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Il passo della Commedia e la definizione di Dante
Dante, nel XXIV canto del Purgatorio, incontra la schiera dei golosi (sesta cornice) che sono orribilmente smagriti, passano sotto alberi carichi di frutta profumata e fresca d'acqua, senza poterla toccare, soffrendo la fame e la sete (mentre in vita si abbandonarono ai piaceri raffinati del bere e del mangiare, seguendo la legge del contrappasso).
Il parente a amico di un tempo, Forese Donati, gli mostra fra gli espianti il papa Martino IV e Bonaggiunta Orbicciani da Lucca, famoso poeta della cosiddetta scuola di «transizione», con il quale parla. Bonaggiunta predice a Dante che si innamorerà di una donna di Lucca in un futuro non molto lontano, ma poi si ferma piuttosto a lungo sulla questione che più gli sta a cuore, cioè la poesia.
Ma dì s'i' veggio qui colui che fore
50 trasse le nove rime, cominciando
Donne ch'avete intelletto d'amore”.
E io a lui: “I' mi son un che, quando
53 Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando”.
“O frate, issa vegg'io”, diss'elli, “il nodo
56 che 'l Notaro e Guittone e me ritenne
di qua dal dolce stil novo ch'i' odo!
Io veggio ben come le vostre penne
59 di retro al dittator sen vanno strette,
che de le nostre certo non avvenne. (Pg, XXIV, 49 - 60)
Bonaggiunta chiede a Dante se è lui il poeta che ha dato l'avvio ad una nuova maniera di poetare, offrendone il primo esempio con la canzone Donne che avete intelletto d'amore, che infatti è un brano della Vita nova (XIX, 2) di Dante. Questi risponde di essere semplicemente uno fra gli altri che, quando avverte che l'amore gli parla, attentamente prende nota (noto) e cerca di esprimere fedelmente con le parole (vo significando) quello che esso detta dentro il poeta. A tale risposta Bonaggiunta comprende finalmente quale sia stata la vera differenza fra Dante e tutte le poetiche precedenti.
Secondo critici moderni lo stile è novo perché aderisce in maniera immediata al nascere e al fluire interno del sentimento e poi alla fedele espressione di questo; ma non sarebbe novo nello stile, né nella sostanza di pensiero, né nell’efficacia di ammaestramento. In realtà - sottolinea il Bosco nel suo commento alla Commedia pubblicato da Le Monnier - questa è una notazione che risponde alla concezione romantica della poesia, ma non certo a quella medioevale (oltre poi ad essere vero per ogni tipo di poesia di tutti tempi ...).
Dante ci tiene a presentare lo stile come novo perché:
si fonda sulla assoluta fedeltà ai dettami d’Amore: c’è quindi un chiaro intento di rifiutare i guittoniani, che avevano lasciato spazi anche alla poesia d’argomento morale, politico e didattico, oltre che avevano adottato uno stile oscuro e difficile;
le parole di Dante sembrano alludere ad un'esperienza amorosa vera: questo lo allontana anche dalla poetica dei siciliani, che proponevano invece un'immagine femminile talmente stilizzata e letteraria da risultare artificiosa e convenzionale.
Quindi il termine novo non è usato in maniera generica, ma indica una reale novità della poetica a cui Dante aderì nella Firenze degli ultimi decenni del 1200.