflessione della lettera
di S. Giacomo. La nostra prima tappa era Portomarìn. Verso le 18 il cielo
si era oscurato e in pochissimo tempo, tra lampi e tuoni, si è messo a
piovere, così ci siamo rifugiati presso una simpatica signora e, tra la
recita dei vespri e la chiacchierata, come per magia non pioveva già più.
Arrivati a destinazione abbiamo passato la notte nella palestra del paese
(l'ostello del pellegrino era pieno).
L'indomani il percorso ci portava ad Eirexe. A ora di pranzo abbiamo
fatto conoscenza con un simpatico signore di nome Chico (Francesco) che,
fermatosi accanto a noi, intenti alla cucina, iniziò a chiacchierare animatamente,
scherzando e raccontando simpatici aneddoti. E' stato con noi fino ad
Eirexe, così, lungo il cammino, tra il nostro capo Clan impazzito per
"gallinacce" e "cagnacci con la coda", che andava inseguendo ad ogni dove,
abbiamo imparato molte cose e parole spagnole, apprendendo soprattutto
che "certe barzellette" sono internazionali. Lì abbiamo potuto dormire
nel rifugio del pellegrino e abbiamo conosciuto un gruppetto di ragazze
spagnole, che avremmo in seguito incontrato varie volte, con le quali
abbiamo cantato allegramente. Il terzo giorno di cammino, tra Eirexe e
Laboreiro ci aspettavamo tutto tranne un'esperienza, come dire, "elettrizzante".
Erano le 14:30 circa ed avevamo appena finito di mangiare quando, come
ormai di consueto, il tempo era cambiato e si preparava a piovere con
lampi e tuoni; così, non intenzionati a muoverci prima di aver digerito
un po', ci siamo messi sotto i poncho, e aspettavamo la pioggia; Davide
Francaviglia si era appena chiuso a riccio contro la pioggia nel suo poncho
e, con aria di sfida, volendo fare una battuta gridava: "Ora puoi piovere!";
proprio in quell'istante, un botto, una luce abbagliante, e uno strano
bruciore, ci facevano capire di aver preso la scossa per colpa di un fulmine
che ci era caduto accanto; tra lo scompiglio generale e la "paura", siamo
andati subito via. Lungo il cammino, per errore abbiamo superato Laboreiro,
così siamo giunti a Melide un paese qualche km più avanti. Il giorno seguente
dopo aver partecipato alla S. Messa, ci siamo diretti verso Arzua. Venerdì
siamo a Pedrouzo, ultima tappa prima di Santiago dove abbiamo alloggiato,
tanto per cambiare, in una palestra! In questa palestra il diavolo tentatore
ci ha fatto trovare un pallone e un campo da calcio attrezzato per un
epico scontro Palermo-Torino… il resto è storia!
La mattina seguente, con sveglia alle 5, siamo partiti subito perché
volevamo raggiungere Santiago in tempo per la Messa delle 12 entrando
trionfalmente (!) al suono delle campane nella piazza davanti la cattedrale.
A monte Gozo, dopo una mattinata di nebbia, si poteva vedere in lontananza
la meta tanto attesa (distante solo 4 km) e chi arrivava per primo alla
vetta, per una tradizione secolare, veniva proclamato "re del pellegrinaggio";
Rodolfo Candido, dopo una corsa con Carmelo Mucera, è riuscito nell'intento.
Alle 12, come previsto, stanchi ma contenti, siamo arrivati finalmente
alla cattedrale dove abbiamo partecipato alla S. Messa prima di andarci
a riposare e rinfrescare al Seminario minore. Nei giorni seguenti, prima
di tornare nella nostra amata terra abbiamo passato due giorni a Santiago,
uno a Fisterra a vedere l'Oceano, uno alla meravigliosa Avila e tre giorni
a Madrid a fare i turisti (!?).
L'esperienza fatta ha arricchito me e tutto il Clan, creando uno spirito
unico e difficilmente ripetibile. Il Cammino di Santiago oltre che una
prova fisica è soprattutto una prova spirituale diversa per ognuno, che
si comprende solo al termine di una lunga strada irta di difficoltà che
dai piedi raggiunge il cuore per non andarsene mai più.
Così come i pellegrini di un tempo, anche noi abbiamo raggiunto quella
meta che da secoli testimonia al mondo intero le difficoltà che vengono
superate dalla fede in Cristo.
Lince che corre (Luca Badalamenti)
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