Il medico della peste

Per poter visitare i malati e, allo stesso tempo, proteggersi dal morbo, il dottore durante le pestilenze si vestiva come mostrato nella figura qui a fianco. Questo costume fu ideato nel XVI secolo da un medico francese, Charles de Lorme. Le fattezze della maschera, le spezie e le essenze in essa contenute, i guanti, la tunica cerata e la bacchetta per sollevare le coperte del malato erano ritenute sufficienti a proteggere il medico dal contagio. A tale mascheratura da uccello talora venivano anche aggiunti degli occhiali inforcati sul becco.

 

Le Terapie

La medicina medioevale era assolutamente impreparata ad affrontare l’epidemia di peste. I governi adottarono sistemi per far fronte alla malattia, pur ignorandone le cause reali. Oltre a incoraggiare l'adozione di misure d'igiene personale particolarmente accurate, posero restrizioni ai movimenti di persone e merci, prescrivendo poi l'isolamento dei malati o il loro trasferimento nei lazzaretti, l'immediato seppellimento delle vittime in fosse comuni appositamente predisposte fuori dalla città, e la distruzione con il fuoco dei loro vestiti. Poiché si pensava che l'aria infetta fosse contagiosa, si diffusero rimedi empirici come bruciare erbe aromatiche o portare con sé mazzolini di fiori profumati. Altri metodi di cura adottati dai medici dell’epoca erano quelli di incidere o addirittura bruciare i bubboni, ustionando il malato con dell’acqua bollente, ma ovviamente nessuno di questi metodi serviva a fermare o rallentare gli effetti mortali della peste. Dal Quattrocento iniziarono a vedersi metodi di prevenzione e cura, in particolare nelle città commerciali: la quarantena, le disinfezioni, le ispezioni sanitarie, la bandiera gialla di riconoscimento per le navi infette e, infine, il cordone sanitario che isolava mediante posti di blocco e di controllo le zone colpite dal contagio. Da allora si sono fatti notevoli progressi, soprattutto dopo la scoperta del batterio (1894).