Tecniche di induzione del sogno lucido con inizio durante il sonno

 

 

Suggestione post-ipnotica (PHS)

Consiste nel dare al soggetto ipnotizzato il comando di divenire lucido nei suoi sogni. Tale comando può essere accompagnato da un secondo in cui viene indicato anche l’argomento da sognare. L’argomento suggerito può aiutare ulteriormente il sognatore a divenire lucido.

Prove a favore dell’efficacia della suggestione post-ipnotica nello sviluppare la capacità di avere sogni lucidi sia in termini di frequenza che di durata sono portate in uno studio di Dane [Dane, 1984]. L’autore sostiene che la PHS sia particolarmente efficace con i soggetti che non hanno mai avuto sogni lucidi in precedenza allorché venga associata con le istruzioni per segnalare l’acquisita lucidità attraverso il movimento oculare.

 

Segnali "REM-minding"

Vengono utilizzate apparecchiature in grado di riconoscere la fase REM del sonno e di emettere in corrispondenza di questa segnali tattili, uditivi o visivi. Tali segnali devono avere una intensità tale da poter essere percepiti dal dormiente e, al contempo, da non provocarne il risveglio.

Hearne, pioniere nelle ricerche di laboratorio sui sogni lucidi, spruzzava, in corrispondenza della fase REM del sonno, dell’acqua vaporizzata sulle mani e sul viso dei soggetti da lui studiati [Hearne, 1978]. Nonostante il fatto che lo stimolo venisse spesso incorporato nei sogni, ciò non bastava a provocare la lucidità dei soggetti. Lo stesso autore ha, in seguito, individuato un segnale tattile più efficace per il fine propostosi: attraverso l’uso di tenui scosse elettriche all’altezza del polso riuscì a indurre sogni lucidi in 6 soggetti dei 12 utilizzati nel suo studio[Hearne, 1983].

I segnali di natura uditiva sono stati largamente utilizzati nei laboratori del sonno. Molto efficace sembra essere il segnale che utilizza la voce del soggetto e che dice: "Questo è un sogno". Questo segnale è stato applicato all’inizio delle fasi REM ad un volume progressivamente più alto, per un numero di 15 volte per ciclo. Tale strategia si è rivelata efficace su un terzo dei soggetti [LaBerge, Owens, Nagel, Dement, 1981].

Particolarmente efficace sembra essere stato l’impiego di segnali visivi, ed in particolare l’uso che ha fatto LaBerge di piccole lampadine poste immediatamente sopra gli occhi. In uno studio su 28 soggetti, più della metà di essi ebbe sogni lucidi nella prima notte trascorsa in laboratorio [LaBerge, 1987]. Uno studio più recente [LaBerge, Levitan, 1995] ha confermato l’efficacia di questa metodologia. I 14 soggetti hanno passato da 4 a 24 notti all’interno di un laboratorio del sonno, utilizzando lo strumento preposto all’invio di segnali luminosi durante le fasi REM del sonno battezzato da LaBerge: "DreamLight". I soggetti non erano consapevoli del fatto che i DreamLights erano stati appositamente programmati per inviare segnali solamente a notti alternate. Undici soggetti hanno riportato 32 sogni lucidi, 22 durante le notti in cui gli stimoli visivi venivano somministrati, 10 durante le notti senza stimoli esterni. La conclusione è che l’utilizzo di tali stimoli visivi sembra aumentare la probabilità di avere sogni lucidi.

 

MILD

Mnemonic induction of lucid dreams. Questa tecnica, elaborata da LaBerge per aiutare gli individui che hanno "sogni ordinari" a trasformarli in sogni lucidi, è forse la più nota tra le tecniche conosciute in letteratura. L’autore afferma che la MILD sia particolarmente efficace nelle prime ore del mattino e/o subito dopo il risveglio da un sogno. I sogni ricorrenti sarebbero particolarmente adatti ad essere trasformati in sogni lucidi. La tecnica consta di quattro fasi [LaBerge, 1980a, b]:

1. Si comincia addestrandosi a svegliarsi la mattina presto subito dopo aver fatto un sogno.

2. Una volta sveglio occorre ricordare il sogno in tutti i particolari; poi occuparsi per dieci minuti in una attività che richieda la piena vigilanza, come ad esempio la lettura.

