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il '400 può esser definito il secolo 'senza poesia'
l'opera poetica di Lorenzo de' Medici (1449-1492) appare molto eterogenea per tono, temi e stile. Sente la poesia come 'refrigerio' nei gravosi impegni politici
si mette in evidenza come abile continuatore dell'esperienza poetica ed esistenziale del Petrarca, presentandosi come primo grande esponente del 'movimento' che prende il nome di petrarchismo
nel 1490 scrive il Trionfo di Bacco e Arianna, in cui si incontrano temi classicheggianti e il tono popolaresco. Chiaro è il riferimento al carpe diem orazinao e ovidiano; cantabile è la metrica e la sintassi elementare.
in Lorenzo de' Medici risulta ben chiara la concezione amorosa, che emerge dalla famosa ballata dei canti carnascialeschi Trionfo di Bacco e Arianna. Il Magnifico tende ad esaltare l'amore fisico e non quello platonico, mettendo in evidenza l'importanza del corpo. Egli ritiene che un corpo giovane, nel fiore degli anni, sia l'unico a poter assicurare i piaceri, mentre d'altro canto il corpo anziano è visto come "soma", come peso inutile privo di ogni dignità. Per Lorenzo l'amore è passione, passione carnale, non sentimento che leva l'animo dell'amante e semplice carnalità.
è pur vero che alla corte di Lorenzo l'influsso del filosofo Marsilio Ficino portò la diffusione del Neoplatonismo. Secondo la concezione platonica, il desiderio connaturato dell'uomo è di raggiungere la bellezza ideale attraverso un amore speculativo e contemplativo, al di là della caducità e contingenza delle cose terrene. In quest'ottica la bellezza della donna amata è soltanto un riflesso di quella Bellezza eterna, innata, che l'uomo persegue. L'esperienza amorosa diventa dunque un'avventura spirituale, un itinerarium ad Deum che si serve delle suggestioni terrene. Alla concezione petrarchesca della donna come "pensiero amoroso", del tutto avulso da ogni realizzazione concreta, si aggiunge il concetto di "idea" platonica, per cui l'amore cantato in versi è un'immagine solo pensata, un oggetto di scrittura, che si muove su schemi prestabiliti e canonici.
letterato pienamente di corte è Angelo Poliziano (1454 - 1494), che riprende da Lorenzo la felice contaminazione di temi e modi della letteratura popolare e di suggestioni classiche. Nelle Rime predilige il tema della giovinezza, della bellezza, dell'amore, paragonati spesso alla primavera. C'è, però, un'ombra di malinconia, derivata dalla chiara percezione dello scorrere del tempo.
leggere I' mi trovai, fanciulle e Ben venga maggio (documento pdf con l'analisi del testo tratta dal Baldi, edizione 2010, vol. B)
poema epico-mitologico a carattere encomiastico è Le stanze per la giostra (1475-78). Descrive il processo di formazione di Iulo (cioè Giuliano de' Medici, fratello di Lorenzo), che da sprezzante dell'Amore diviene suo seguace; il tutto in universo essenzialmente letterario, in cui trovano spazio i miti tramandati dall'antichità e i valori ideali della cultura umanistica (bellezza, amore, poesia, virtù terrena e gloria, ...) Ciò non esclude che al fondo permangano un vago sense di fragilità e di fugacità.
documento pdf con l'analisi del testo delle stanze nn. 33-55 (tratto dal Baldi, edizione 2010, vol. B)
L’amore per Poliziano
Come la maggior parte dei poeti del Quattrocento, Angelo Ambrogini, detto il Poliziano, analizza e sottolinea l’importanza dell’amore per ogni uomo e donna.
Nella maggior parte delle sue poesie compare quindi la figura di Amore, un amore personificato, un amore spesso crudele e ingannatore:
Non s’accorge che Amor lì drento è armato. Per sol turbar la sua lunga quiete; non si accorge a che nodo è già legato, non conosce suo piaghe ancor segrete; di piacer di desir tutto è invescato
(dalle Stanze per la giostra libro I, ottava 42)
Un amore che intrappola l’uomo come un uccello nel vischio: un amore quindi malvagio e crudele.
L’amore è tema fondamentale nelle Stanze per la Giostra, poemetto che deve celebrare la vittoria di Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo, in un giostra d’armi, e soprattutto l’amore del giovane per una bella donna genovese, Simonetta Cattaneo.
L’amore è visto però, non tanto come elemento innalzatore dell’animo di un uomo, come poteva accadere con Dante, ma come follia mascherata di dolcezza,
Costui che ‘l vulgo errante chiama Amore è dolce insania a chi più acuto scorge
(dalle Stanze per la giostra libro I, ottava 13)
È inoltre un amore che uccide e ferisce (come viene sottolineato anche da Boiardo nell’Orlando Innamorato), ma che a differenza dell’Orlando Furioso di Ariosto, non porta a una vera pazzia e come nel caso di Iulio, l’Amore svia da ogni occupazione ed penetra nell’animo dell’innamorato per non uscire più
La fera sparve via dalle suo ciglia; ma ‘l gioven della fera ormai non cura,… …pur della ninfa mira la figura
( dalle Stanze per la giostra libro I, ottava 38)
tanto che Iulio si sofferma, continua a guardare la ninfa.
L’Amore per Poliziano è inoltre distruttore anche della stessa personalità e fierezza di una persona: Iulio non riesce più a controllare il suo corpo che reagisce all’amore tremando e sudando:
Ahi, qual divenne! Ah, come al giovinetto Corse il gran foco in tutte le midolle! Che tremito gli scosse il cor nel petto! D’un ghiacciato sudor tutto era molle
(dalle Stanze per la giostra libro I, ottava 41)
E soprattutto l’Amore per Poliziano non è un’Amore innalzatore, visto come qualcosa di divino, ma è un Amore fisico e passionale:
…e fatto ghiotto del suo dolce aspetto…
( dalle Stanze per la giostra libro I, ottava 41)
Un Amore crudele e ingannatore è quindi l’amore per Poliziano, che con la sua celebrazione edonistica e strumentalistica innalza il cavaliere.