Introduzione

 


 UN OBIETTIVO O TANTI?


«La domanda di formazione culturale nella odierna società implica l'acquisizione della capacità di usare concetti, individuare operazioni e procedimenti adeguati per leggere, interpretare, comunicare e prevedere la realtà in tutti i suoi aspetti e in questo si caratterizza l'educazione scientifica intesa come atteggiamento scientifico e razionale verso la conoscenza.
Dalla metodologia della ricerca scientifica deriva una precisa metodologia didattica: il metodo scientifico che procedendo per problemi, attraverso la formulazione e scelta di ipotesi e il confronto con quelle della "scienza ufficiale" porta il ragazzo a padroneggiare un tipo di procedura che lo mette in grado di capire ed interpretare la realtà.
Si tratta di un itinerario che combina in sè il metodo induttivo e deduttivo, di un percorso a spirale capace di sviluppare un processo conoscitivo che va dal concreto al all'astratto, che dal molteplice reale conduce alla sistemazione delle conoscenze.
In questo quadro l'astrazione, la sistemazione formale, non è una premessa, ma un risultato che progressivamente si realizza e si sviluppa in un itinerario che anche gli alunni devono percorrere. Ha dunque significato assumere il metodo scientifico come obiettivo generale per l'insegnamento ed in particolare per l'insegnamento delle scienze.»[1]
In questa prospettiva, lo scopo di questo lavoro è quello di tracciare un itinerario significativo che fa pervenire alla legge fisica che regola un fenomeno partendo da una serie di dati ottenuti come misure sperimentali di laboratorio. Si può affermare, dunque, che se è vero che la ricerca sperimentale di tipo 'induttivò è lo scopo dell'esercitazione in oggetto, altrettanto significativo sembra essere l'intento volto ad evidenziare la natura empirica della scienza fisica mediante l'uso consapevole del metodo sperimentale.
Da questo punto di vista si puòdichiarare che l'aspetto propositivo del lavoro di indagine è quello che pone in essere la dialettica «problema-soluzione/ e i complessi meccanismi che essa mette in moto, nella consapevolezza che la scienza parte sempre da problemi e avanza sulla strada delle congetture e delle successive conferme o smentite, procedendo sempre per tentativi ed errori [2]. Per non imbattersi, tuttavia, nel mito baconiano dell'induzione, come metodo «ingenuo/ assoluto di ricerca, è necessario privilegiare a piene mani l'attività teorica. Con essa si introduce in maniera sostanziale l'attività inventiva, avanzando ipotesi e prospettive di soluzione, anticipando congetture e sistemi di «azzardate e temerarie/ affermazioni costituenti anticipazioni più o meno giustificate. Sarà a questo punto l'esperimento ad ergersi a giudice e tribunale supremo della validità, o meno, delle leggi ipotizzate, in quanto il riscontro con la realtà rappresenta in definitiva l'esame finale che la legge deve superare per essere catalogata come segmento conoscitivo della Fisica.
In questo lavoro vedremo quali sono le grandezze fisiche che determinano la durata del periodo di oscillazione di un pendolo cosiddetto «semplice/ e con quali procedimenti si misurano; quali sono le tecniche e i processi di conduzione e di realizzazione di un esperimento di fisica in laboratorio; come si perviene alla legge fisica che lega insieme le variabili che regolano il fenomeno; come si analizzano i dati relativi a grandezze che variano congiuntamente inducendo il problema della ricerca di un'eventuale dipendenza di una delle grandezze rispetto alle altre; come si applica la teoria degli errori nel concreto di casi ben precisi, non banali e fuori dalle nebulosità teoriche : in particolare, come si determinano le incertezze assolute nelle misurazioni indirette; quali sono, e in che consistono, i metodi di misurazione e le caratteristiche fisiche degli strumenti di misura; come si disegna un grafico sperimentale e quali sono le peculiarità che lo contraddistinguono da un diagramma cartesiano avente valore esclusivamente matematico; come si passa dai valori numerici tabulati in una tabella alla funzione matematica che li rappresenta e, quindi, alla legge del fenomeno ; quali sono i limiti di validità delle leggi empiriche e tante altre idee e applicazioni fondamentali che attengono a questioni e implicazioni di laboratorio di significativa rilevanza nel mondo della elaborazione dati.
