SALUTE

Morire per la Nazione

 

Nel 1961 l’Organizzazione Mondiale della Sanità vietò di utilizzare prigionieri per gli esperimenti. I delegati americani fecero di tutto per bloccare questo divieto e uno di loro dichiarò che “i criminali nelle prigioni costituiscono un materiale di sperimentazione ideale, molto meno caro degli scimpanzé”.

Per trenta anni dal 1943 al 1973, negli Stati Uniti sarebbero stati condotti esperimenti sugli effetti della radioattività utilizzando gli uomini come cavie. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa americana Associated Press,gli esperimenti sarebbero poi proseguiti sotto la direzione della Commissione per l’energia atomica e l’Amministrazione per la ricerca e lo sviluppo dell’energia. Interessante il modo in cui sarebbero stati condotti gli esperimenti. Furono fatte ingerire sfere radioattive di uranio e di manganese presso il Laboratorio di Los Alamos, negli anni 60; in quel periodo al prestigioso Massachusett’s institute of technology (Mit); furono somministrate a venti anziani dosi di sodio e torio radioattivo; ad una trentina di malati di cancro in fase terminale; furono iniettate dosi di plutonio e di uranio radioattivo; 131 detenuti dell’Oregon furono sottoposti a radiazioni dal ’63 al ’71; dal 63 al65 sette persone furono invitate a bere latte di mucche che avevano pascolato su prati inquinati da iodio radioattivo liberato sperimentalmente sette volte dalla stazione di ricerche della Commissione atomica nell’Idaho.

