Il Crocifisso di San Damiano

Il "Titulus Crucis"

Al di sopra della corona di gloria, troviamo la ben nota scritta: "IHS NAZARE REX IVDEORUM - Gesù il Nazareno, Re dei Giudei". Le lettere IHS sono le prime tre lettere della parola Gesù in maiuscole greche.

Nel vangelo l'iscrizione posta sulla croce ha un significato importante (cf.  Gv 19,19-20): scritta in tre lingue - latino, greco ed ebraico - perché tutti la potessero intendere, rivela in modo ufficiale e universale la regalità e la gloria del Cristo. Il motivo della condanna dice paradossalmente la vera identità di Cristo!

 Il medaglione

Appena sopra l'iscrizione, un medaglione mostra Gesù in un'altra fase dell'unico mistero pasquale: si tratta dell'AscensIone al cIelo, simboleggiato dalla presenza degli angeli in festa per la vittoria di Gesù sulla morte. Egli sta salendo verso il Padre suo, che è divenuto anche Padre nostro (cf. Gv 20,17).

La veste color oro annuncia la sua vittoria e la sua regalità. Sulla sua spalla ondeggia un mantello rosso, simbolo del potere e del dominio, esercitati nell'amore. Nella mano sinistra regge una croce, lo strumento della vittoria.

Se si guarda con attenzione il volto di Gesù, vi si può scorgere un ampio sorriso. Egli è "unto con olio di esultanza" (cf. Sal 45,8): finalmente la sua prova è giunta al termine e ne è uscito vincitore! Gli angeli, vestiti di rosso e d'oro come il loro Signore, accolgono con gioia colui che ha trionfato.

La mano del Padre

Nel mezzo medaglione posto nell'estremità superiore dell'icona, appare una mano destra, nel gesto di benedire. È la destra del Padre: egli, che nessuno ha mai visto (cf. Gv 1,18), si rivela nella sua benedizione.

La benedizione del Padre, altro non è che il dono stesso dello Spirito, chiamato in uno degli inni più belli della Liturgia romana "dito della mano destra del Padre". Dice Gesù: «È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò» (Gv 16,7). Il Padre, infatti, manda lo Spirito nel nome di Gesù, quando questi entrerà nella sua gloria (cf. Gv 14,26).

Per meglio capire e apprezzare la benedizione del Padre, occorre approfondire questa parola di Gesù: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16). L'espressione "un altro Consolatore" significa che Gesù è stato il primo Consolatore, cioè l'avvocato difensore che Dio ha posto accanto a ogni uomo, per donare la sua salvezza. Lo Spirito avrà lo stesso ruolo di Gesù, ma lo eserciterà in modo invisibile: completerà l'opera di Gesù (cf. Gv 14,26) e introdurrà nella verità tutta intera (cf. Gv 16,13).

La ricompensa che il Padre accorda al suo Figlio è dunque meravigliosa: egli dona il suo Spirito per la Chiesa, sua Sposa, come fiume di acqua viva per quanti credono in Gesù (cf. Gv 7,37-39).

Lo Spirito, linfa vitale della vite che è Gesù stesso (cf. Gv 15,1-11), è anche il fuoco d'amore che unisce il Padre e il Figlio. È in questo fuoco d'amore che il Figlio vuole introdurci quando grida al Padre: «L'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17,26). Così si consuma la nuova Alleanza in seno alla Trinità, nel cuore dei credenti.

Conclusione