Caratteristiche psicologiche dei sognatori lucidi

 

 

Incidenza e frequenza

Per un discorso della psicologia delle differenze individuali in relazione ai sogni lucidi occorre innanzi tutto comprendere le dimensioni del fenomeno. Gli studi a proposito riportano dati relativamente variabili in relazione a due problemi. Il primo riguarda le procedure di campionamento. I dati circa la diffusione del fenomeno variano a seconda che il campione studiato sia composto da soggetti individuati casualmente, da adulti interessati all’argomento o ai sogni in genere, o da studenti universitari. Generalmente è stata trovata una più ampia diffusione tra i soggetti che hanno un interesse nella sfera dei sogni precedente al campionamento. Ovviamente offrono dati migliori, o meglio più generalizzabili, gli studi compiuti su campioni casuali.

Il secondo problema riguarda la verifica della comprensione dell’oggetto di studio da parte dei soggetti della ricerca. Questo è il caso di quegli studi che si basano su dati raccolti attraverso questionari, scale, diari o autodescrizioni in genere, e non su dati di laboratorio secondo la metodologia della comunicazione volontaria durante il sonno REM. L’utilizzo del laboratorio del sonno, che permetterebbe una verifica empirica dell’accadere del fenomeno, è limitato ad un numero esiguo di soggetti, quindi le ricerche miranti a determinare la frequenza e l’incidenza del fenomeno, dovendo utilizzare campioni relativamente numerosi, si sono avvalse delle procedure di raccolta dei dati basate sulle risposte date dai soggetti a questionari e scale o sulle loro autodescrizioni riportate in diari personali. E’ stato evidenziato [Snyder, Gackenbach, 1988] che spesso le persone fraintendono la natura del sogno lucido, scambiandola con la capacità di ricordare i sogni ordinari. Per questo motivo, nel caso dei dati raccolti fuori dal laboratorio, occorre effettuare una preventiva verifica della comprensione del concetto in esame da parte dei soggetti.

L’incidenza del sogno lucido misura il tasso percentuale degli individui che hanno avuto almeno una esperienza nella loro vita. Una stima dell’incidenza, effettuata su un campione casuale e attraverso la verifica della comprensione del concetto di sogno lucido, è pari al 57.5% [Gackenbach, Snyder, Roches, Sachau, 1986]. Altre stime dell’incidenza variano dal 100% [Gackenbach, Curren, LaBerge, Davidson, Maxwell, 1983], stima ottenuta su un campione di soggetti adulti altamente motivati e manifestamente interessati alla vita onirica, al 47% [Blackmore, 1983]. Quest’ultima stima si riferisce ad uno studio effettuato su un campione casuale ma senza la verifica delle presunte dichiarazioni di lucidità.

La frequenza di sogni lucidi nei singoli individui varia da un limite in cui il fenomeno non si presenta affatto al limite, non chiaramente definito, in cui il sognatore ha numerose esperienze al mese. LaBerge [1980a] riporta di aver raggiunto, applicando la MILD, la tecnica di induzione da lui sviluppata, una media di 21.5 sogni lucidi al mese, con un massimo di quattro per notte.

Gackenbach [1978] ha classificato i soggetti in base alla frequenza delle esperienze di lucidità in: sognatori frequentemente lucidi ("frequent lucid dreamers"), che hanno una o più esperienze di sogno lucido al mese; sognatori non frequentemente lucidi ("infrequent lucid dreamers"), che hanno sperimentato il fenomeno una o più volte nella loro vita, ma meno di una volta al mese; sognatori non lucidi ("nonlucid dreamers"), che non hanno mai avuto esperienze di sogno lucido. Come precedentemente riportato, la stima dell’incidenza, calcolata su un campione casuale e attraverso la verifica della comprensione, è pari a 57.5%. Tale percentuale comprende tutti i sognatori lucidi, sia quelli frequentemente lucidi che quelli non frequentemente lucidi. Le stime dell’incidenza dei sognatori frequentemente lucidi variano da un minimo di 15% [Ibidem], ad un massimo di 28.5% [Palmer, 1974].

Non sono state rilevate differenze tra i generi quanto a incidenza e frequenza del fenomeno [Blackmore, 1982; Gackenbach, 1978, 1985; Gackenbach, Curren, LaBerge, Davidson, Maxvell, 1983; Hearne, 1978].

