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Ultimamente sono stati molti a chiedermi come mai un individuo
che per 50 anni non s'era mai nemmeno sognato di scrivere un
libro, d'improvviso senta questa necessità e in 10 anni ne
scrive ben 7. Non so per gli altri, ma per quanto mi riguarda
posso dire che scrivere significa dare libero sfogo alle mie
sensazioni, alle mie emozioni, oserei dire quasi un bisogno
terapeutico per lenire le mie frustrazioni. É stato così per
tutti i libri che ho scritto finora, dove la componente
autobiografica é sempre stata fortemente presente; soprattutto
lo é stato per “Violenza sul fiume” il mio 2° libro, per il
Tunnel, il mio 5° libro, per Una grande Amicizia, il mio 6°
libro, tutti libri di denuncia; “Violenza sul fiume è nato
dalla rabbia di dover assistere impotente allo sfacelo
ambientale cui nessuno, per mero profitto, per ignoranza o
semplicemente per ignavia pare abbia voglia di mettere un
freno; Il Tunnel è nato dalla rabbia di vedere come qualcuno
stia tentando una disinvolta revisione della storia tesa a
riabilitare come vittime certi tenebrosi personaggi del
passato, facendo apparire nel contempo come carnefici coloro
che invece combatterono per riconquistare la libertà nel
nostro paese e relegando la Resistenza ad un ruolo marginale e
quasi folkloristico; “Una Grande Amicizia” è nato dalla rabbia
di vedere come la demagogica divulgazione dell’odio a fini
razziali, politici e finanziari, abbia facilmente presa sulla
massa, ormai non più abituata a pensare con la propria testa
ma annichilita da un’informazione sempre più appiattita e
univoca. In “Un mondo perduto” la denuncia, letta fra le righe
romanzate dell’infanzia e dell’adolescenza del protagonista
nel periodo anni 50 – inizio 60, riguarda proprio i sentimenti
e le passioni tipiche di quel periodo e quindi il rapporto tra
gli uomini, decisamente diverso da quello attuale, andato
sempre più deteriorandosi a causa della perdita di certi
valori, indispensabili per una convivenza civile. Il libro non
deve essere interpretato come un nostalgico remake
autobiografico ma come uno specchio fedele della filosofia di
vita di quei tempi con la quale, alla fine, ci si può
confrontare con quella di oggi, facendo ognuno le proprie
valutazioni. Perché l'uomo che non guarda al passato, alla sua
storia e che agisce senza pensare anche al futuro, è un uomo
senza domani, un uomo inevitabilmente destinato a sprofondare
nel nulla. Come già accaduto per i libri precedenti, anche un
“Mondo perduto” é stato scritto con le sole armi del cuore,
vale a dire la spontaneità e la semplicità. Ma é proprio
attraverso queste due particolarità, prive di artifizi e
argomentazioni arzigogolate, che spero di trasmettere al cuore
della gente semplice, il vero polmone del mondo, l'importanza
di certi valori, che sono poi i valori portanti e fondanti
della cristianità, oggi fortemente offuscati dalla folle corsa
al nuovo dio: il dio denaro, il dio della cosiddetta
globalizzazione
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Finito di
stampare:
settembre
2005
Tipolitografia BRB
Moretta
(Cn) |
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