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Articolo da "La Stampa"
21 Gennaio 2001

Testimoni di Geova ancora discriminati

http://www.lastampa.it/LST/ULTIMA/LST/NAZIONALE/CULTURA/titles.htm

La presa di posizione di alcuni politici, che si oppongono all’intesa tra lo Stato italiano e la confessione religiosa dei testimoni di Geova, non fa che tornare indietro il nostro Paese di molti anni. La storia italiana, le lotte per la libertà religiosa hanno insegnato poco o nulla ad alcuni. Si vuole tornare indietro al 1923, ai primi provvedimenti fascisti, di discriminazione fra la Chiesa cattolica e gli altri culti. I Testimoni di Geova in Italia subivano in quel tempo attacchi non solo verbali dai fascisti, e dai nazisti (nella sola Germania ne morirono 2000). «L’antagonismo con lo Stato» di cui parlano alcuni esponenti politici, additando questo come uno dei problemi per cui non può essere firmata l’intesa, si pone solamente quando la classe politica vuole uniformare il credo impedendone la diversità e il cui Salvatore e giudice sia solo lo Stato. Cavour nel suo impegno a sostegno della libertà religiosa, in un articolo apparso il 10 marzo 1848 sul Risorgimento auspicava quel giorno in cui «non si ometterà nella Magna Charta Italiana, di dichiarare nel modo più esplicito essere ogni coscienza un santuario inviolabile e doversi accordare a tutti i culti un’intera libertà». Nei decenni che seguirono il diritto di libertà religiosa è stato dimenticato e tradito dalle successive generazioni di politici. Quello che preoccupa maggiormente non è se ai buddhisti e ai testimoni di Geova gli siano riconosciuti i diritti di libertà leciti in un Paese «liberale». Il problema più grave io credo è che, questa presa di posizione da parte di alcuni politici, in altre parole, voler giudicare la differenza religiosa e peggio ancora, farne una colpa, non fa che alimentare le fiamme dell’intolleranza già accese nel nostro Paese.

Aldo Grasso, Milano

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Ultimo aggiornamento : 27 Gennaio 2001.