L’età sembra essere un fattore determinante nella frequenza. Diversi studi [Blackmore, 1983; Kueny, 1985; Palmer, 1974] hanno evidenziato come i soggetti più giovani abbiano sogni lucidi più spesso di quelli più anziani. Tuttavia, per quanto riguarda i soggetti di genere femminile, in una ricerca [Gackenbach, 1978] questa relazione è stata anche descritta in termini opposti: fra le donne, con un manifesto interesse per l’attività onirica in generale, le più anziane hanno riportato una maggiore frequenza di lucidità che le più giovani.

Altri fattori che hanno mostrato di essere in relazione con una maggiore frequenza dei sogni lucidi sono l’ordine di nascita e lo stato civile [Gackenbach, Curren, LaBerge, Davidson, Maxvell, 1983]: i primogeniti e gli individui non sposati hanno mostrato di avere più sogni lucidi dei fratelli minori e degli individui sposati.

Nello studio di Palmer del 1974 su una popolazione statunitense e, in particolare, dello stato del Virginia, i soggetti di colore hanno mostrato una maggiore incidenza dei soggetti bianchi, riportando una percentuale pari al 76% della popolazione a fronte del 53% rilevato nei secondi. Nello stesso studio emerge, invece, che la variabile del reddito non influenza la grandezza del fenomeno.

 

Indipendenza dal campo

E’ stata evidenziata una relazione stabile tra frequenza di sogni lucidi e indipendenza dal campo [Gackenbach, Heilman, Boyt, LaBerge, 1985], nell’ambito del costrutto di "campo-indipendenza/campo-dipendenza". L’elaborazione di Witkin, svoltasi inizialmente nell’ambito dell’indagine sperimentale sulla percezione della verticale, ha riguardato anche una teorizzazione dei processi cognitivi attraverso il costrutto della "differenziazione psicologica". La constatazione della stabilità nell’utilizzo di informazioni o interne o esterne nella percezione della verticale, ha portato Witkin ha ipotizzare conseguenti caratteristiche di stabilità nei processi cognitivi decisori nei termini di una maggiore o minore tendenza a privilegiare le proprie intime convinzioni. Secondo questi costrutti l’individuo che nella percezione della verticale si affida alle proprie informazioni interne provenienti dal sistema vestibolare e dai sensi cinestetico e tattile piuttosto che alle informazioni esterne percepite attraverso il senso della vista, dunque l’individuo "indipendente dal campo", presenta una maggiore "differenziazione psicologica" e, quindi, uno stile cognitivo di problem-solving legato maggiormente alle proprie convinzioni e informazioni, un Sé ben differenziato rispetto al non-Sé.

Numerose ricerche hanno associato al fatto di percepire in modo dipendente o indipendente dal campo diverse caratteristiche che riflettono il livello di differenziazione psicologica della persona. Le caratteristiche studiate appartengono a discipline estremamente diverse: in ambito evolutivo si è parlato di differenziazione e di integrazione; in ambito psicodinamico di controlli e difese; nell’ambito della psicologia sociale di condotte pro-sociali e anti-sociali; in ambito biologico del livello degli ormoni sessuali; in ambito antropologico di cultura nomade e stanziale. Data la varietà delle discipline coinvolte, nonché la notevole quantità degli studi, la correlazione individuata tra dipendenza/indipendenza dal campo e sogno lucido ha un valore euristico nell’individuare ambiti di ricerca e ipotesi per quanto riguarda il secondo. Infatti alcuni studi sul sogno lucido (di seguito riportati), di pertinenza della psicologia delle differenze individuali, sono stati effettivamente influenzati dalla sua relazione con le scoperte di Witkin.

 

Intelligenza e creatività

I primi studi sulla dipendenza dal campo e il funzionamento intellettuale [Witkin, Goodenough, Oltman, 1979] sostenevano una corrispondenza tra l’indipendenza dal campo e una superiorità intellettiva per quanto riguarda le facoltà di tipo visuo-spaziale. Alla luce di questi dati e della relazione tra indipendenza dal campo e frequenza dei sogni lucidi, Snyder e Gackenbach [1988] hanno ipotizzato che i sognatori lucidi presentino punteggi più alti nelle prove di intelligenza non verbale. Gli stessi autori sostengono, però, che la loro ipotesi necessiti di ulteriori conferme da parte delle indagini future, dal momento che le indagini passate presentano risultati poco affidabili e contraddittori. Ad esempio Hearne [1978] e Gackenbach, Snyder, McKelvey, McWilliams, George, Rodenelli [1981] non hanno trovato differenze tra i sognatori attraverso prove di problem-solving basate sulle capacità visive.

