traduzione a fronte Castigliano-Italiano


"Me siento más nacional que nacionalista".
Entrevista a Josep Lluís Carod-Rovira, secretario general de ERC.

LA VANGUARDIA | Jordi Barbeta


21.5.2000
Usted habla cada vez más de catalanismo político y cada vez menos de nacionalismo.
No busque ninguna renuncia, pero es cierto que el concepto nacionalismo resulta hoy muy confuso. En Europa te confunden con Jörg Haider o con Le Pen, que están en el polo opuesto al nuestro. Yo me siento más nacional que nacionalista.
En esta cuestión ideológica Esquerra también ha evolucionado bastante.
Lo que hay que evitar siempre es encerrarse en la ideología. Las fronteras siempre son negativas y las ideológicas también. El patriotismo está bien para los patriotas, pero nadie tiene la obligación de ser patriota; en cambio, el bienestar le interesa a todo el mundo. No nos conformamos con representar a un sector ideológico. No hace falta ser independentista para sentirse cómodo dentro de nuestro proyecto político, que es muy abierto. […]
A menudo se ha presentado nacionalismo e izquierda como conceptos antitéticos.
En Cataluña, la izquierda ha cometido el error de confundir nacionalismo con pujolismo al identificar una acción de gobierno conserva-dora como propia del catalanismo, como si no fuera posible un concepto nacional del país formulado desde la izquierda […] Yo me pregunto si alguien puede declararse progresista o de izquierdas y no asumir como valor democrático la existencia de una determinada comunidad nacional y el derecho de sus habitantesa vivir con la misma dignidad que los de cualquiera otra.
¿Cómo se traslada todo esto a la política lingüística?
Hay que defender el catalán porque es nuestra aportación insustituible a la cultura universal. Dicho esto, hay que partir de la base de que con una sola lengua no tendremos bastante. Como el Sueco o el Danés, nuestra lengua nacional, que es de ámbito restringido, ya no puede vehicular todos los terrenos de la cultura. De los nuevos valores nacionales, lo que nos tiene que identificar es que este es un país plurilingüe donde todo el mundo debe dominar tres lenguas sin imponer ninguna.
No me ha hablado del desfile.
Esta fuera de lugar la exhibición de capacidades agresivas, justamente porque nadie puede negar hoy la función que hacen los ejércitos en los estados modernos de intermediación en zonas de conflicto y de asunción de misiones humanitarias.
¿Y del País Vasco? Usted gritó "Gora Euskadi" en el Parlament.
Anécdotas aparte, lo que conviene en el País Vasco es que triunfe la democracia. Que hablen los ciudadanos y no las armas y que todos los partidos tengan la valentía de sentarse a dialogar para hacer posible que los vascos expresen libremente su voluntad y se actúe según lo que decida la mayoría.

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traduzione a fronte Italiano-Castigliano


Mi sento più nazionale che nazionalista.
Intervista a Josep Carod-Rovira, segretario di ERC Sinistra Repubblicana Catalana.

LA VANGUARDIA | Jordi Barbeta | traduzione Franciscu Scameroni


21.5.2000.
Lei parla più spesso di catalanismo politico che di nazionalismo.
Non vorrei rinunciare a nulla, però certamente il concetto di nazionalismo risulta oggi molto confuso. In Europa ti possono confondere con Jörg Haider o con Le Pen, che si collocano nel polo opposto al nostro.Io mi sento più nazionale che nazionalista.
ERC si è addentrata abbastanza in questa questione ideologica.
Quello che dobbiamo evitare sempre è il chiuderci nell'ideologia. Le frontiere sono sempre negative, anche quelle ideologiche. Il patriottismo va bene per i patrioti, però nessuno ha l'obbligo di essere patriota; contrariamente il benessere interessa a tutto il mondo. Noi non ci accontentiamo di rappresentare solamente un settore ideologico. Non c'è bisogno di essere indipendentisti per stare comodi nel nostro progetto politico che è molto aperto.
Spesso si è presentato il nazionalismo e la sinistra come concetti antitetici.
In Catalogna, la sinistra ha commesso l'errore di confondere il nazionalismo con il pujolismo identificando una azione di governo conservatrice come propria del catalanismo, come se non fosse possibile un concetto nazionale del Paese formulato dalla sinistra. […] Io mi chiedo se qualcuno possa dichiararsi progressista o di sinistra e non condividere come valore democratico la esistenza di una determinata comunità nazionale e il diritto della sua popolazione a vivere con la stessa dignità di qualunque altra.
In cosa si traduce tutto questo nella politica linguistica?
Dobbiamo difendere il Catalano perché è il nostro apporto insostituibile alla cultura universale. Detto questo, dobbiamo partire dal fatto che con una sola lingua non avremo abbastanza. Come lo Svedese o il Danese, la nostra Lingua nazionale, che ha un ambito ristretto, non può parlare tutti gli ambiti della cultura. Tra tutti i nuovi valori nazionali, quello a cui teniamo rifarci è quello che fa di questo Paese una terra plurilingue dove tutti devono apprendere tre lingue senza imporne nessuna.
Non mi ha parlato della parata militare.
Non è giusto attribuire alla parata capacità aggressive, perché nessuno può negare oggi che la funzione degli eserciti negli Stati moderni è di intermediazione nelle zone di conflitto e di adempiere a missioni umanitarie.
E cosa mi dite di Euskal Herria? Lei ha gridato "Gora Euskadi" nel Parlament catalano.
Aneddoti a parte, quello che conviene nei Paesi Baschi è che trionfi la democrazia. Che parlino i cittadini e non le armi e che tutti i partiti abbiano il coraggio di sedersi a dialogare per permettere ai baschi di esprimere liberamente la loro volontà e che si possa attuare quello che chiede la maggioranza.