CAPITOLO XI
11.1 Considerazioni conclusive
Quanto esposto non costituisce una rassegna esaustiva e approfondita delle
innumerevoli questioni che riguardano la didattica della fisica. L'intento
è piuttosto di proporre alla riflessione di chi legge, alcuni temi e
implicazioni che ineriscono all'insegnamento della fisica, sottintendendone la
valenza ed esaminandone gli sviluppi. Risulta che l'orizzonte è mutato rispetto ad alcuni anni fa.
I
temi e i problemi non sono cambiati. Ciò che è mutato riguarda gli
interrogativi e la consapevolezza che questi producono sulla didattica della
fisica influendo sugli intenti pedagogici, sugli obiettivi educativi e sugli
stili didattici.
Si avverte con crescente preoccupazione l'ineludibile domanda che riguarda lo sviluppo delle attività empiriche di laboratorio che non possono più essere disattese o, peggio, trascurate. Ciò che colpisce è l'importanza che la dimensione empirica e la risoluzione dei problemi da una parte e quella storica ed epistemologica dall'altra acquisiscono alla luce della riflessione pedagogica moderna. Non si può più colpevolmente disattendere l'esigenza di sviluppare una didattica che non ponga al centro dei suoi interessi sia la risoluzione dei problemi, sia il metodo sperimentale, ovvero i principi della ricerca scientifica, e financo le questioni attinenti alla Fisica Moderna con le sue importanti implicazioni. Purtroppo i nuovi termini del problema non sono ancora recepiti, nè compresi dalla maggioranza degli operatori scolastici. [1]
Molti sono tuttora preoccupati da questioni marginali o tecnicistiche, altri sono prigionieri della vecchia logica quantitativa riguardante la quantità delle nozione sviluppate piuttosto che la "qualità" dei contenuti proposti, altri ancora sono troppo critici nei confronti di questa linea di pensiero moderna perchè, a torto, vedono in essa irrealizzabilità empiriche, difficoltà metacognitive nelle applicazioni dei contenuti, fumosità storiche e velleitarismi filosofici. Nessuno di questi atteggiamenti è valido, poiché mancano in essi uno sforzo costruttivo di riflessione che portino a giustificare questa strategia tradizionale che manca, detto a chiare lettere, di un grande amore e rispetto per la Scienza, unito ad un vivo senso di ripensamento critico e di rinnovata fiducia nella storia del pensiero scientifico che è storia dell'uomo, dei suoi momenti storici, dei suoi successi ma anche dei suoi limiti e della sua ignoranza.
Molte riflessioni critiche effettuate recentemente offrono, ormai, materiali interessanti per una nuova rifondazione critica della Didattica della Fisica, volta ad una sua più esatta comprensione e ad un suo migliore utilizzo. Viviamo un'era scientifica in cui ogni salto all'indietro risulta impossibile, mentre, al contrario, occorrono decisi passi avanti verso una gestione più organica, coerente, accorta ed adeguata del patrimonio culturale e professionale che i docenti posseggono. La novità consiste essenzialmente nell'evitare la cristallizzazione della vecchia concezione della didattica ancorata alla cosiddetta fisica del gesso e produrre, viceversa, comportamenti e atteggiamenti didattici moderni, rivolti da un lato a sviluppare schemi concettuali e approcci metodologici adeguati e significativi e dall'altro ripensamenti critici, epistemologici e storici di straordinaria ricchezza per una rinnovata elaborazione dell'insegnamento della Fisica in tutte le sue componenti. Tutto ciò, nonostante il coraggio dell'ottimismo, nella nostra scuola rimane ancora colpevolmente rifiutato o irrisolto. Occorre un'analisi critica di queste strategie capace di valorizzare ed enfatizzare, nella giusta maniera, il principio della ricerca scientifica e le componenti metodologiche, empiriche, storiche ed epistemologiche delle scienze fisiche, così diverse tra loro ma così ricche di potenzialità, in modo tale da collegare organicamente e trasversalmente il flusso dinamico dell'informazione scientifica in schemi nuovi che diano risposte nuove a domande sempre più attuali, quali : perchè insegnare Fisica, a chi insegnare Fisica, come insegnare Fisica. D'accordo con L. Brasini: [2]
Noi, come insegnanti di Fisica, non abbiamo certamente dimenticato la necessità di un uso costante, astuto ed esclusivo della Ragione, ma, forse, parte della nostra società l'ha dimenticato, o non vuole più servirsi della potenza di tale strumento, poichè venti di irrazionalità, intolleranza e violenza stanno, ancora una volta, riprendendo quota complicando problemi e creando tensioni. Crediamo che non sia inutile perciò riaffermare la nostra adesione agli ideali illuministi di libertà, uguaglianza, fraternità e nello stesso tempo ricominciare a riflettere sui fondamenti della nostra disciplina, sul nostro insegnamento, sulla nostra scuola e su come possiamo intervenire in modo ancora più efficace sulla formazione dei nostri alunni. Crediamo che una scuola media superiore, oggi, non possa essere che scuola di cultura. Oggi che l'analfabetismo è stato sconfitto, oggi che la fame è quasi un ricordo, oggi che siamo uno fra i paesi più industrializzati. Scuola di cultura significa che noi insegnanti dobbiamo essere consapevoli e dobbiamo rendere consapevoli i nostri alunni della complessità e della tragicità della vita e che dobbiamo fornire loro gli strumenti fondamentali per capire la Natura. La scienza ha fornito il fuoco della conoscenza all'uomo e spesso lo scienziato è come Prometeo, orgoglioso e dolente. Orgoglioso per il potere fornito ai suoi simili e dolente per l'uso immondo che spesso ne viene fatto. Possiamo far capire questo tramite la Fisica? Possiamo svegliare i nostri alunni, ben nutriti e ben vestiti, dal sonno dogmatico della ragione e istillare loro un po' dell'inesauribile sete della conoscenza, del desiderio del conoscere che accompagna la vita dei migliori di noi?
