Citazioni
dal libro di Elisa Springer
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scheda di Costa, E., L'Indice 1998, n. 8
Elisa Springer nasce a Vienna nel 1918 da una famiglia di commercianti ebrei.
Con le persecuzioni ebraiche in Austria, Elisa decide di rifugiarsi in Italia,
dove si trasferisce nel 1940. Denunciata alle SS da una donna italiana, viene
arrestata e deportata ad Auschwitz, "deserto di morte senza speranza".
All'età di ventisei anni, Elisa vive le atrocità del regime nazista,
cominciando un raccapricciante cammino verso la spersonalizzazione, vittima di
un mondo che "stava perdendo il suo io, il suo Dio". Tuttavia la forza
fisica e spirituale della donna ne rivelano una capacità di resistenza
straordinaria, un bisogno incontenibile di credere ancora nella vita, nonostante
il supplizio di quei giorni. Elisa sopravvive e costruisce una nuova vita in
Italia. Come molti altri reduci dai campi di sterminio, vive, decide di
soffocare il suo dolore nel silenzio: per paura di non essere accettata nasconde
sotto un cerotto il marchio tatuato nel campo di Auschwitz sull'avambraccio
sinistro. La paura di sentirsi diversa, osservata da chi, non potendo
comprendere a pieno il significato di quell'esperienza, rispondeva con scherno e
indifferenza, la portano a tacere fino a che Silvio, il figlio di vent'anni,
volendo capire il passato della madre, la interroga cercando verità fino ad
allora represse. Elisa decide così, all'età di settantotto anni, di parlare
"per non dimenticare a quali aberrazioni può condurre l'odio razziale e
l'intolleranza, non il rito del ricordo, ma la cultura della memoria". Il
racconto dei giorni trascorsi nei lager, redatto in italiano, non solo rende
giustizia ai martiri che ne fecero esperienza, non solo permette a Elisa di
riacquistare un'identità celata ormai da cinquant'anni, ma parla anche alla
coscienza di ogni suo lettore. Inno alla forza della vita, le parole di questa
donna non lasciano spazio all'incredulità e all'indifferenza; lucido ricordo di
una vita dominata dal silenzio, il libro di Elisa Springer diventa testimonianza
di un passato, anche italiano, da non rimuovere.
Elisa Springer - Il silenzio dei vivi - Marsilio Editore,
Venezia, 1997
Lo strazio più grande, in questi
cinquant'anni e stato quello di dover subire l'indifferenza e la vigliaccheria
di coloro che, ancora adesso, negano l'evidenza dello sterminio. Come tanti
altri sopravvissuti mi ero imposta di non parlare, di soffocare le mie lacrime
nello spazio più profondo e nascosto della mia anima, per essere io sola,
testimone del mio silenzio; così e stato fino a oggi!
Ho taciuto e
soffocato il mio vero "io", le mie paure, per il timore di non essere
capita o, peggio ancora, creduta. Ho soffocato i miei ricordi, vivendo nel
silenzio una vita che non era la mia; non è giusto che io muoia, portando con
me il mio silenzio.
Non è colpa né merito, nascere di religione ebraica,
cattolica o protestante; nascere di razza bianca o nera. Siamo tutti figli di
Dio, di un unico Dio, quel Dio che a me è stato negato e che, nonostante tutto
ho sempre disperatamente, cercato!
A distanza di cinquant'anni, nel mondo si è fatto ancora
poco per far comprendere alla gente, cosa sono stati il nazismo e la Shoà. C'è
stato anche chi ha negato, e nega tutt'ora, a volta anche per nascondere le
proprie colpe o la propria vergogna! Ma in questi anni qualcosa si è mosso.
Oggi finalmente, anche Papa Giovanni Paolo II e la Chiesa
Cattolica, nel definire Auschwitz "Golgota dell'umanità", chiedono
perdono per un colpevole silenzio.
La Conferenza episcopale tedesca, massimo organismo di
rappresentanza della Chiesa Cattolica in Germania, ha criticato pubblicamente
l'atteggiamento dei cattolici, nei confronti dello sterminio di massa degli
ebrei.
Sì e riconosciuto che, fra i cattolici, ci sono state colpe
e manchevolezze. Non pochi infatti, si sono lasciati prendere dall'ideologia del
Nazionalsocialismo, e sono rimasti indifferenti nei confronti dei crimini contro
la vita e la proprietà degli ebrei.
Alcuni hanno appoggiato i crimini, diventando colpevoli essi
stessi. Osservano i vescovi tedeschi che "Auschwitz pone i cristiani di
fronte alla questione del loro atteggiamento verso gli ebrei e se il rapporto
con gli stessi, corrisponda allo spirito di Gesù Cristo"
Oggi posso ritenere e affermare che quel rapporto con Cristo
e con la Storia, sia stato rispettato e riscattato, dall'atteggiamento del papa
e della Chiesa. Quel Dio sacrificato e umiliato ad Auschwitz, quel Dio messo in
discussione, è stato riscattato, grazie anche al sacrificio di un considerevole
numero di suore e preti, esseri liberi nelle coscienze e nella fede, veri esempi
di luce che, senza esitare un solo attimo, hanno offerto la vita, evitando
l'orrore e l'estrema sofferenza a tanti innocenza. . .
Ho provato anch'io a dimenticare, ma qualcosa si è mosso
dentro me. Ho finalmente capito che dovevo parlare, prima che fosse troppo
tardi. Dare voce al mio silenzio è un dovere: troppe storie esistono nel
silenzio e sono rimaste in silenzio, nell'attesa che qualcuno le raccogliesse.
La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a
non dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le rinnovate
stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di indifferenza che copre il
dolore dei martiri! Il mio impegno in questo senso è un dovere verso i miei
genitori, mio nonno, e tutti i miei zii. E' un dovere verso i milioni di ebrei
'passati per il camino ', gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i
Testimoni di Geova, gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati,
calpestati e immolati al vento dell'assurdo; è un dovere verso tutte quelle
stelle dell'universo che il male del mondo ha voluto spegnere . . . I giovani
liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è stato
storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo." Op. Cit. pag. 13-14-15
Sulla testimonianza di Elisa Springer vedi anche le seguenti pagine (link esterni):
http://www.archita-prog.taranto.it/italia/taranto/archita/cultura/persecuzioni/elisa%20springer.htm
http://www.associazioni.milano.it/aned/1997/3/Articles/1997-3-A-30.htm
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