Paradiso XI

 

mercoledì 13 aprile

Cielo IV: Sole 
Intelligenze motrici: Potestà

Tommaso d'Aquino Spiriti sapienti: fulgori che, disposti in tre corone concentriche, danzano e cantano intorno a Beatrice e Dante 
Tommaso parla di San Francesco
Comincia il canto decimoprimo del Paradiso. Nel quale Tommaso d'Aquino mirabilmente commentando onora San Francesco.
       

O insensata cura de' mortali, 
quanto son difettivi silogismi 
quei che ti fanno in basso batter l'ali! 
       Chi dietro a iura, e chi ad amforismi 
sen giva, e chi seguendo sacerdozio, 
e chi regnar per forza o per sofismi, 
       e chi rubare, e chi civil negozio, 
chi nel diletto de la carne involto 
s'affaticava e chi si dava a l'ozio, 
       quando, da tutte queste cose sciolto, 
con Beatrice m'era suso in cielo 
cotanto gloriosamente accolto. 
       Poi che ciascuno fu tornato ne lo 
punto del cerchio in che avanti s'era, 
fermossi, come a candellier candelo. 
       E io senti' dentro a quella lumera 
che pria m'avea parlato, sorridendo 
incominciar, faccendosi più mera: 
       «Così com'io del suo raggio resplendo, 
sì, riguardando ne la luce etterna, 
lituoi pensieri onde cagioni apprendo. 
       Tu dubbi, e hai voler che si ricerna 
in sì aperta e 'n sì distesa lingua 
lo dicer mio, ch'al tuo sentir si sterna, 
       ove dinanzi dissi "U' ben s'impingua", 
e là u' dissi "Non nacque il secondo"; 
e qui è uopo che ben si distingua. 
       La provedenza, che governa il mondo 
con quel consiglio nel quale ogne aspetto 
creato è vinto pria che vada al fondo, 
       però che andasse ver' lo suo diletto 
la sposa di colui ch'ad alte grida 
disposò lei col sangue benedetto, 
       in sé sicura e anche a lui più fida, 
due principi ordinò in suo favore, 
che quinci e quindi le fosser per guida. 
       L'un fu tutto serafico in ardore; 
l'altro per sapienza in terra fue 
di cherubica luce uno splendore. 
       De l'un dirò, però che d'amendue 
si dice l'un pregiando, qual ch'om prende, 
perch'ad un fine fur l'opere sue. 
       Intra Tupino e l'acqua che discende 
del colle eletto dal beato Ubaldo, 
fertile costa d'alto monte pende, 
       onde Perugia sente freddo e caldo 
da Porta Sole; e di rietro le piange 
per grave giogo Nocera con Gualdo. 
       Di questa costa, là dov'ella frange 
più sua rattezza, nacque al mondo un sole, 
come fa questo tal volta di Gange. 
       Però chi d'esso loco fa parole, 
non dica Ascesi, ché direbbe corto, 
ma Oriente, se proprio dir vuole. 
       Non era ancor molto lontan da l'orto, 
ch'el cominciò a far sentir la terra 
de la sua gran virtute alcun conforto; 
       ché per tal donna, giovinetto, in guerra 
del padre corse, a cui, come a la morte, 
la porta del piacer nessun diserra; 
       e dinanzi a la sua spirital corte 
et coram patre le si fece unito; 
poscia di dì in dì l'amò più forte. 
       Questa, privata del primo marito, 
millecent'anni e più dispetta e scura 
fino a costui si stette sanza invito; 
       né valse udir che la trovò sicura 
con Amiclate, al suon de la sua voce, 
colui ch'a tutto 'l mondo fé paura; 
       né valse esser costante né feroce, 
sì che, dove Maria rimase giuso, 
ella con Cristo pianse in su la croce. 
       Ma perch'io non proceda troppo chiuso, 
Francesco e Povertà per questi amanti 
prendi oramai nel mio parlar diffuso. 
       La lor concordia e i lor lieti sembianti, 
amore e maraviglia e dolce sguardo 
facieno esser cagion di pensier santi; 
       tanto che 'l venerabile Bernardo 
si scalzò prima, e dietro a tanta pace 
corse e, correndo, li parve esser tardo. 
       Oh ignota ricchezza! oh ben ferace! 
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro 
dietro a lo sposo, sì la sposa piace. 
       Indi sen va quel padre e quel maestro 
con la sua donna e con quella famiglia 
che già legava l'umile capestro. 
       Né li gravò viltà di cuor le ciglia 
per esser fi' di Pietro Bernardone, 
né per parer dispetto a maraviglia; 
       ma regalmente sua dura intenzione 
ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe 
primo sigillo a sua religione. 
       Poi che la gente poverella crebbe 
dietro a costui, la cui mirabil vita 
meglio in gloria del ciel si canterebbe, 
       di seconda corona redimita 
fu per Onorio da l'Etterno Spiro 
la santa voglia d'esto archimandrita. 
       E poi che, per la sete del martiro, 
ne la presenza del Soldan superba 
predicò Cristo e li altri che 'l seguiro, 
       e per trovare a conversione acerba 
troppo la gente e per non stare indarno, 
redissi al frutto de l'italica erba, 
       nel crudo sasso intra Tevero e Arno 
da Cristo prese l'ultimo sigillo, 
che le sue membra due anni portarno. 
       Quando a colui ch'a tanto ben sortillo 
piacque di trarlo suso a la mercede 
ch'el meritò nel suo farsi pusillo, 
       a' frati suoi, sì com'a giuste rede, 
raccomandò la donna sua più cara, 
e comandò che l'amassero a fede; 
       e del suo grembo l'anima preclara 
mover si volle, tornando al suo regno, 
e al suo corpo non volle altra bara. 
       Pensa oramai qual fu colui che degno 
collega fu a mantener la barca 
di Pietro in alto mar per dritto segno; 
       e questo fu il nostro patriarca; 
per che qual segue lui, com'el comanda, 
discerner puoi che buone merce carca. 
       Ma 'l suo pecuglio di nova vivanda 
è fatto ghiotto, sì ch'esser non puote 
che per diversi salti non si spanda; 
       e quanto le sue pecore remote 
e vagabunde più da esso vanno, 
più tornano a l'ovil di latte vòte. 
       Ben son di quelle che temono 'l danno 
e stringonsi al pastor; ma son sì poche, 
che le cappe fornisce poco panno. 
       Or, se le mie parole non son fioche, 
se la tua audienza è stata attenta, 
se ciò ch'è detto a la mente revoche, 
       in parte fia la tua voglia contenta, 
perché vedrai la pianta onde si scheggia, 
e vedra' il corrègger che argomenta 
       "U' ben s'impingua, se non si vaneggia"».

 


 

 
 

 
 
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La vicenda biografico-esistenziale di S. Francesco è stata fatta oggetto di attenzione da parte di Angelo Branduardi, che, dopo aver studiato approfonditamente le fonti francescane, ha composto un intero album, intitolato L'infinitamente piccolo che è dell'anno 1999. Al suo interno si trova una canzone intitolata proprio Paradiso canto XI, che mette in musica buona parte del canto dantesco.

 


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