Formazione iniziale










La crucialità dell'intreccio tra fattori cognitivi e comportamentali ha un evidente riflesso anche sulla formazione di base che sembra destinata a giocare un ruolo più importante di quello svolto nel ciclo degli anni '80. Nella logica dell'adattamento alle nuove tecnologie (ossia nella logica degli skill costruiti su misura per job definiti soprattutto su basi tecniche) la formazione di base può infatti offrire solo un contributo una tantum; nella logica dell'apprendimento invece (laddove si tratta di sviluppare l'apprendere ad apprendere nelle situazioni operative) la formazione di base ha una funzione cruciale di avvio dei processi di formazione continua ponendone i presupposti e portando maggiori responsabilità circa i relativi risultati. La formazione a tutti i livelli è chiamata a contribuire ai processi di sviluppo della formazione attraverso un know-how propriamente educativo, anche se profondamente trasformato, soprattutto per quanto riguarda le connessioni tra conoscenza pratica e conoscenza formale.
Le agenzie educative tradizionali, proprio in quanto operano nelle fasi più delicate di costruzione dei modelli mentali e degli schemi cognitivi delle persone, dovrebbero assegnare la massima priorità alla logica dell'apprendere ad apprendere.
In questo campo esiste un enorme lavoro da svolgere per quanto riguarda le contraddizioni tra le forme di apprendimento tipicamente sviluppate nei contesti formativi-educativi tradizionali, da un lato, e i modi più comuni di apprendimento pratico e di esplicazione dell'attività mentale delle persone in ambienti reali, dall'altro.
Tali contraddizioni possono essere esaminate sotto diversi aspetti, come quello, in primo luogo, del contrasto tra l'attività cognitiva individualizzata, caratteristica dei contesti educativi, e quella condivisa, che è tipica invece degli ambienti di lavoro. Anche se nelle situazioni di tipo formativo hanno solitamente luogo attività collettive più o meno intense, gli studenti vengono sempre valutati su ciò che sono capaci di fare da soli; una larga parte delle attività principali richieste allo studente è inoltre progettata in termini di impegno individuale. Al contrario, il lavoro dipende dall'interazione simultanea di più persone nonché dal loro uso di strumenti e tecnologie nei quali sono incorporate anche le conoscenze di coloro che li hanno progettati e prodotti. Un secondo aspetto di contrasto tra conoscenze formali e pratiche concerne l'opposizione tra le attività di "puro pensiero", promosse dalla formazione scolastica, e quelle invece di manipolazione di strumenti che si verificano nelle realtà operative. Nel primo caso si fa uso di libri, computer e altri supporti ma in una logica ben diversa dalle realtà operative in cui gli attori stanno in un rapporto immediato, spesso senza comprenderne i principi, con gli strumenti in cui sono stoccate conoscenze o che permettono di elaborarle.
Altro aspetto rilevante è che il trattamento di simboli prevalentemente realizzato nella formazione, contrasta con il ragionamento contestualizzato che si verifica nelle situazioni reali. La formazione teorica incoraggia solo le forme di problem-solving basate su teorie e simboli, a prescindere dalla dimensione pratica; il lavoro richiede invece sia di saper usare strumenti e tecnologie, sia di affrontare situazioni, obiettivi ed eventi concreti nei quali si devono mettere in atto modelli di risoluzione dei problemi che hanno poco a che vedere con la teoria e che sono spesso impliciti nel contesto. Un'ulteriore contraddizione riguarda l'apprendimento generalizzato caratteristico dei contesti educativi formativi tradizionali e, sull'altro versante, le competenze per situazioni specifiche. I modelli di formazione di tipo formativo privilegiano sinora la dimensione teorica anche in relazione al fatto che la padronanza di tale dimensione da parte del soggetto può facilitargli la trasferibilità e la ripetibilità delle soluzioni di un problema rispetto diversi altri.
Le condizioni di trasferibilità e la ripetibilità sono invece solo parzialmente diffuse nelle realtà operative: essere effettivamente esperti è legato per molti operatori a forme di competenza situation-specific sostanzialmente irripetibili.
Si tratta quindi di un insieme di contraddizioni che forniscono un vasto campo di sperimentazione e innovazione; l'impegno nella ricomposizione tra conoscenze formali e conoscenze reali dovrebbe peraltro spingere la formazione ad assumere fino in fondo un ruolo educativo inteso in senso lato, consapevolmente orientato alle esigenze della vita lavorativa ma non in termini di mero adattamento ai bisogni contingenti del mercato del lavoro. Le stesse imprese forniscono crescenti indicazioni in questo senso: le carenze di personale qualificato più volte segnalate riguardano infatti sia le competenze tecniche sia la maturazione di attitudini alla vita organizzata e alla partecipazione ai processi lavorativi che devono essere preparate da un'educazione complessiva degli individui, in cui siano anche presenti i necessari aspetti etici e culturali.( U.M.)







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