Prospettive applicative e di ricerca future

 

 

Da quando si è cominciato a studiare il sogno lucido all’interno dei laboratori del sonno, sono state accumulate osservazioni e descrizioni dei processi fisiologici concomitanti. La verifica del sogno lucido attraverso la comunicazione volontaria durante il sonno REM, ha rappresentato un punto di svolta nello studio di questo fenomeno, permettendo di affermarne la realtà da un punto di vista scientifico. Il resoconto della suddetta verifica è stato pubblicato per la prima volta nell’articolo di LaBerge, Nagel, Dement e Zarcone del 1981: "Lucid dreaming verified by volitional communication during REM sleep". Gli autori sostenenvano di aver registrato attraverso il polisonnografo dei segnali, preventivamente concordati con i soggetti, inviati volontariamente attraverso i movimenti oculari e le contrazioni della muscolatura degli avambracci da parte di soggetti durante la fase REM del sonno.

La presenza di una comunicazione volontaria durante la fase REM testimonierebbe la consapevolezza dei soggetti addormentati e, quindi, la realtà del sogno lucido.

Si potrebbe affermare che quasi tutte le ricerche sull’argomento in ambito psicofisiologico successive si siano riferite al citato articolo per sostenere l’evidenza empirica del fenomeno, o per utilizzarne la stessa metodologia di ricerca.

Tuttavia occorre far notare che la procedura adottata dagli sperimentatori nell’articolo citato non è chiara né rigorosa. Ad esempio gli autori affermano di aver concordato con i soggetti una varietà di segnali da effettuare attraverso i movimenti oculari e la contrazione della muscolatura degli avambracci. Quali e quanti erano tali segnali?

I soggetti erano lasciati liberi di svegliarsi spontaneamente. Una procedura che avesse svegliato i soggetti rispetto a condizioni sperimentali diverse, ossia in presenza o in assenza del segnale concordato, avrebbe permesso di controllare maggiormente la validità interna dell’esperimento.

Ad un giudice, cieco rispetto al momento in cui la seganalazione era avvenuta, sono stati sottoposti i tracciati polisonnografici con il compito di individuare i segnali concordati. Al giudice sono stati sottoposti unicamente tracciati in cui si supponeva ci fossero i segnali concordati. Perché non sottoporre al giudice anche tracciati relativi a notti senza sogni lucidi riferiti?

Un’altra esigenza di ricerca sarebbe stata quella di verificare preventivamente l’abilità dei soggetti a resistere alla suggestione allorché venivano loro poste domande circa l’attività onirica.

Si sente, dunque, la necessità di replicare l’esperimento di verifica del sogno lucido attraverso la comunicazione volontaria. L’esigenza di un esperimento più rigoroso dal punto di vista della capacità di escludere la presenza di bias è tanto più forte se si considera l’importanza storica che il citato articolo ha di fatto acquisito nel campo della ricerca scientifica sul sogno lucido.

Come ha notato LaBerge [1993] le attuali conoscenze non permettono di avere una sufficiente comprensione dei fattori psicofisici tale da permettere a un qualsiasi individuo di vivere l’esperienza a proprio piacimento. La sfida che l’autore si propone è quella di individuare, attraverso un’intensa ricerca futura, i fattori relativi al cervello, al corpo e allo psichismo che permettano di raggiungere e di mantenere il traguardo del sogno lucido. Ad esempio al momento non è chiaro se il fenomeno sia caratterizzato da una attività elettroencefalografica specifica e diversa da quella del "sogno ordinario". Le ricerche esistenti sull’argomento non hanno valore definitivo.

Riamane aperto, inoltre, il quesito se il sogno lucido determini un’attivazione fisiologica, ovvero se quest’ultima sia una conseguenza della segnalazione attraverso movimenti oculari, compito che molto spesso è parte integrante della metodologia di studio all’interno dei laboratori del sonno.

Il campo che sembra necessitare maggiormente di ulteriori ricerche sembra essere quello relativo all’individuazione delle caratteristiche psicologiche associate con la presenza o la maggiore frequenza dei sogni lucidi.

Un dato certo sembra essere la relazione del fenomeno in esame con il costrutto di "campo-indipendenza/campo-dipendenza". Meno certe sembrano, invece, le relazioni individuate con costrutti quali: l’intelligenza non verbale, la creatività verbale e non verbale. Le ricerche esistenti, presentando dati contraddittori, non hanno un valore definitivo.

Alcuni autori [Snyder, Gackenbach, 1988] hanno ipotizzato che i sognatori frequentemente lucidi presentino un orientamento intrapersonale e un’alta suscettibilità all’ansia. I dati a conferma di questa ipotesi, tuttavia, o sono ambigui e scarsamente interpretabili (come nel caso dello studio sul livello di ansietà tra i sognatori lucidi, in cui è stata notata una corrispondenza tra ansietà e frequenza di sogni lucidi solamente negli uomini, mentre nelle donne è stata riscontrata la relazione inversa), ovvero sono palesemente contraddittori. Alcune ricerche hanno individuato un orientamento intrapersonale tra i sognatori lucidi, altre ricerche hanno trovato un orientamento interpersonale tra gli stessi.

