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Articolo da: "l'idea"
Gennaio 2001
Non
solo ebrei: L'olocausto
dimenticato dei Testimoni di Geova
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Non
solo ebrei: L'olocausto
dimenticato dei Testimoni di Geova
Lo scorso 5 luglio, il Senato Italiano ha definitivamente varato la legge che istituisce “Il Giorno della Memoria” (il 27 gennaio) in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni subìte dagli ebrei e dagli altri cittadini italiani che vennero reclusi nei campi di concentramento nazisti. Il varo della suddetta legge è stato accompagnato dall’approvazione di un ordine del giorno con il quale “sottolineando l’unicità della Shoah e le sue problematicità”, si invitano i cittadini “a ... ricordare gli altri lutti che hanno segnato la storia dell’ultimo secolo e le vittime di ogni persecuzione”. Prendendo spunto da tale esortazione vorremmo ricordare una persecuzione ignorata dai più, quella dei Testimoni di Geova che vissero sotto la tirannia nazifascista. Ne parliamo con Matteo Pierro, storico salernitano, autore di un libro (Fra martirio e resistenza. La persecuzione nazista e fascista dei testimoni di Geova. Edizioni ACTAC, Como, 1997) e di numerosi articoli su questo argomento.
D:
Innanzitutto, sig. Pierro, cosa c’è di particolare nella
persecuzione dei testimoni di Geova?
R: Da un punto di vista esclusivamente quantitativo, il caso
di circa 20.000 persone perseguitate dal nazismo potrebbe
sembrare un’episodio insignificante rispetto ai milioni di
altre vittime del regime hitleriano. Comunque, ci sono degli
aspetti che rendono unica la loro vicenda.
Innanzituto i Testimoni furono tra i primi ad essere perseguitati
dal nazismo. Molti credono che la persecuzione degli ebrei ebbe
inizio con la presa di potere del partito nazionalsocialista. La
storia dimostra che ciò accadde solo alcuni anni dopo. Invece, i
Testimoni, insieme agli oppositori politici, ebbero il
triste primato di inaugurare i campi di concentramento, che in
seguito sarebbero diventati di sterminio.
Inoltre, furono l’unica religione perseguitata dal nazismo a
motivo del proprio credo. Infatti, anzichè fare compromesso col
regime, essi continuarono a vivere secondo i dettami della
propria fede, che li spinge a non imbracciare le armi e a
rifiutare l’attivismo politico. In tal modo si contrapposero
nettamente all’ideologia nazista e perciò furono messi al
bando, prima in tutta la Germania e poi nei paesi che vennero a
trovarsi sotto il controllo dello Stato nazista.
Infine, mentre molti tacevano, i Testimoni furono tra i
primissimi a denunciare, sia in Germania che all’estero, le
atrocità del nazismo. Possiedo numerosi documenti che dimostrano
come essi misero in guardia contro gli obiettivi di Hitler e come
essi resero noto all’opinione pubblica lo sterminio degli
ebrei nei ghetti o l’impiego dei gas nei lager. Purtroppo,
come spesso accade nel caso delle minoranze, i loro appelli
furono ignorati.
D: Perchè parlare di
“Olocausto” dei Testimoni di Geova? Non sarebbero più
appropriato chiamare questo evento “Shoah”?
R: E’ opportuno precisare il significato dei termini.
Gli ebrei preferiscono utilizzare l’espressione “Shoah”
(che significa “distruzione”, “annientamento”)
in quanto meglio definisce quello che subìrono. L’olocausto
era un sacrificio volontario che gli antichi ebrei offrivano nel
tempio di Gerusalemme per dimostrare la propria devozione a
Jehova. Ma in quello che accadde loro sotto il nazismo non c’era
nulla di volontario. Essi furono vittime, non poterono sottrarsi
allo sterminio. Nel caso dei Testimoni le cose andarono
diversamente. Infatti, una volta spediti nei lager, i Testimoni
erano gli unici ai quali veniva offerta l’opportunità di
tornare liberi, se solo avessero abiurato la propria fede.
Esisteva a tal proposito un modulo preparato esclusivamente per
loro in cui il sottoscrivente dichiarava di rinnegare i motivi
che lo avevano portato all’obiezione di coscienza: bastava
una semplice firma per essere rilasciati. Eppure la stragrande
maggioranza scelse volontariamente di non tradire la fede nel
proprio Dio, preferendo affrontare il lager e, spesso, morirvi.
Per tale ragione è opportuno parlare, almeno nel loro caso, di
“olocausto”.
D: Come
andarono le cose in Italia durante il fascismo?
R: Gli stessi motivi che furono alla base della persecuzione
in Germania spinsero il regime di Mussolini a perseguitare
aspramente i pochi Testimoni allora presenti nel nostro Paese. I
documenti in mio possesso (circolari del Ministero dell’Interno
e lettere dell’OVRA) dimostrano che il fascismo era molto
preoccupato per la diffusione di questo credo che predica l’uguaglianza
fra i popoli e la pace. Praticamente tutti i Testimoni italiani
vennero identificati e nei loro confronti furono prese varie
misure repressive. Esse andarono dalla semplice diffida al
confino. Inoltre, 26 Testimoni furono processati dal famigerato
Tribunale Speciale fascista ricevendo condanne da 2 a 11 anni di
reclusione. Infine, durante l’occupazione nazista tre
Testimoni vennero deportati nei lager. Uno d’essi, Narciso
Riet, venne condannato a morte e perì durante la prigionia.
D: Molti
rimangono meravigliati nell’apprendere di questa vicenda.
Cosa si sta facendo per renderla nota?
R. C’è da dire che i Testimoni sono stati discriminati
non solo dal nazismo ma anche dalla storiografia che spesso
nemmeno menziona la loro vicenda. Recentemente, però, si sta
rimediando grazie al lavoro di studiosi obiettivi che hanno
cominciato a far luce, con articoli e libri, su questa pagina
della nostra storia. Inoltre, da qualche mese è iniziata una
campagna d’informazione a cura degli stessi Testimoni. Essi
hanno realizzato un interessante documentario video in cui
vengono intervistati diversi storici e numerosi sopravvissuti ai
campi di sterminio. Finora, esso è stato proiettato al pubblico
in circa 300 fra comuni, scuole e università del nostro Paese.
Credo che in tal modo e con le manifestazioni del 27 gennaio si
stia adempiendo quello che scrisse Georges Bernanos: “I
martiri hanno raggiunto il fondo delle sofferenze, noi abbiamo il
debito verso di loro di andare fino al fondo della verità.”
Nicoletta Napoli
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