3. Si torna a letto dicendo a se stessi : "La prossima volta che farò un sogno mi accorgerò di star sognando".

4. Ci si visualizza a letto addormentati mentre si sta facendo il sogno di cui ci si è appena ricordati. Questa volta però si immagina di stare facendo un sogno lucido.

Le fasi 3 e 4 vanno ripetute più volte in modo da consolidare l’intenzione di avere un sogno lucido.

Questa procedura richiede una forte motivazione, richiedendo al soggetto di svegliarsi prima del solito e di interrompere il sonno per mezz’ora o un ora. Secondo l’autore l’intenzione, attraverso la ripetizione della procedura prescritta, verrebbe a fissarsi nella memoria a lungo termine. Gradualmente l’individuo imparerebbe a divenire più consapevole e vigile circa il proprio stato di coscienza.

 

FAST

False Awakening with State Testing. Falso risveglio con la verifica dello stato di coscienza. Procedura proposta da Hearne [Hearne, 1982], basata sulla constatazione che il fenomeno del falso risveglio spesso precede o segue quello del sogno lucido. Si ipotizza che il fatto di essere ripetutamente svegliati dallo sperimentatore durante una notte nel laboratorio del sonno determini nel soggetto lo sviluppo di uno schema psicologico che produca l’esperienza del falso risveglio. Tale schema anticipatorio avrebbe la finalità di proteggere il sonno del soggetto. Una volta indotto il falso risveglio il soggetto deve verificare il proprio stato di coscienza. Viene indicata, a tal fine, una serie di procedure:

1. Non parlare, né effettuare movimenti corporei grossolani. Bisogna solamente muovere una mano o un piede.

2. Mantenendosi calmi, spingere una mano attraverso il letto.

3. Ascoltare se vi sono dei suoni inappropriati o distorti.

4. Verificare il realismo della qualità della luce e dei dettagli dell’ambiente.

5. Cercare di galleggiare nell’aria oppure di sprofondare dentro al letto.

6. Desiderare di essere in un’altra stanza della casa.

Una volta messo in atto il test di verifica, se il sognatore si rende conto di trovarsi in sogno semplicemente ha luogo il sogno lucido.

 

Reflection technique

Ideata da Tholey, il quale esplicitamente sostiene che lo sviluppo di un pensiero critico e riflessivo circa il proprio stato di consapevolezza durante il giorno ha l’effetto, durante il sonno, di produrre sogni lucidi [Tholey, 1983]. Il soggetto deve porsi la domanda: "Sto sognando o no?", varie volte al giorno. Tholey pone l’accento su tre fattori come forieri di successo: la frequenza, la similarità e la prossimità temporale: la domanda dovrebbe essere posta il più spesso possibile (all’inizio dalle 5 alle 10 volte al giorno); dovrebbe poi essere posta in situazioni che possono in qualche modo assomigliare a scene di vita onirica; infine la domanda sembra essere più efficace quando viene formulata appena prima di addormentarsi. L’autore sostiene che la tecnica sia particolarmente utile a chi non ha mai avuto sogni lucidi, ovvero che possa aiutare i sognatori lucidi esperti ad indurre la lucidità durante una notte prescelta.

L’autore propone anche una "tecnica combinata" che unisce allo sviluppo del pensiero riflessivo e critico altre procedure [Tholey, 1983, pp.81-82]:

1. Occorre porsi la domanda: "Sto sognano o no?" almeno 5-10 volte al giorno. I momenti più propizi sono quelli in cui:

a) il soggetto sta immaginando che tutto ciò che in quel dato momento sta percependo faccia parte di un sogno;

b) il soggetto sta ripensando a qualche strano fatto accadutogli o a un vuoto di memoria incorsogli;

c) accade qualcosa di sorprendente o improbabile;

d) il soggetto sta facendo esperienza di qualcosa estremamente rara o, al contrario, ricorrente.

2. Bisogna sforzarsi di ricordare i sogni, ad esempio tenendo un diario di essi.

3. Al momento di andare a dormire si pensa: "Questa notte sarò consapevole durante il sogno". Questo pensiero non deve essere, però, accompagnato da uno sforzo di volontà.