Una relazione interessante è stata evidenziata da Wolpin, Marston, Randolph, Clothier [1992]. Gli autori hanno rilevato una correlazione positiva tra benessere percepito soggettivamente e frequenza dei sogni lucidi. La ricerca, tuttavia, è isolata e necessiterebbe delle conferme, che apporterebbero valore anche alle promettenti testimonianze circa l’utilizzo del sogno lucido come strumento terapeutico.

Le tecniche di induzione del sogno lucido sono molteplici. Nonostante questo, non vi sono adeguate informazioni circa l’efficacia delle medesime. I diversi autori, o non riportano assolutamente nessun tentativo di verifica delle tecniche da essi suggerite, o si limitano a fornire isolate ricerche per lo più con un numero di soggetti sperimentale troppo esiguo.

Attenti a verificare l’efficacia della tecnica da essi proposta sono stati LaBerge [1987], LaBerge e Levitan [1995]. In particolare essi hanno dimostrato, avvalendosi della metodologia della comunicazione volontaria attraverso movimenti oculari, la validità dell’utilizzo di stimoli visivi nell’elicitare l’esperienza.

Sembra importante, tuttavia, conoscere anche la validità degli strumenti e delle tecniche per quanto riguarda l’acquisizione nel lungo termine della capacità di avere sogni lucidi. In che misura gli strumenti e le tecniche proposte permettono alle persone di acquisire la possibilità di avere sogni lucidi in un modo stabile nel tempo?

E’, dunque, importante che la ricerca futura si occupi di verificare la validità delle tecniche proposte sia nella loro capacità di elicitare le esperienze nel breve periodo e sia nella loro capacità di permettere un apprendimento duraturo nel tempo.

Da una parte la suggestione post-ipnotica sembra in grado di produrre il fenomeno, dall’altra è stato notato che durante uno stato di leggera ipnosi i sogni lucidi possono comparire spontaneamente. Sembra, dunque, esistere un rapporto tra il fenomeno in esame e l’ipnosi. Ma tale relazione non è chiara. Si attendono delucidazioni circa le specifiche modalità con cui lo strumento dell’ipnosi rende possibili le esperienze di sogno lucido.

Le proposte applicative dello strumento sogno lucido sono varie e diverse. Ciò è dovuto al fatto che spesso i diversi autori hanno pubblicato le loro ipotesi e convinzioni, sviluppandole a partire dalla propria individuale esperienza di terapista.

Alla luce di questa pluralità di interventi le potenzialità derivanti dall’utilizzo del sogno lucido in clinica sembrano essere promettenti. Tuttavia ad oggi rimane aperto il quesito se le prove empiriche del successo clinico siano sufficienti per ammetterne l’utilizzo. Il quesito risulta particolarmente pertinente se si considera il fatto che lo sviluppo della capacità di avere sogni lucidi sembra implicare un grande impegno da parte del paziente.

Gli interventi degli autori richiedono ulteriori conferme. Lo sforzo richiesto in tal senso sembra essere giustificato dalle incoraggianti testimonianze cliniche di cui disponiamo oggi.

In questo paragrafo si è fatto ripetutamente appello alla necessità di approfondire diversi argomenti inerenti allo studio del sogno lucido, mostrando le lacune e le incertezze del presente stato della ricerca. Ma bisogna anche sottolineare la novità dell’interesse della ricerca in questo settore, per apprezzare la portata degli sforzi che i diversi autori hanno compiuto nel gettare luce sul fenomeno.

La prima volta che il sogno lucido è stato studiato all’interno di un laboratorio del sonno risale al 1978 [Hearne, 1978]. Fino a quell’anno il sogno lucido è stato un oggetto di studio largamente ignorato. Se si riflette sul fatto che dall’articolo di Hearne sono passati poco più di venti anni, si può comprendere la portata dell’interesse che è stato suscitato dal fenomeno del sogno lucido nelle diverse discipline. Ed in effetti negli ultimi venti anni tale aumento di interesse è stato testimoniato dal crescente numero di articoli su riviste scientifiche, dal comparire di pubblicazioni più o meno divulgative, dal sorgere di riviste, associazioni, fondazioni e siti della rete informatica Internet. L’attenzione verso il sogno lucido è andata progressivamente aumentando sia nel mondo della ricerca che tra il grande pubblico, promettendo al primo nuove chiavi per comprendere i fenomeni del sogno, del sonno e dello psichismo in generale, affascinando il secondo per le sue possibilità di avventura e di conoscenza di sé.