Come è noto, la Fisica come scienza empirica che realizza il suo scopo attraverso indagine diretta della realtà non deduce da principi a priori delle leggi, ma le ottiene da concetti e idee che scaturiscono da una collaborazione fra teoria ed esperimento. Vi è sempre la consapevolezza che in Fisica il fatto empirico è legato all'utilizzazione del metodo sperimentale posto a fondamento dell'attività di indagine per il sapere scientifico.
Nel nostro esperimento abbiamo un sistema dinamico in movimento - un pendolo semplice - nel quale l'aspetto cinematico si realizza considerando le due variabili fondamentali spazio e tempo, rispettivamente variabili dipendente e indipendente, legate da una correlazione di tipo matematico-quantitativo che è l'equazione oraria del fenomeno. Con questo sistema osserviamo la realtà così come essa si manifesta agli occhi di un osservatore che la riproduce mediante un modello teorico, in maniera tale da «costruire/ la legge del fenomeno.
La legge del fenomeno si ottiene mediante l'esperimento, il cui risultato è costituito da una serie  di dati numerici, costituiti da un certo numero di cifre significative, espressi in opportune unità di misura, che necessitano di ulteriori analisi e interpretazioni.
Il percorso utilizzato prevede una serie di attività teoriche e sperimentali che permettano di passare dalla relazione espressa come tabella di dati alla formulazione della funzione analitica che lega le variabili in gioco.
L'elaborazione dei dati raccolti e l'effettiva ricerca della relazione tra le grandezze in gioco, a conferma dell'ipotesi fatta, senza trasformare l'esperienza in una banale e acritica verifica di formule, costituisce l'elemento caratterizzante di un insegnamento per problemi che è al giorno d'oggi l'unico capace di motivare a fondo i giovani e di non violare la buona regola della ricerca e il principio fondamentale della didattica cosiddetta 'formativà.
Questa metodologia di indagine e di ricerca scientifica che si basa sulla osservazione di un esperimento fu introdotta, come è noto, da Galileo e forma a tutt'oggi, con le opportune e necessarie 'risintonizzazionì dovute alla critica epistemologica, l'ossatura centrale del metodo sperimentale moderno.
Come è stato ampiamente riconosciuto, Galileo segnò l'inizio della scienza moderna. Il nucleo centrale della ricerca galileiana è antitetico alla tesi tradizionale sostenuta per lo più da argomentazioni di carattere verbale e basate sull'esperienza comune. Galileo contrappose a questa logica aristotelica i risultati ottenuti da esperimenti, in cui si isola un particolare fenomeno e lo si studia nella sua configurazione fisico-matematica.
Con Galileo si ha un capovolgimento di prospettiva. E questo «non già, come spesso si afferma, per il fatto che egli condusse praticamente a perfezione il metodo sperimentale e lo integrò con l'essenziale componente matematica, in modo da ottenere un adeguato 'metodo scientificò (cosa pure di enorme peso), ma per la ragione assai più importante, e veramente decisiva, di avere compreso che una più adeguata conoscenza della natura non si poteva ottenere semplicemente cambiando filosofia, ma ricorrendo ad una ricerca d'altro 'tipo', ossia ad un'indagine "non filosofica"» [3].
Il procedere del metodo galileiano è così rappresentato dalla conferma di un'ipotesi mediante un esperimento in cui si considerano solo quegli elementi che sono misurabili .
Tuttavia, il fenomeno da studiare è quasi sempre molto complesso, per cui è necessario procedere per gradi, cominciando a costruire un modello semplificato della realtà secondo lo schema precedentemente presentato.
Nel nostro caso il modello in esame è il modello di un oscillatore armonico perfetto o ideale, costituito da un punto materiale oscillante intorno ad una posizione di equilibrio chiamato 'pendolo semplicè, per mezzo del quale sarà possibile, come vedremo, fornire una descrizione molto ricca e articolata dei fenomeni in questione.


[1]  D.ZANGIROLAMI, Imparare la fisica facendo ... i fisici, da «La Fisica nella scuola», Anno XXI n.1, Gennaio-Marzo 1988, pg.34;

[2] M.BALDINI, Teoria e storia della scienza, ROMA, Armando, 1975, p.16;

[3] E.AGAZZI, Temi e problemi di Filosofia della Fisica, ROMA, Abete, 1974, p.9;
 


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