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Il deismo è una concezione religiosa tipica del razionalismo illuminista; professa una dottrina piuttosto vaga della divinità, che si poggia essenzialmente sulle capacità intellettive dell’uomo e rifugge da ogni presupposto di rivelazione soprannaturale che attesterebbe, invece, la libera iniziativa del Dio trascendente, condensandosi nelle espressioni di una religione storico-positiva, connotata da fondatori identificati, da istituzioni gerarchiche, da dogmi e norme di vita morali quali sono, ad esempio, le tre grandi religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo e islamismo).
Se è vero che il panorama illuminista non fa mai particolarmente omogeneo, anche in relazione a tematiche importanti, è altrettanto vero che moltissime e profonde furono le divergenze fra i maggiori esponenti della cultura settecentesca proprio in relazione a tale termine, che assunsero variegate posizioni oscillanti fra l’ateismo e lo scetticismo.
Talune premesse teoriche del deismo vanno rintracciate nella concezione naturalistica della religio innata, vel indita di Tommaso Campanella (1568-1639) e di Giordano Bruno (1548-1600) quale tendenza istintiva dell’uomo verso il bene, nella dottrina metafisica dei giusnaturalisti e in altri pensatori.
L’Abbé Mallet redasse la voce Deistes nell’Encyclopédie e in essa focalizza bene il credo della religiosità naturale:
Il nome dei deisti vien dato soprattutto a quelle persone che non sono né atee, né cristiane, non sono del tutto senza religione (…), ma respingono ogni rivelazione come pura fantasia e credono soltanto in ciò che riconoscono vero attraverso i lumi naturali e in ciò che si crede in ogni religione: in un Dio, in una provvidenza, in una vita futura, in ricompense e castighi per i buoni e i malvagi; credono che si debba onorare Dio e rispettare la sua volontà - così come la si conosce attraverso i lumi della ragione e alla voce della coscienza - il più perfettamente possibile, ma che a parte questo ciascuno sia libero di vivere come vuole, secondo quello che gli detta la coscienza.