Georg Wilhelm Friedrich HEGEL  (1770 - 1831)

Nato a Stoccarda il 27 agosto 1770, Georg Wilhelm Friedrich Hegel frequentò, da giovane, i corsi di teologia dell'Università di Tubinga, dove ebbe come colleghi Hölderlin e Schelling, che tanta importanza avranno, in seguito, nella sua esistenza privata e nella sua vita pubblica. Completati gli studi, nel 1793 accettò l'incarico di precettore privato a Berna; qui si trattenne fino al 1796. In questo periodo egli «respirò» cultura francese, specie quella illuministica, s'interessò alle discussioni, allora molto vivaci, sulla Rivoluzione Francese e riempì quaderni di appunti in cui, tra l'altro, s'intrecciano temi filosofici e osservazioni e valutazioni sugli eventi politici e sociali di quel tempo. Quindi tornò in Germania, e visse a Francoforte sul Meno. In questo «periodo bernese-francofortese» redasse quei saggi che, restati inediti fino al 1906, costituiscono un utile avvio alla comprensione dello Hegel «maturo», specie quelli scritti tra il 1795 e il 1800, cioè fino ai suo ingresso nel mondo accademico. Il titolo che fu attribuito a questi saggi, Scritti teologici giovanili di Hegel, indica solo l'«orizzonte» di discorso, perché, in effetti, in essi s'intrecciano temi di diversa natura che rivelano la molteplicità degli interessi hegeliani.

 

Uno degli argomenti significativi è il rapporto tra mondo antico e mondo moderno, la cui elaborazione è il frutto di un sentito interesse per l'antichità e di una profonda riflessione critica sugli eventi a lui contemporanei. Il mondo greco, pensa Hegel, è la matrice di quello moderno; pertanto ogni tentativo di comprendere il secondo senza indagare sui fili che lo legano al primo, risulterà inevitabilmente sterile. Certo, tra le due civiltà c'è una profonda diversità; anzi una contrapposizione. Il mondo antico è il positivo, quello moderno il negativo, afferma Hegel in armonia con le idee di Hölderlin e di Schiller. Tuttavia, a differenza di Schiller, Hegel sostiene che il mondo moderno saprà «risorgere» con la piena realizzazione degli ideali che hanno ispirato la Rivoluzione Francese, di cui il filosofo offre una valutazione positiva. Ma quali sono le ragioni della contrapposizione? Hegel riprende il tema schilleriano dell'armonia tra uomo e natura nell'antichità greca, ch'egli vede realizzata in tutti i momenti della vita umana, anche in quello economico (non c'era sostanziale sperequazione economica) e in quello politico (il cittadino partecipava in prima persona alla vita dello stato, e quindi alla formazione delle leggi e al funzionamento delle istituzioni); tale armonia costituiva la condizione della libertà e della felicità dell'uomo antico che, perciò, non avvertiva il bisogno di proiettarsi in una dimensione ultraterrena, come fa l'uomo moderno, indottovi dalla mancanza di libertà e dalla profonda insoddisfazione per la propria esistenza.

 

La riflessione di Hegel sull'arte

Hegel parla dell'arte nella terza parte della Fenomenologia dello Spirito, nella sezione intitolata "La filosofia dello Spirito". Come scrive Hegel stesso 

"§9 (385). Lo svolgimento dello spirito importa, che esso:

I. è nella forma della relazione con se stesso: dentro di esso la totalità ideale dell'Idea diviene a lui, vale a dire ciò che è suo concetto, diventa per lui, e il suo essere sta appunto nell'essere in possesso di sé, cioè nell’esser libero. Tale è lo spirito soggettivo;

II. è nella forma della realtà, come di un mondo da produrre e prodotto da esso, nel quale la libertà sta come necessità esistente. Tale è lo spirito oggettivo;

III. è nell'unità dell'oggettività dello spirito e della sua idealità o del suo concetto: unità, che è in sé e per sé, ed eternamente si produce: lo spirito nella sua verità assoluta. Tale è lo spirito assoluto."

Lo Spirito Assoluto si scandisce, ancora una volta, in tre momenti: arte, religione e filosofia.

  1. Nell'arte l'Idea si coglie ancora avviluppata in un involucro materiale, il contenuto (l'Idea) è racchiuso in una forma (materiale):

     

  2. Nella religione lo Spirito si coglie stavolta non più in un dato materiale, ma nel suo essere spirito; tuttavia lo strumento di tale cogliersi non è ancora la ragione, ma l'immaginazione, la rappresentazione, per cui permane una distanza tra finito e Infinito: Dio viene immaginato come un Essere trascendente (ciò che per Hegel è sbagliato).

     

  3. Solo nella filosofia si ha una piena e perfetta autocoscienza dello Spirito, che valendosi finalmente della ragione, del concetto, si sa ormai Dio, sa di essere la totalità, l'infinito.


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