http://www.alternatizine.com/JUSTICE/cavie_umane.htm

I cittadini americani uccisi dalla "morte silenziosa", cioè dalle radiazioni atomiche, sono stati, negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, migliaia. Difficile, quasi impossibile, definirne il numero esatto. E' certo, però, che migliaia di esseri umani, uomini, donne e bambini, sono stati usati come cavie umane per studiare le reazioni alle sostanze radioattive.
Più di 200.000 soldati americani furono esposti alle radiazioni a Hiroshima e Nagasaki e, successivamente, durante i test avvenuti tra il 1945 e il 1962 nel Pacifico e nel deserto del Nevada. Quelli che hanno fatto causa al governo, per essere risarciti dai mali prodotti dalle radiazioni, sono stati più di 9.600, ma solo 812 sono riusciti ad ottenere un risarcimento. La scienza, al servizio del governo, fa il possibile per chiudere gli occhi.
I civili colpiti dalla "morte silenziosa" sono altrettanto numerosi. Si calcolano in migliaia gli agricoltori che, sottovento rispetto alle esplosioni avvenute nel Nevada negli anni '50, sono stati colpiti dalla polvere radioattiva trasportata dal vento.
Più di 600.000 persone hanno lavorato negli impianti atomici sparsi per tutta l'America a partire dal 1943. Milioni di chilogrammi di scorie radioattive sono state disperse nell'ambiente, miliardi di dollari saranno necessari per la decontaminazione del territorio, le stime parlano di 200 miliardi di dollari. Un numero indefinito di lavoratori sono stati certamente contaminati.
Tra il 1948 e il 1952 il Dipartimento della Difesa ha deliberatamente diffuso nell'aria sostanze radioattive allo scopo di raccogliere dati per lo studio di fattibilità di armi radioattive. Queste armi, che avrebbero dovuto creare dei campi ad alta radioattività di durata limitata, dovevano uccidere o debilitare il nemico, ma non furono mai costruite.
Il film che presentiamo in questa scheda è stato realizzato dai militari e mostra chiaramente quanto vicino all'esplosione furono condotti i soldati per studiare le loro reazioni, sia a livello psicologico che biologico, di fronte ad una esplosione nucleare. Le immagini, il tono ed i contenuti della narrazione sono il miglior commento al delirio di potenza che aveva invaso le alte gerarchie militari negli anni della guerra fredda.
"Noi siamo stati avvolti in un sudario ed annebbiati da un'atmosfera di segretezza. E direi di più chiamerei tutto ciò repressione."
Con queste parole il Ministro dell'Energia, Hazel O'Leary, ammetteva, per la prima volta pubblicamente, nel corso della conferenza stampa svoltasi a Washington il 7 dicembre 1993, il fatto che organizzazioni governative avevano condotto esperimenti segreti, pericolosi e certamente immorali su cittadini americani.
"L'unica cosa che mi viene in mente è la Germania nazista"
, dichiarava il ministro al settimanale Newsweek. E certamente milioni di americani avranno pensato la stessa cosa nell'apprendere che i cittadini di quello che pensavano fosse un paese democratico erano stati usati, a loro insaputa, come cavie umane. In realtà le ammissioni del ministro O'Leary arrivavano tardi. Nel novembre del 1986, una Commissione del Congresso aveva pubblicato un rapporto dal significativo titolo:"Le cavie nucleari americane: tre decadi di esperimenti con le radiazioni su cittadini americani". Il rapporto rivelava che nel corso degli anni '40 e '50, frequentemente e sistematicamente, soggetti umani erano stati usati come cavie per esperimenti con le radiazioni e che tali esperimenti erano continuati anche negli anni '60 e '70. Nel rapporto venivano descritti dettagliatamente 31 esperimenti nel corso dei quali 695 persone erano state sottoposte a radiazioni, e si chiedeva inoltre che le vittime venissero identificate e risarcite per i danni subiti. "Alcuni esperimenti - si legge nel rapporto - furono condotti negli anni '40 all'alba dell'era nucleare e si potrebbe pensare che siano stati fatti per ignoranza degli effetti a lungo termine delle radiazioni, o per l'arrogante orgoglio atomico che accompagnò la costruzione della prima bomba atomica. Ma altri esperimenti furono condotti negli anni '60 e '70, un periodo che si supponeva fosse più illuminato. In ogni caso tali esperimenti non possono essere in alcun modo scusati." Gli esperimenti di cui si parla furono tutti autorizzati, promossi e finanziati dal Manhattan Project, dalla Commissione per l'energia atomica e dall'Amministrazione per la ricerca e sviluppo dell'energia, nell'arco di più di trent'anni e, sottolinea ancora il rapporto, "l'obiettivo principale di questi esperimenti era quello di misurare direttamente gli effetti biologici del materiale radioattivo, di misurare le dosi di sostanze radioattive iniettate, ingerite o inalate; o di misurare il tempo nel quale le sostanze radioattive venivano assorbite dal corpo umano. Cittadini americani divennero così strumenti per la misurazione nucleare".Nell'aprile del 1994 un altro studio condotto dal "Massachusetts Task Force on Human Subject Research", concludeva sottolineando che "la sperimentazione condotta su soggetti umani nelle scuole di stato tra il 1943 e il 1973, fatta mediante l'introduzione di sostanze radioattive nei loro corpi, fu condotta in violazione dei fondamentali diritti umani dei soggetti coinvolti.
Quanto scoperto è basato sugli standard fissati dal Codice di Norimberga."L'elenco degli orrori scoperti è lunghissimo.
Per studiare gli effetti delle radiazioni sulla tiroide furono iniettate piccole quantità di iodio radioattivo a 104 bambini. Negli anni '50 ai bambini ritardati mentali che frequentano la Fernald School, in Massachusetts, fu servito a colazione un budino a base di latte radioattivo e furono loro praticate iniezioni di calcio e ferro radioattivi allo scopo di studiare il funzionamento del metabolismo. Lo studio era condotto da scienziati della Harvard University e del Massachusetts Institute of Technology, due delle più prestigiose università americane.Tra il 1945 e il 1947 il Laboratorio Nazionale di Argonne, vicino Chicago, condusse esperimenti su individui ai quali, a loro insaputa, fu iniettato plutonio. Anche la Columbia University, negli anni '50, ripeté lo stesso tipo di esperimenti iniettando calcio e stronzio radioattivi su pazienti, considerati in fase terminale, ai quali fu nascosto il tipo di sperimentazione a cui venivano sottoposti.Nel 1965 la CIA, la centrale dei servizi segreti, utilizzò dei detenuti per esperimenti con lo iodio radioattivo. Il laboratorio dell "Atomic Energy Commission" (Commissione per l'energia atomica) di Oak Ridge, una delle "città atomiche" realizzate durante il Manhattan Project, negli anni '70 su richiesta della NASA sottopose circa 2OO persone malate di cancro a radiazioni ad alta intensità, ad alcune di esse le radiazioni furono "somministrate" per mezzo di sbarre di cobalto e cesio radioattivi fissate sulle pareti delle loro stanze da letto.L'elenco di quelli che, secondo il codice di Norimberga, devono essere considerati crimini contro l'umanità, è destinato ad allungarsi. Le ammissioni rese dal ministro O'Leary hanno reso di dominio pubblico quanto da anni si conosceva grazie all'impegno civile di molti americani. Molto ancora dovrà essere rivelato, molti sono quelli impegnati a scavare negli archivi alla ricerca di documenti segreti che possano documentare gli orrori commessi in nome della "difesa nazionale".
Un ricercatore, che indaga sulle sperimentazioni condotte negli anni '50 sulle cavie umane, ha dichiarato che tutto quello che emerge "ha il tocco di Buchenwald".

http://www.cronologia.it/mondo35a.htm

 

 

