A Zacinto (1802)

 

           Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

           Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

           cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

           Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.

 
 
 
4
 
 
 
 
8
 
 
 
11
 
 
 
14

 

Commento

 

Metro: sonetto (ABAB, ABAB, CDE, CED)

Il sonetto fa parte di un gruppo di quattro (Alla sera, A Zacinto, Alla Musa, In morte del fratello Giovanni) aggiunti a otto (Non son chi fui, Che stai?, Te nidrice alle Muse, E tu ne' carmi, Perché tacci, Cisì gl'interi giorni, Meritamente, Solcata ho fronte) pubblicati in precedenza (1802) a Pisa nel Giornale dei letterati. I temi dominanti sono la nostalgia verso la terra natia, perduta per sempre, e i richiami al mito e alla poesia greca. Ma sono presenti anche gli altri grandi temi della poesia foscoliana che saranno ripresi e sviluppati successivamente soprattutto nei "Sepolcri": l'esilio, il destino avverso e la tomba illacrimata e solitaria. Seguendo la critica idealistica si può affermare che nel sonetto sono presenti in nuce i miti fondamentali della poesia foscoliana (mito inteso come immagini significative, sintesi della vita, degli affetti e delle meditazioni del poeta). E cioè:

- il mito dell'esilio - esilio come rifiuto del poeta di accettare i valori della società in cui viveva, e quindi esilio come rivolta morale contro la società. Ma esilio anche come momento di meditazione.

- il mito del sepolcro- come centro di affetti familiari, simbolo di una corrispondenza d'amore che lega gli uomini attraverso il tempo; illusione della vittoria della vita sulla morte, sopravvivenza delle tradizioni civili di un popolo nella storia.

- il mito della belezza serenatrice - come bellezza eterna e incorruttibile che per i mortali è alternativa all'angoscia di vivere e dà la possibilità di raggiungere un superiore equilibrio.

- il mito della poesia - come mezzo per tramandare alla generazioni successive i più grandi valori della civiltà umana. Poesia eternatrice quindi dei valori più alti, che oltre a sfidare la morte, sfida anche il tempo.

Analisi

Il sonetto inizia con una triplice negazione (che è una constatazione amara del poeta della perdita della sua patria), e termina con la sentenza definitiva del suo esilio e della sua illacrimata sepoltura in terra straniera. Tra questi due poli negativi è racchiusa, attraverso l'incatenamento di immagini la rappresentazione nostalgica e meravigliosa del mondo ideale dell'infanzia del poeta e la trasfigurazione mitica della propria esperienza dell'esilio che avviene attraverso all'analogia fra la sua figura è quella di Ulisse. Ulisse, "bello di fama e di sventura" rappresenta l'immagine del poeta, anch'egli esule magnanimo avversato dal destino e dagli uomini, ma rappresenta soprattutto il nuovo concetto dell'eroe romantico, grande per la forza e la dignità con cui sopporta le ingiurie della sventura (l'esito dell'esilio però, sarà diverso; Foscolo a differenza di Ulisse sarà sepolto in terra straniera e nessuno verserà delle lacrime sulla sua tomba). Altre immagini mitiche sono poi presente nei versi, quella di Omero che rappresenta la poesia eternatrice dell'eroismo e dei valori più alti e Venere, nata secondo il mito dalla spuma del mare, simbolo della natura fecondatrice, della bellezza e dell'armonia, che con il suo sorriso ha reso fertile e rigogliosa la patria del poeta.

 

Ritmo

Il ritmo del sonetto è dato dal sovrapposti di più piani:
- le rime
- la struttura metrica degli endecasillabi
- la non coincidenza tra enunciati e versi (enjambement, punteggiatura a metà del verso etc.)
- la particolare struttura sintattica che vede sei proposizioni relative concatenate che collegano tra loro, come in un continuum inesauribile, le immagini scaturite dal ricordo infantile del poeta.
v. 3. che tu specchi...
v.4 da cui vergine...
v. 5 e fea quelle isole... (la cui vergine etc.)
v. 6 onde (per cui) non tacque...
v 8 colui che l'acqua...
v. 10 per cui bello...

Figure retoriche
parafrasi: greco mar (Jonio); di colui che l'acque cantò fatali (Omero)
litote - non tacque

Lessico e sintassi
Linguaggio e sintassi della tradizione aulica, complesso nella costruzione (inversioni etc.) e ricco di latinismi e termini letterari.
Esempi - latinismi: vergine (giovane), diverso (che vaga di qua e di là).
Letterari: onde, illacrimata inclito, ove etc.

 

 

 

 

 

Il viaggio di Ulisse

 

Foscolo propone se stesso come il poeta che può far rivivere nella cultura italiana lo spirito dell’antica poesia greca ispirandosi all’ "aer sacro" della sua terra nativa.

Questa "vocazione" è dovuta anche e soprattutto alla sua familiarità con i classici greci ed in particolare con i poemi omerici.

 

Egli ritrova in Ulisse, famoso eroe greco, una somiglianza fortissima con le sue vicende personali. Il tema principale che accomuna l’eroe classico e l’eroe romantico è l’esilio. Nel sonetto "A Zacinto" Foscolo ci presenta una similitudine tra il suo peregrinare per motivi storici e le peregrinazioni per mare di Ulisse.

Odisseo stanco del suo continuo viaggio cerca nel suo ritorno in patria, ad Itaca, la sua famiglia ed una collocazione sociale che lo inserisca in una comunità di cui è il re, collocazione che riuscirà a trovare.

Foscolo guarda con ammirazione e con invidia ad Ulisse per questa sua speranza, poiché lui è consapevole che non ritroverà né gli affetti familiari né tanto meno potrà  tornare in patria.

Ulisse carico di fascino, dovuto alle sue avventure, ritorna ad Itaca, mentre Foscolo non potrà tornare nella sua isola nativa, dove esclude anche di poter essere sepolto, perciò confida nel suo canto.

 

Foscolo politicamente entusiasta dei principi della rivoluzione francese aveva assunto posizioni fortemente liberatorie ed egualitarie. Quando le armate napoleoniche avanzarono in Italia da nord, Foscolo pubblicò un’ode a Bonaparte liberatore in cui esaltava il generale francese come portatore di libertà. Ma quando col trattato di Campoformio, Napoleone cedette Venezia all’Austria, Foscolo si sentì tradito e deluso dalle sue aspettative di Unità d’Italia. Continuò nonostante tutto a militare nelle truppe napoleoniche, partecipando alla spedizione contro l’Inghilterra, soggiornando in Francia. Dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia, tornò a Milano e dopo la sconfitta definitiva di Waterloo, gli Austriaci ripresero il potere della città.

 

Il nuovo regime gli offrì cariche culturali importanti come la direzione di una rivista, la "Biblioteca Italiana", volta ad accattivare il favore degli intellettuali per il governo. Egli rifiutò per coerenza col suo passato e con le sue idee, andando in esilio prima in Svizzera, poi a Londra. Morì in totale povertà nel villaggio di Turnham Green nel 1827, all’età di 49 anni.

 

Approfondimento sulla figura di Ulisse nella storia della letteratura

 


Home Foscolo