Modulo sulla figura di Ulisse

 

Il mito di Ulisse, dell’uomo errante che arricchisce sempre più la sua conoscenza è un elemento costante di riferimento e paragone nel cammino culturale e artistico dell’uomo; esso, assieme alla cultura e alla letteratura classica è alla base di molti sbocchi artistici intesi nella loro connotazione più ampia. I vari rappresentanti, infatti, hanno preso spunto e argomentato a partire dalla figura di Ulisse o in ogni caso trovando in essa un punto fermo o una metafora per dare consistenza alle proprie idee. Il viaggio, la sete di conoscenza, il travaglio dell’esule, sono tematiche molto ampie e voler affrontare l’argomento in ogni suo aspetto sarebbe troppo ambizioso.

Ulisse è il nome italianizzato dell’eroe della mitologia greca Odisseo descritto da Omero con il suo travaglio (743-713 a.c.). Egli è presente anche nell’Eneide, opera di Virgilio, che riflette l’influenza del mito; e da Virgilio prende spunto Dante che lo colloca nell’Inferno (canto XXVI, 1321) sotto una rilettura cristiana; poi in Foscolo con "A Zacinto" (1802-3) dove "l’esule" autore si scontra con il mito in una contrapposizione romantico-classico che avrà com’esito la distinzione dei rispettivi tipi d’eroe e come sfogo la più "classica" delle concezioni romantiche foscoliane. Passando in Inghilterra, prendiamo in considerazione il lavoro di Tennyson con "Ulysses" (1842) e poi, quello sicuramente innovativo di Joyce (1922) che unisce delle importanti innovazioni formali una rappresentazione originale dell’Odissea, facendo si che i diversi piani temporali ci rimandino ad essa stessa e facendoci così notare il chiaro parallelo tra questa e le correnti pittoriche come cubismo e surrealismo; passato-presente-futuro e atmosfere oniriche e del subconscio. Anche Pascoli nei "poemi conviviali" ci dà un chiaro esempio di come la figura di Ulisse sia conforme alla nuova condizione dell’uomo (1904), in pieno decadentismo italiano. D’Annunzio nelle Laudi (1903) lo vede come il superuomo sprezzante del pericolo; invece Saba con "Ulisse in mediterranee" ci fa riflettere sui vari risvolti ideologici e particolari del mito con un’attenta analisi; Primo Levi in "Se questo è un uomo" attraverso la figura dell’esule ricrea un inferno dantesco in un situazione storicamente e ideologicamente diverso affrontando pensieri di implicita denuncia. La fantascienza dei tardi anni ’60 (1968) si riallaccia coerentemente alla "ricerca" in una cornice "futuristica" per l’epoca, seguita dalla sua trasposizione sul grande schermo diretta da Kubrick.

 


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