Gackenbach, Curren, LaBerge, Davidson, Maxwell [1983] hanno rilevato che i sognatori lucidi di sesso femminile presentavano punteggi superiori ai soggetti che non avevano sogni lucidi nelle prove di abilità numerica e verbale, misurate dalle sotto-scale del Comprehensive Abilities Battery [Hakstain, Cattell, 1975]. I soggetti di genere maschile presentavano un andamento opposto, riportando i sognatori lucidi punteggi inferiori nelle suddette prove. Va notato che quest’ultimo studio non possiede una sufficiente validità esterna essendosi basato sulle dichiarazioni, raccolte per posta, di soggetti autoselezionatisi.

La creatività verbale e non verbale sono state misurate [Gackenbach, Hammons, 1983; Gackenbach, Curren, LaBerge, Davidson, Maxwell, 1983] attraverso il Remote Association Test e il Torrance Tests of Creative Thinking. Le donne che avevano sogni lucidi hanno riportato maggiori punteggi sia per la creatività verbale che per quella non verbale, rispetto alle donne che non avevano questa esperienza. Negli uomini non sono state trovate differenze significative per tipi di sognatori. Si attendono i risultati della ricerca futura.

 

Mascolinità e femminilità

La mascolinità e la femminilità di una persona sono determinate dalla misura in cui questa mostra di possedere caratteristiche tipicamente evidenziate negli uomini o nelle donne di una data cultura. Ad esempio alcune caratteristiche tipicamente attribuite agli uomini della nostra cultura sono: la maggiore indipendenza dal campo, la minore attenzione agli stimoli sociali, un locus of control maggiormente interno rispetto alle donne.

Gackenbach, Curren, LaBerge, Davidson e Maxwell [1983] hanno somministrato il Personal Attributes Questionnaire [Spence, Helmreich, 1978] a soggetti adulti con un manifesto interesse nella vita onirica. I risultati mostrarono che il fattore mascolinità era direttamente proporzionale alla frequenza dei sogni lucidi in modo statisticamente significativo negli uomini, e in modo non statisticamente significativo nelle donne. Il fattore femminilità era correlato positivamente con la frequenza dei sogni lucidi solamente negli uomini.

Un’altra ricerca [Kueny, 1985] ha indagato lo stesso ambito attraverso il CPI, il California Psychological Inventory, utilizzandone la sotto-scala della femminilità. Questo studio ha rilevato una relazione positiva tra femminilità e frequenza dei sogni lucidi (frequenza verificata in laboratorio attraverso i movimenti oculari).

La propensione al rischio, una caratteristica attribuita agli uomini, è stata studiata in relazione al sogno lucido nella menzionata ricerca di Gackenbach, Curren, LaBerge, Davidson e Maxwell [1983]: la propensione al rischio è risultata essere correlata positivamente con la frequenza dei sogni lucidi solamente nelle donne.

Snyder e Gackenbach [1988], alla luce di queste ricerche, propongono che entrambi i fattori, mascolinità e femminilità, siano collegati al fenomeno del sogno lucido e suggeriscono che i sognatori frequentemente lucidi tendano verso un’identità di genere di tipo androgino.

 

Estroversione, introversione e suscettibilità all’ansia

A partire dalla relazione evidenziata tra frequenza dei sogni lucidi e indipendenza dal campo Snyder e Gackenbach [1988] ipotizzano che i sognatori frequentemente lucidi abbiano un orientamento intrapersonale piuttosto che interpersonale, che tendano verso l’introversione piuttosto che verso l’estroversione. Data la suddetta tendenza alla introversione e la ormai assodata relazione tra introversione e attivazione fisiologica [Eysenck, 1982], gli autori ipotizzano, inoltre, che i sognatori frequentemente lucidi presentino anche un più elevato livello di attivazione fisiologica e di suscettibilità all’ansia. Secondo gli autori, dunque, i sognatori frequentemente lucidi presenterebbero un orientamente intrapersonale e un’alta suscettibilità all’ansia.

