Questa è una storia di
fantasia, con molti riferimenti autobiografici,
ambientata in un paese che si potrebbe identificare nel
paese dove abito, come in qualsiasi altro paese
rivierasco italiano attraversato da un fiume che scende
dalla montagna dove è nato e percorre la sua vallata per
poi arrivare alla pianura. Descrive le difficili
condizioni di vita in cui sono costretti a muoversi in
questi paesi i cosiddetti ambientalisti, derisi,
vilipesi, odiati e perseguitati non solo da chi trae
vantaggi dalla speculazione del territorio, ma anche da
chi, sia causa di un'informazione volutamente
mistificata perché governata dagli stessi speculatori,
che per una sorta di supina e rassegnata sudditanza nei
confronti di costoro, subisce le catastrofiche
conseguenze di questa speculazione che si può
identificare in due nomi: inquinamento e dissesto
idrogeologico. nel primo caso è messa a repentaglio non
solo la sopravvivenza della fauna e della flora ittica,
fattore peraltro non trascurabile, ma anche e
soprattutto la stessa salute pubblica. Nel secondo caso
il continuo depredamento del territorio, nel caso
specifico l'habitat fluviale, ha creato i presupposti
per quelle che ormai non possono più essere considerate
calamità naturali ma vere e proprie calamità
artificiali, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di
tutti. Il profondo travaglio interno, la profonda
amarezza che mi procura l'inspiegabile ostilità cui
accennavo prima è stato uno dei motivi che mi hanno
spinto a scrivere questo libro. L'altro motivo è proprio
il desiderio di far conoscere al maggior numero di
persone possibile la verità, che ha raggiunto il culmine
della mistificazione dopo la terribile piena del '94,
quando è stata data ancora più voce alla speculazione e
molto meno a tutte le proposte di prevenzione portate
avanti non solo dagli ambientalisti ma anche e
soprattutto da eminenti esperti del settore quali
geologi, ingegneri idraulici, naturalisti, ecc... Di
conseguenza buona parte degli interventi fatti sui
fiumi, anche su quelli non direttamente interessati
dalla piena, hanno creato i presupposti per catastrofi
ancor maggiori. Una parte di responsabilità in queste
scelte va anche ricercata in alcuni amministratori,
pronti a sbraitare contro le assenze dello Stato quando
accadono i disastri, ma altrettanto pronti a sbraitare
ancor più forte appena lo Stato dispone misure
preventive che andrebbero sicuramente a vantaggio di
tutta la società ma che a volte vanno a scontrarsi con
gli interessi di certe potenti corporazioni, portatrici
di voti. Tutte queste cose sono descritte, col supporto
di dati ben precisi, nel secondo capitolo del libro
"Lezioni d'ambiente", attorno al quale ruota tutta la
storia, che, ripeto, è una storia immaginaria come
immaginari sono i suoi personaggi. Pertanto ogni
possibile accostamento a singole persone o a singoli
fatti è puramente casuale.
Un particolare ringraziamento va a
Devis Rosso di Cardè per il prezioso lavoro di
impaginazione al computer.
Piero Strobino |