DITTATURA COSTITUZIONALE

Studenti reclutati per andare in Iraq

 

Reclutatori nelle scuole Usa
Arrivano nei college e nelle università, a «convincere» gli studenti. Professori e rettori consenzienti
PATRICIA LOMBROSO
NEW YORK
Si presentano in uniforme della U.S. Army ed in borghese quotidianamente nei «campus» delle università pubbliche. Si appostano in ordine sparso davanti alle classi o stazionano nella «cafeteria» dove gli studenti si riuniscono. Si mescolano indisturbati fra gli studenti latino-ispanici, afroamericani e gli immigrati. Si avvicinano suadenti con un biglietto da visita con la scritta di una ditta: «Marines». La scritta in rosso con il nome del sergente presenta questo corollario: onore, coraggio, valore e orgoglio nazionale. Sono gli addetti del Pentagono, «i recruiters» il cui compito è quello di convincere gli studenti più poveri, e dargli la garanzia che, una volta reclutati nell'esercito potranno pagarsi gli studi della retta universitaria aumentata quest'anno di altri 1000 dollari l'anno e di girare il mondo, persino in Iraq! Distribuiscono indisturbati dagli insegnanti e dai rettori dell'università, pamphlet illustrativi, colorati come per un avventuroso viaggio turistico: «Siete pronti a diventare l'orgoglio nazionale? Vi garantiamo che nella carriera militare sarete in grado di pagarvi gli studi ed arrivare alle vette sognate della vostra vita: «Mediante la U.S. Army sarete eligibili per borse di studio di 20.000 dollari sino anche 50.000 dollari. Viaggerete in tutto il mondo». Per ogni studente che viene arruolato nella carriera militare, il recruiter percepisce 1000 dollari, oltre allo stipendio. L'operazione «recruiters» del Pentagono fra i college pubblici si è intensificata ultimamente. Il Pentagono ha deciso che per «poteri di emergenza», altre 30.000 unità militari nelle file della Guardia Nazionale e dei riservisti verrà inviata in Iraq con uno stazionamento di 4 anni. Cresce il malcontento delle famiglie dei militari Usa che ha visto il numero dei morti salire. Il numero ufficiale di attentati suicidi dei soldati arruolati è salito a più di 20. Malgrado il lavoro assicurato, anche chi, riluttante, sceglieva di arruolarsi nella Guardia Nazionale, ora declina la morte sicura in Iraq. Gli studenti delle classi di afroamericani, latinoispani, immigrati costituiscono ora l'ultima sponda. Al Bronx Community College, dell'università della città di New York (Cuny), il 95% degli studenti dai 17 ai 24 è portoricana, dominicana, afroamericana e nuovi immigrati.

L'università pubblica riceve il 60% dei sussidi dal governo federale, il 40% dallo stato e dalla città di New York. E' qui che nel «campus» universitario che è iniziata una mobilitazione di protesta: «Stop and out the recruiters dal campus». Scritte sul giornale universitario titolano: «Bloody conquest of Iraq, racist attack on Cuny». «Nei campus di Cuny frequentata da minoranze etniche della classe più povera come il Bronx Community College, recruiters military chiamano gli studenti a casa, presentano i vantaggi di arruolarsi nell'esercito con promesse di sussidi per l'istruzione. Esigiamo di sapere chi dell'amministrazione fornisce loro i nomi. Né è nostro interesse essere mandati a uccidere i nostri fratelli e sorelle nel resto del mondo».

Quando al rettore del Bronx Community college, Bernard Gant, abbiamo chiesto perché il campus universitario ha l'apparenza più di una base militare che universitaria e perché viene accettata questa interferenza, così ha risposto a il Manifesto: «Noi siamo formalmente obbligati a fornire ogni semestre al Recruiting Center tutta la lista degli iscritti per i corsi universitari. E' una condizione necessaria per poter ricevere i sussidi federali. In base alla legge, varata dal Congresso, la Salomon Law del 1996, è obbligatorio per le amministrazioni universitarie ... aiutare l'esercito a reclutare un numero di studenti adeguato per soddisfare la richiesta».

E le promesse di borse di studio per andare in guerra in Iraq? incalziamo. «Ora - risponde - la pressione dell'amministrazione Bush aumenterà. Deve capire che io rappresento l'istituzione. Spetta agli studenti organizzare una protesta in tutte le università». E ora rischia di diventare impossibile rifiutare il reclutamento, nonostante che, formalmente, la leva non sia più obblicatoria: «Si figuri - risponde il rettore Gant - che ora i recruiters possono anche chiamare a casa studenti al di sotto dei 17 anni, l'età minima per essere adatti al reclutamento. Con il progetto "B-No Child left Behind", ribadito da Bush durante il discorso sullo stato dell'Unione è diventato obbligatorio per i presidi delle High School reclutare studenti che sono in procinto di terminare la scuola media superiore. I Recruiters possono quindi entrare in classe quando vogliono».

http://www.ilmanifesto.it/oggi/art60.html