E’ stata evidenziata una corrispondenza tra ansietà e frequenza di sogni lucidi solamente negli uomini, mentre nelle donne è stata rilevata la relazione inversa [Snyder, Gackenbach, 1988]. Questo dato, come notano gli autori stessi, rispetto alla suddetta ipotesi, è ambiguo. L’argomento merita un approfondimento da parte di studi futuri.

Né la stessa ipotesi, ossia che i sognatori frequentemente lucidi presentino un orientamento intrapersonale, sembra essere stata suffragata da ricerche che hanno approfondito la relazione tra sogno lucido e estroversione/introverssione.

Alcune ricerche sull’argomento hanno utilizzato il Self-Consciousness Inventory (SCI) [Fenigstein, Scheier, Buss, 1975]. Tale test misura la tendenza delle persone ad essere "auto-consapevoli" in due ambiti: l’auto-consapevolezza privata e l’auto-consapevolezza pubblica. La prima sarebbe la tendenza abituale ad essere consapevoli dei propri pensieri, motivazioni e sentimenti e, quindi l’orientamento intrapersonale, mentre la seconda riguarderebbe l’attenzione alla proprio modo di apparire in un contesto sociale, alle impressioni suscitate negli altri, e quindi l’orientamento interpersonale. In una ricerca di Gackenbach e LaBerge del 1982 [riportata in: Snyder, Gackenbach, 1988], gli autori somministrarono il Self-Consciousness Inventory ad una classe di studenti riportando una correlazione positiva tra auto-consapevolezza privata e frequenza di sogni lucidi. Risultati opposti ha ottenuto Kueny [1985] che ha utilizzato il SCI con dei soggetti adulti, trovando una relazione inversa tra auto-consapevolezza privata e frequenza di sogni lucidi.

Mentre Hearne [1978] ha somministrando ai suoi soggetti l’Eysenck Personality Inventory (EPI), non ha trovato una differenza tra sognatori lucidi e sognatori non lucidi per la scala dell’estroversione.

Controllo e benessere

Il costrutto di locus of control interno/esterno tende a descrivere la misura in cui la persona si percepisce come la sorgente causale degli eventi della propria vita e si rispecchia nella motivazione al controllo degli stessi. Questo costrutto è stato associato da Rotter [1966] con quello della indipendenza/dipendenza dal campo. E’ stata verificata la relazione positiva tra frequenza dei sogni lucidi e indipendenza dal campo [Gackenbach, Heilman, Boyt, LaBerge, 1985]. Ci si aspetta, dunque, una correlazione positiva anche tra frequenza dei sogni lucidi e locus of control interno. Questa relazione è stata verificata nello studio di Blagrove e Tucker [1994]

Coerentemente con i dati sopra riportati e riguardanti la relazione tra locus of control e sogno lucido, Prescott e Pettigrew [1995] hanno rilevato come il livello di controllo sulle situazioni della vita della veglia sia positivamente correlato con la frequenza dei sogni lucidi. Gli autori, data l’esiguità del campione, 17 soggetti, suggeriscono che il loro studio abbia il valore di ricerca preliminare. Ed ancora, è stato notato che i sognatori frequentemente lucidi dimostrano una maggiore volontà di gestire i processi cognitivi ed emotivi rispetto ai sognatori non frequentemente lucidi [Gruber, Steffen, Vonderhaar, 1995].

Sembra, dunque, che i sognatori frequentemente lucidi siano molto motivati a controllare gli eventi della vita della veglia.

Questi dati acquistano un ulteriore senso esplicativo se vengono associati con l’alta capacità dei sognatori lucidi di ricordare i sogni ordinari [Gackenbach, 1988; Wolpin, Marston, Randolph, Clothier, 1992]. Sembrerebbe, dunque, che i sognatori frequentemente lucidi siano altamente interessati a gestire la propria vita in toto, ponendo attenzione agli aspetti di essa sia per quanto riguarda la veglia che il sonno.

Un’altra relazione interessante è stata evidenziata da Wolpin, Marston, Randolph, Clothier [1992]. Gli autori hanno rilevato una correlazione positiva tra benessere percepito soggettivamente e frequenza dei sogni lucidi.

Si attendono ulteriori ricerche che chiariscano da un lato la relazione tra sogno lucido e benessere percepito, dall’altro i legami tra benessere percepito e capacità di controllo sugli eventi della vita della veglia e della vita onirica.