Dalle considerazioni proposte, emerge chiaramente il valore formativo delle discipline scientifiche e della Fisica in particolare, e in conseguenza di ciò, si ritiene che alla realizzazione degli obiettivi sopra indicati concorrano non solo la Fisica, ma tutte le diverse e variegate discipline, ciascuna ovviamente, nell'ambito della propria specificità e con la propria trama concettuale e il proprio tessuto epistemologico.
Nell'Era dell'informazione, dei bit e della società post-industriale, gli allievi di una scuola realmente formativa devono essere posti nelle condizioni di conoscere per giudicare e per costruire da se stessi una personalità completa, capace di fare effettuare loro scelte libere e autonome nella vita e nella società. In una società come la nostra, che ha ormai radici salde e stabili nella scienza e nella tecnologia, in un mondo scientifico che condiziona quasi completamente ogni atteggiamento, l'uomo contemporanea avverte sempre di più l'esigenza di sapersi destreggiare meglio nelle prove con cui continuamente deve cimentarsi e che gli rendono difficile e complicata la vita quotidiana. Egli sa che la scienza è diventata ormai parte integrante della sua vita e avverte la necessità di sviluppare, nella maniera più proficua possibile, le proprie qualità di carattere scientifico necessarie per poter concorrere, col suo contributo, al processo di sviluppo della società. Pertanto è giocoforza che queste legittime aspirazioni debbano essere soddisfatte e trovare pratica attuazione : la scuola deve, nella maniera migliore possibile, offrire i metodi più ottimali per favorire i processi di apprendimento che realizzino e traducano in pratica una crescita culturale.
Ora, affinché ciò venga realizzato, non basta che la scuola affronti i problemi, ma è indispensabile che essa, attraverso una opportuna offerta pedagogica, possa approntare dei metodi validi che riescano a fornire ai giovani criteri e strumenti di interpretazione scientifica, illuministicamente intesi, della realtà. Ebbene, per concludere pensiamo che l'impostazione di lavoro offerta fin qui realizzi queste condizioni e dia la patente di credibilità a una scuola moderna. Con questo modo di procedere, in definitiva, il ruolo dello studente viene ad essere ribaltato e trasformato rispetto al passato : non più oggetto dell'educazione ma attore in prima persona del processo educativo. Non più oggetto di un'arida acquisizione mnemonica di definizioni e contenuti, ma artefice della propria crescita culturale. Non più vittima di patteggiamenti statici e supini all'autorità gerarchica, bensì protagonista in un ruolo dinamico e attivo che interagisce col processo culturale di apprendimento.
Questa didattica rende possibili la realizzazione di una scuola attiva, partecipe dei problemi pratici del suo tempo e delle difficoltà nella quale essa, e con essa la società tutta, si dibatte. Una scuola non più chiusa nel solito cerchio metafisico di ideali astratti e vacui che finiscono, in definitiva, col togliere spazio e autonomia allo sviluppo della personalità e al senso critico dei giovani, ma protesa verso nuove dimensioni del sapere unitariamente inteso.
In questa prospettiva l'allievo deve essere sempre di più considerato un Soggetto dell'educazione (con tutto ciò che il termine significa dal punto di vista psico-pedagogico), che dovrà saper scegliere valutando e che, quindi, dovrà essere messo nelle condizioni educative migliori per ottenere una educazione completa e un sapere razionale, aperto, non dogmatico e significativo. L'altro lato della medaglia è, naturalmente, che l'allievo capisca e gestisca, con responsabilità e senso del dovere, il ruolo di allievo in un contesto di rapporti scuola-insegnanti-famiglia caratterizzati da consapevolezza dei propri diritti ma, anche, di doveri nei confronti di se stessi e della società.
In conclusione, la scelta del curricolo dovrà essere il risultato di una elaborazione metodologico-didattica che realizzi pienamente il progetto precedente. L'insegnante tenterà di realizzarlo.
[1] V. Calabrò, Lettere a La Fisica nella Scuola, in "La Fisica nella Scuola", Anno XXI, n.3, Luglio-Settembre 1988, pp. 139-141.
[2]
L. Brasini, Editoriale in "La Fisica nella
Scuola", Anno XXVII, n.1, Gennaio-Marzo 1994, p.1.
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