4. Infine occorre scegliere di effettuare in sogno una determinata azione, come ad esempio un semplice movimento di una mano.

Tholey sostiene che, tutti quelli che con costanza seguiranno questa procedura combinata, riusciranno nel giro di 4 o 5 settimane a sviluppare la suddetta capacità con una frequenza, per la maggioranza dei casi, di almeno un sogno lucido per notte.

 

Castaneda

I libri dell’antropologo Carlos Castaneda hanno ampiamente diffuso la nozione del fenomeno al di fuori dei circoli scientifici. La tecnica suggeritagli dallo stregone sciamano don Juan è tanto elementare quanto di dubbia efficacia: l’aspirante sognatore lucido deve sforzarsi di trovare in sogno l’immagine delle sue mani [Castaneda, 1974]. Non è chiaro come tale sforzo possa essere compiuto, o anche solo tentato, senza essere già consapevoli di star sognando, ossia lucidi.

Non si trova articolo divulgativo, in particolare sui siti della rete informatica Internet che raccolgono i contributi più disparati sull’argomento, che non citi implicitamente o esplicitamente questa procedura.

Una ricerca che combina la tecnica di Castaneda con quella di Tholey è stata pubblicata da Dane [Dane, 1982]. L’autore stesso si è proposto come soggetto dell’esperimento: un allarme sonoro portato al polso gli ricordava di porsi la domanda "Sto avendo un sogno lucido in questo momento?", mentre contemporaneamente si osservava le mani. I successi riferiti sono stati esigui presentandosi il fenomeno ricercato, solamente una volta dopo venti giorni del suddetto esercizio.

 

"Awareness training"

Allenamento alla consapevolezza. Proposto da Clerc [Clerc, 1983] con l’esplicita finalità di sviluppare la consapevolezza durante la veglia. Il soggetto deve rivolgere il più possibile l’attenzione sulle proprie esperienze sensomotorie, cognitive e emotive. Inoltre deve immaginare che tali esperienze siano il prodotto di una propria creazione. Il soggetto deve tracciare sulla propria mano una grande "C" ( conscious) per ricordarsi il compito. L’autore riferisce di aver avuto il suo primo sogno lucido dopo una settimana di questo esercizio.

 

Meditazione

La procedura proposta da Clerc ricorda molto le tecniche meditative che mirano allo sviluppo della consapevolezza di sé, del cosiddetto "Testimone interno". Tali pratiche meditative mirano a bloccare il normale flusso dei pensieri proponendo in alternativa una forma di attività mentale auto-riflessiva, di attenzione e di vigilanza nei riguardi dei contenuti del mondo interno, di consapevolezza del proprio stato di coscienza.

Alcuni sognatori lucidi hanno riportato un aumento della frequenza della lucidità in seguito alla pratica della meditazione [Sparrow, 1976; Reed, 1977]. Inoltre è stata evidenziata la correlazione positiva tra il numero degli anni di pratica della meditazione e la capacità di avere sogni lucidi in termini di frequenza [McLeod, Hunt, 1983].

Evidenze di una tale correlazione riguardano una specifica pratica meditativa: la Meditazione Trascendentale (MT): la differenza nella presenza di sognatori lucidi nel gruppo di praticanti la MT e nel gruppo di non meditanti è statisticamente significativa [Gackenbach, Cranson, Alexander, 1986].

 

"Dream reliving"

E’ la principale tecnica di induzione introdotta da Sparrow [Sparrow, 1972]. La strategia, di natura cognitiva, consiste nel rivivere fantasmaticamente un sogno realmente avuto, immaginando, durante l’esercizio, di essere lucidi, e quindi modificando gli avvenimenti e i ruoli dei personaggi (compreso quello del sognatore). Viene consigliato di "rivivere il sogno" immediatamente prima di addormentarsi. L’autore riporta i risultati di una ricerca in cui viene evidenziata l’efficacia della tecnica in un gruppo di aspiranti sognatori lucidi rispetto ad un gruppo di controllo i cui membri erano motivati a ricercare l’esperienza, ma non conoscevano alcuna tecnica di induzione. Sparrow ne conclude che la motivazione da sola non sia sufficiente a garantire il prodursi di sogni lucidi e che la motivazione debba essere accompagnata da una appropriata strategia cognitiva.