POPOLAZIONE
Dopo
la distruzione del paese, un graduale aumento della popolazione che culmina con
l'impennata improvvisa registrata nel 1678. Segue un calo dovuto soprattutto
alla carestia del 1680-81 che il sindaco dei paese rievocò nel Parlamento del
1688: il totale degli abitanti venne dimezzato, nel giro di un decennio i fuochi
diminuirono di circa un centinaio. Anche al censimento del 1751 si verifica una
diminuzione notevole degli abitanti (-250 circa) ed il calo continuerà ancora,
sino al successivo censimento del 1763 effettuato dal vescovo di Ales Monsignor
Pilo. Questo calo è da addebitarsi alle carestie e alle pestilenze della prima
metà del 1700, in particolare quella del 1729.
Fino al secondo decennio dell’800 il numero degli abitanti di Uras si
attestò su una cifra modesta, e ciò a causa di diversi fattori. Fra i più
importanti ricordiamo: la scarsezza dei raccolti, le carestie e le pestilenze.
Dal 1825 ci fu una ripresa lenta ma costante fino al 1871, quando incominciarono
a farsi sentire le conseguenze delle nuove aliquote fiscali, della chiusura del
mercato francese (1888) e il calo dell'esportazione del grano e del vino, oltre
che della fillossera, che distrusse metà dei vigneti sardi.
Nel decennio successivo al 1871 si nota un regresso (-88) che prosegue
ancora più vistosamente sino al 1901 (-250). Il colera del 1855-56 non sembra
invece aver influenzato i dati di quel periodo ad Uras.
Fra le cause che contribuirono a rallentare la crescita della
popolazione, soprattutto alla fine dell'Ottocento: la miseria, il celibato
imposto a certe classi, il ritardo nel giungere al matrimonio, la limitazione
volontaria della prole, ecc.
Noi possiamo aggiungere che il periodo compreso fra il 1881 e la prima
metà del Novecento verrà ricordato come uno dei più neri nella storia del
paese: proprio in quegli anni diventarono sempre più frequenti le catastrofiche
inondazioni provocate dal Rio Mogoro e degli altri corsi d'acqua a regime
torrentizio che circondano l'abitato.
I contadini, già dolorosamente piegati dalle incredibili sofferenze
provocate dalle innumerevoli perdite del seminato, furono costretti ad affidarsi
agli usurai. Come se non bastasse sopravvenne in quegli anni la grave crisi nei
rapporti con la Francia che portò al blocco doganale dei prodotti sardi, fino
ad allora esportati in quei mercati. Infine, sempre in quel periodo, i vigneti
vennero completamente distrutti dalla fillossera.
Dopo una certa ripresa demografica registratasi nel primo dopoguerra, la
popolazione urese continuò ad aumentare fino ad attestarsi su un totale di oltre tremila abitanti nel secondo dopoguerra.
Un'ultima lieve contrazione si è avuta negli anni '60, il periodo del
boom economico ed industriale e dell'abbandono delle colture agricole che ha
provocato una forte spinta migratoria verso le città del Nord-Italia.
Con l'ultimo dato statistico in nostro possesso, quello del 31 Dicembre
1992, 3343 abitanti, si conferma il progressivo calo della popolazione urese, e
ciò rispecchia la recessione in agricoltura e la grave crisi occupativa che il
paese sta vivendo in questi anni.
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