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Eric Johe: Storia di un bambino sopravvissuto

"Già da bambini i miei fratelli ed io subimmo molte umiliazioni a motivo della nostra fede".


    Nacqui a Karlsruhe il 12 gennaio 1933 come 3° figlio di Willi ed Elise Johe. I miei genitori conobbero il messaggio biblico a metà degli anni '20 grazie al Fotodramma e si battezzarono come Studenti Biblici (conosciuti dal 1931 come Testimoni di Geova). Già da bambini i miei fratelli ed io subimmo molte umiliazioni a motivo della nostra fede. Così, a soli 4 anni dovetti assistere allo sfratto dei miei genitori e di noi bambini dalla nostra casa unifamiliare perché mamma e papà non partecipavano alle elezioni nazionalsocialiste. Ci trasferirono in una baracca dove normalmente venivano ospitate "famiglie socialmente deboli".
    Avevo all'incirca 5 anni quando venni allontanato da mio padre a causa del suo arresto. Due ufficiali della Gestapo vennero a perquisire il nostro appartamento in cerca di pubblicazioni dei Testimoni di Geova. Sebbene non avessero trovato nulla, mio padre venne portato via in manette come un criminale. Mentre erano in attesa davanti ad un passaggio a livello chiuso, un ufficiale della Gestapo gli disse: "Ammiri ancora una volta la sua casa perché non la rivedrà tanto presto". Mio padre gli replicò: "Se avrò il privilegio di ritornare, questo posto sarà solo un mucchio di macerie". A ciò l'uomo della Gestapo gli rispose: "Se non dovessimo trovare dei capi d'accusa nei suoi confronti, allora useremo questa sua affermazione contro di lei". Papà venne portato a Mannheim e lì fu condannato dal tribunale speciale a due anni di prigione per attività illegale compiuta quale Testimone di Geova. Scontò la pena in una prigione di Freiburg. Infine, dato che non poteva rinnegare la propria fede sottoscrivendo un'abiura che fu sottoposta a molti Testimoni di Geova imprigionati, venne deportato nel campo di concentramento di Sachsenhausen e dopo un anno fu trasferito nel nuovo campo di concentramento di Hamburg-Neuengamme. Quando la fine del Terzo Reich era ormai imminente, tutti i prigionieri di Neuengamme furono caricati su una nave sul mar Baltico, con lo scopo di far affondare la nave e di cancellare così tutte le tracce delle loro crudeli malefatte. La nave su cui era mio padre si arenò su un banco di sabbia, così da non essere più manovrabile. Le squadre di sorveglianza e le SS armate abbandonarono la nave con i gommoni per salvarsi dagli equipaggi navali inglesi. Alcuni giorni dopo gli inglesi riuscirono a rimettere in moto la nave che salpò nel porto di Flensburg, dove mio padre riacquistò la libertà.
    Dopo l'arresto di mio padre, mia madre fu invitata a presentarsi da un certo dott. Neu, che era responsabile per la gioventù e la famiglia. Ciò avvenne allo scopo di esaminare il suo stato di salute psichico e di dichiararla incapace di intendere e di volere. In questo modo i nazionalsocialisti volevano toglierci dalle cure dei nostri genitori.
Grazie alla corretta perizia da parte del dott. Neu, questo intento non riuscì. Ciononostante a noi figli fu assegnato un tutore, il quale si informava due volte al mese sul nostro comportamento e sul nostro atteggiamento presso la scuola, presso il posto di tirocinio nonché dai nostri vicini. Dato che non avevamo aderito alla gioventù popolare né alla gioventù hitleriana e a scuola non partecipavamo all'issamento della bandiera, venivamo trattati dai docenti e dai compagni di scuola come dei reietti. Venivamo scherniti come "baraccai" e come "figli di un recluso". In occasione di una celebrazione scolastica il nostro preside Friedrich disse davanti a tutte le classi riunite: "Sputate loro in faccia, perché non sono degni di essere chiamati tedeschi".
    A causa di una foto ritrovata durante una perquisizione in casa di una sorella in fede, nel 1944 mia madre venne arrestata e trattenuta in detenzione preventiva per sette mesi nel carcere di Karlsruhe. Una sorella di mia madre si prese cura di me. In questo modo evitai di essere rinchiuso in un riformatorio. Il 27 settembre 1944, in occasione di un attacco aereo, le baracche andarono in fiamme, così perdemmo tutti i nostri averi. La nostra famiglia fu di nuovo tutta riunita solo nel 1948, quando mio fratello maggiore Willi tornò a casa dalla prigionia russa.


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Fonte: http://www.vittime-dimenticate.ch/testimonianze/erichjohe.htm sito http://www.vittime-dimenticate.ch

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