La guerra in Kosovo ha colpito quasi esclusivamente i civili - si calcola che siano soltanto 13 (tredici!) i carri armati serbi distrutti dalla Nato, mentre oltre duemila i civili uccisi dai bombardamenti. Ma questo bilancio, per quanto spaventoso, è poca cosa al confronto delle conseguenze terrificanti che si verificheranno negli anni a venire, e che colpiranno le future generazioni per decenni e forse per secoli. Perché la guerra "umanitaria" in Kosovo non è stata assolutamente di tipo "convenzionale", cioè con l'uso di armi "previste" dalla Convenzione di Ginevra, bensì chimico-nucleare. Infatti, come in Irak, anche contro la Serbia - e sul territorio kosovaro, cioè quello che si diceva di voler "liberare" - sono stati impiegati proiettili e missili con testate all'uranio cosiddetto "impoverito" (Depleted Uranium), ottenuti rifondendo le scorie delle centrali nucleari.
Solo di recente, in seguito a una precisa richiesta dell'Onu, la Nato ha ammesso - il 7 febbraio 2000, in una breve lettera del segretario generale George Robertson a Kofi Annan - di aver lanciato durante il conflitto almeno 31.000 (trentunomila) proiettili all'uranio, senza però specificare che le ogive dei missili Tomahawk sono anch'esse a base di Depleted Uranium. Soltanto lungo la strada che collega Pec a Prizren, dove attualmente sono dislocati i militari italiani della Kfor, si calcola in oltre dieci tonnellate il quantitativo di uranio lanciato sul terreno.
Per gli Stati Uniti, che si ritrovano con almeno 500.000 tonnellate di scorie radioattive da smaltire dalle proprie centrali nucleari, il riciclaggio sotto forma di proiettili e testate di missili è un doppio business: si "distribuiscono" all'estero rifiuti altrimenti costosissimi da stoccare e isolare, e si ottiene un'arma letale, infinitamente più efficace delle munizioni convenzionali. Infatti, un proiettile all'uranio, che pesa il doppio del piombo ma è estremamente più denso e duro, all'impatto con la corazza di un mezzo blindato brucia ad altissima temperatura fondendo qualsiasi metallo, e incenerisce all'istante gli occupanti chiusi all'interno.
Bruciando, l'uranio si trasforma in finissime particelle di ossido radioattivo, che si spargono nell'atmosfera e quindi ricadono al suolo. Ogni particella inalata crea cellule cancerogene nei polmoni e nel sangue, successivamente, sotto forma di polvere impalpabile, penetra nelle falde acquifere ed entra nel ciclo alimentare. È' stato calcolato che ogni missile Tomahawk con testata all'uranio può causare in media 1620 casi di tumore nella popolazione che vive intorno al punto in cui è esploso.
Un volontario di una ONG italiana ha prelevato nel gennaio di quest'anno un campione di terra nella città di Novi Sad e lo ha fatto analizzare al suo rientro in Italia: ne è risultata una radioattività da isotopo 238 - quello presente nel Depleted Uranium a uso bellico - addirittura 1000 (mille!) volte superiore al limite considerato accettabile per gli esseri umani. Oggi sono ormai novantamila i veterani della guerra contro l'Irak del 1991 che, per l'esposizione alle polveri di ossido di uranio provocate dal lancio di proiettili anticarro e missili antibunker, accusano sintomi riconducibili alla cosiddetta "Sindrome del Golfo": molti sono già deceduti per leucemia, tumori linfatici e polmonari, i loro figli sono nati con gravissime malformazioni, mentre un gran numero di sopravvissuti è costretto a un'esistenza enormemente pregiudicata, con costanti dolori alle ossa, nausea, vertigini e stanchezza spossante.
Dato che gli effetti per l'inalazione e l'ingestione di ossido di uranio si manifestano nel medio e lungo periodo, tra qualche anno avremo un lungo elenco di militari della Kfor che denunceranno i propri governi chiedendo un risarcimento (proprio in questi giorni si è diffusa la notizia dei primi due militari italiani morti di leucemia dopo essere stati inviati in Bosnia, tra il novembre del '98 e l'aprile del '99, in una zona contaminata da proiettili all'uranio). Ma la popolazione serba e kosovara, i bambini che nasceranno con gravissime malformazioni, le madri condannate al cancro, gli operai delle fabbriche distrutte che per primi hanno tentato di ricostruirle esponendosi alla contaminazione, i contadini kosovari "liberati" che avranno ingerito acqua e cibi tossici a loro insaputa, tutte le vittime innocenti di questa "guerra umanitaria", a chi chiederanno un risarcimento? E in quali ospedali potranno sperare di farsi curare, e con quali medicine, in un paese devastato dalle bombe prima e stremato poi dall'embargo, o in un Kosovo governato dalla mafia del narcotraffico?

http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/263/23.htm