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"Come ho tentato di diventare saggio" Altiero Spinelli
Altiero Spinelli (1907-1986) aderisce molto giovane al Partito Comunista Italiano, partecipando alla lotta clandestina contro il fascismo. Arrestato nel 1927, sconta dieci anni di prigione e sei di confino. Durante il suo confino a
Ventotene elabora, insieme a Ernesto Rossi ed Eugenio
Colorni, il Manifesto di Ventotene (1941). Una
biografia dell'autore è visibile nel sito dell' ANPI.
Nell'isola di Ventotene dove rimane
dal 1939 al 1943 conosce alcuni testimoni di Geova 'confinati' a cui dedica 9
pagine del suo libro.
L'autobiografia di Altiero Spinelli è stata uno dei più significativi successi.
Al suo primo apparire il libro fu salutato dai recensori come uno dei testi più
belli, anche letterariamente, della memorialistica contemporanea e ottenne
importanti riconoscimenti come il premio Viareggio, il premio Acqui e il premio
Marotta. Seguono alcuni estratti.
I testimoni di Geova
Le sue lettere, brulicanti di citazioni bibliche,
parlavano troppo spesso ed incomprensibilmente degli ebrei. Era qui ragione
per cui il poliziotto censore si era allarmato. Il direttore della colonia lo
aveva fatto chiamare nel suo ufficio per tentare di fargli comprendere che gli
ebrei erano ormai, per volontà duce, nemici del regime, e che non era perciò
lecito parlarne così liberamente nella corrispondenza. L'ammonizione non
fatta per zelo, ma con la burbera bonomia del funzionario che non voleva
grane. Parlasse pure il Sittoni delle sue apocalittiche profezie, ma non
adoperasse questa parola che, sia pure per motivi improvvisi ed
incomprensibili, era senza alcun dubbio, diventata compromettente in Italia.
La risposta del testimone Geova lo aveva fatto trasecolare:
Non comprendo, signor direttore, come Lei osi
trovare da ridire alle parole di Dio. Io non posso non parlarne, perché ho il
dovere far conoscere la parola che Dio vuole ascoltata di tutti gli uomini, ma
che ha tuttavia rivolta, fra tutti i popoli del mondo, solo agli ebrei.
Il direttore era rimasto imbarazzato. Essendo
abituato a considerare Dio come amico del duce, non avrebbe mai immaginato che
fra i due padroni potessero sorgere divergenze d'opinione Non concludeva forse
il prete tutte le sue messe e le sue prediche con omaggi al regime? Ed i
confinati non sottolineavano forse loro riottosità rifiutando insieme di fare
il saluto fascista e di andare alla messa? Ora, in questo sovvertimento di
tutti i valori che andava verificandosi in modo così preoccupante nel corso
della guerra, gli doveva toccare anche di imbattersi in un nuovo genere di
confinati, che non si occupavano di politica parlavano solo e continuamente di
Dio e dell'iniziato giudizio universale. Non sapeva davvero come comportarsi
di fronte loro.