Filadelfia / I testimoni di Geova ricordano la tragedia
L'altro Olocausto
Gazzetta
del Sud 26 ottobre 2000
Fonte http://www.gazzettadelsud.it/1ricerca/leggi.asp?ID=vic018.htm&DATA=26102000&INFO=20
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Pietro Mazzù FILADELFIA – «L'olocausto e i testimoni di Geova». È questo il tema del convegno organizzato dai testimoni di Geova, svoltosi nel salone del Centro di aggregazione giovanile di Filadelfia, alla presenza del sindaco Vito La Gala, di alcuni assessori e cittadini. Nel corso dell'incontro è stato proiettato il documentario “I Testimoni di Geova, saldi di fronte all'attacco nazista”, in cui dieci storici europei e nordamericani e più di venti sopravvissuti ai campi di sterminio nazista narrano le vicende che hanno coinvolto anche circa 10 mila aderenti a questa confessione religiosa, duemila dei quali, secondo quanto si sostiene nel documentario, sono morti in seguito alle torture o uccisi nei campi di concentramento. La videocassetta ,oltre a rappresentare documenti e immagini dei sopravvissuti e di loro familiari, contiene una commovente storia di coraggio e di fede narrata da 24 superstiti del periodo nazista e da 10 esperti di storia e di religione. Interessante la testimonianza di uno dei sopravvissuti all'Olocausto, Franz Wohlfahrt, che ora ha 73 anni, il quale vide arrestare ben 15 tra familiari e parenti a motivo del fatto che erano Testimoni di Geova. «Sette di loro – sostiene Wohlfahrt – furono messi a morte, per lo più ghigliottinati. Uno finì in una camera a gas, e gli altri morirono in un campo di concentramento e nelle prigioni della Gestapo». Dopo la proiezione del filmato si è aperto un dibattito nel quale sono intervenuti alcuni tra i presenti alla manifestazione. «Quando si incontra un Testimone di Geova, ha detto un oratore, o ci si imbatte in qualche loro pubblicazione biblica, non tutti sanno o ricordano che i fedeli di questa religione furono perseguitati dal regime nazista, mandati al confino, deportati, perché si rifiutavano di aderire al regime ed erano obiettori di coscienza». «Nei lager – ha sottolineato un'altra persona – il distintivo dei deportati era un triangolo viola. A differenza degli altri internati come gli ebrei, i detenuti politici, gli omosessuali, i rom, i Testimoni di Geova avrebbero potuto ottenere la libertà firmando una lettera di abiura, tipico mezzo di repressione religiosa. Invece duemila di loro morirono nei campi». Durante lo svolgimento dei lavori è stato altresì messo in risalto che i Testimoni di Geova furono tra i primi a denunciare già nel 1933, cosa accadeva nei campi di concentramento, attraverso la divulgazione di testi scritti in dodici lingue, distribuiti in Europa e nella stessa Germania. |
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